Direttore responsabile Maria Ferrante − mercoledì 8 maggio 2024 o consulta la mappa del sito
italialavorotv.it

Sponsor

CULTURA ITALIANA NEL MONDO - WEKEEND ITALIA - A PALAZZO ALTEMPS DEDICATA A DE PISIS NUTRITA RETROSPETTIVA DELLA SUA ESPERIENZA PITTORICA

(2020-07-02)

  Il Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps accoglie fino al 20 settembre una mostra di  Filippo de Pisis,  che restituisce la sensibilità pittorica dell’artista ferrarese e il ruolo di protagonista nell’esperienza della pittura italiana tra le due guerre.
La rassegna – insieme a ventisei dipinti – pone l’accento su una nutrita selezione di carte e acquerelli. Questa tappa romana completa in maniera suggestiva il percorso realizzato al Museo del Novecento di Milano, dove è stata presentata nei mesi scorsi la più ampia retrospettiva milanese degli ultimi 50 anni dedicata a de Pisis.
L’esposizione è curata anche per questa sede da Pier Giovanni Castagnