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ITALIANI ALL'ESTERO - EGITTO - MIN D'INCA (RAPP./PARLAMENTO): INIZIATIVA GOVERNO ITALIANO SIA IN COORDINAMENTO PARTNER UE ED INTERNAZIONALI CHE A LIVELLO LOCALE CON L'IMMEDIATA INIZIATIVA NOSTRA AMBASCIATA"

(2020-02-12)

Patrick George Zaki, 27 anni, ricercatore egiziano di Gender studies dell’Egyptian iniziative for personal rights e attualmente studente presso l'Università Alma Mater studiorum di Bologna, è stato arrestato il 7 febbraio 2020 all'aeroporto del Cairo da agenti dei servizi segreti egiziani, dove scompare per 24 ore, senza essere autorizzato a comunicare con famiglia o legali;

l'8 febbraio pomeriggio il ragazzo ricompare a Mansura, 120 chilometri dal Cairo, in un'aula della procura generale, dove gli viene ufficializzato il fermo di 15 giorni in attesa di processo, custodia cautelare che in Egitto può durare sino a 2 anni;

come si apprende dal suo avvocato Wael Gahlly, Patrick appariva con evidenti segni di percosse e sarebbe stato sottoposto a torture con cavi elettrici, fino a supporre l'utilizzo dell’elettroshock;

le violazioni contestate a Patrick George Zaki riguardano post pubblicati sul suo account Facebook per i quali lo si accusa di: a) incitamento a sovvertire il sistema politico promuovendo pensieri che mirano e cambiare i principi costituzionali egiziani; b) incitamento alle proteste non autorizzate con l'obiettivo di indebolire il prestigio dello Stato; c) gestione di un account Facebook con lo scopo di disturbare l'ordine pubblico;

Zaki non ha mai nascosto la sua adesione all’Egyptian initiative for personal rights ed alla sua battaglia per fare chiarezza sul caso Regeni;

a Bologna, appena appreso dell'arresto, gli studenti hanno organizzato un presidio, per esprimere solidarietà al ragazzo e richiederne l'immediata liberazione, affiancati dallo stesso rettore dell'università;

Amnesty international si sta occupando del caso da vicino, ma la situazione dell'arresto di Patrick George Zaki è seguita anche a livello internazionale. Il portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna (Seae), Peter Stano, rispondendo ai giornalisti ha spiegato che è stata l'Italia a richiamare l'attenzione sul caso e ha dichiarato: «Siamo al corrente del caso» dello studente Patrick George Zaki «e lo stiamo valutando con la nostra delegazione dell'Unione europea al Cairo e, se necessario, intraprenderemo le adeguate azioni. Appena avremo raccolto più informazioni saremo in grado di dire qualcosa di più concreto» –:

Quali iniziative intende adottare il Governo italiano al fine di ottenere l'immediato rilascio di Patrick George Zaki dalle autorità egiziane e se sia vero che sia stato sottoposto a torture e trattamento disumano da parte dei militari egiziani dai quali è stato preso in consegna all'aeroporto del Cairo. " è la domanda posta dagli on.li Migliore, Ungaro ed altri esponenti di Italia Viva, nel question time odierno alla Camera dei deputati.

Ad illustrare l'interrogazione, cui ha risposto, a nome del Min. degli Esteri Di Maio impossibilitato ad intervenire alla seduta, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà,  è stato l'on. Massimo Ungaro, cofirmatario dell'interrogazione indirizzata al Ministro degli Affari Esteri e Cooperazione, eletto dalla Circoscrizione Estero - Europa.

Qui, di seguito la risposta del Min. D'Inca':
"Sin dalle primissime fasi successive alla comunicazione della scomparsa di Patrick Zaki, studente egiziano cristiano copto che si trovava in Italia per prendere parte al master GEMMA, master in studi di genere e delle donne, dell'Università di Bologna, il Governo italiano si è tempestivamente attivato per il tramite della nostra ambasciata al Cairo, per seguire con la massima attenzione il caso, in coordinamento con i partner europei e internazionali, attraverso gli altri canali locali rilevanti.

La scomparsa e la detenzione di Zaki hanno suscitato in tutti noi grande emozione, evocando, con una serie di prime analogie, la dolorosa e tragica vicenda di Giulio Regeni. La nostra ambasciata ha provveduto immediatamente a sollevare la questione Zaki, con il gruppo di coordinamento informale delle ambasciate occidentali dedicato ai diritti umani e richiamando l'attenzione dei Paesi partner sul caso e sull'importanza e l'urgenza di un'azione su più livelli. Abbiamo, inoltre, chiesto di inserire il caso Zaki all'interno del meccanismo di monitoraggio processuale, coordinato dalla delegazione dell'Unione europea che consentirà ai nostri funzionari e a quelli delle ambasciate UE di presenziare alle udienze pubbliche, seguire l'evoluzione del processo e fornire una garanzia terza rispetto all'iter legale.

Parallelamente alle iniziative di sensibilizzazione intraprese a livello di coordinamento comunitario, il nostro ambasciatore al Cairo, Giampaolo Cantini, ha tempestivamente sensibilizzato gli interlocutori istituzionali, anche a livello bilaterale. La questione è stata sollevata con Mohamed Fayek, presidente del Consiglio nazionale per i diritti umani, organo indipendente con il compito di tutelare i diritti umani in Egitto, a cui ha rappresentato la forte aspettativa italiana affinché il giovane Zaki riceva un trattamento in linea con gli standard delle convenzioni internazionali, reiterando l'esigenza di rispettare i diritti e auspicando una accelerazione delle procedure in vista del suo rilascio.

Segnalo, altresì, come il Consiglio nazionale per i diritti umani abbia emesso un comunicato nel quale ha precisato che il Consiglio segue le fasi dell'inchiesta e mantiene i contatti necessari per conoscere tutte le circostanze del caso. Secondo quanto dichiarato alla nostra ambasciata, ieri, dall'ONG Egyptian Initiative for Personal Rights, che sta seguendo la vicenda di Zaki con i suoi legali, egli si troverebbe in stato di detenzione presso la stazione di polizia di Mansura e le sue condizioni psicofisiche sarebbero in questo momento buone, compatibilmente con la detenzione carceraria.

Il Governo, ribadendo il forte impegno a seguire con la massima attenzione le questioni inerenti la tutela dei diritti umani, continuerà, in questa ottica, a dare priorità al caso Zaki, anche con riferimento alle sue condizioni detentive e all'esigenza di assicurare un iter processuale rapido, in vista di un auspicabile pronto rilascio."

Forte la replica dell'on. Gennaro Migliore, il quale dopo aver dato merito e ringraziato dell'iniziativa del Governo italiano sollevata sul piano internazionale, ha affermato  "non tollereremo più, e non dobbiamo tollerare più, come Paese, di essere presi in giro dalle autorità egiziane, che hanno già avuto una responsabilità gigantesca nel rifiutare qualsiasi collaborazione - e il Ministro della Giustizia, qui presente, lo sa benissimo - anche relativamente alla rogatoria nei confronti di Giulio Regeni."... per il quale ha aggiunto "... non smetteremo di chiedere la verità" .

Il parlamentare di Italia Viva che ha, tra l'altro, sottolineato l'appartenenza del giovane ad una minoranza religiosa  (cristiano copta) in Egitto, ha chiesto che " il nostro Paese faccia di più, anche relativamente alle sue opzioni diplomatiche, che stia in un tavolo europeo a chiedere che con l'Egitto si faccia finalmente chiarezza sul fatto che non si può essere presi in giro, non si possono violare i diritti umani e non accetteremo più le loro bugie". (12/02/2020-ITL/ITNET)

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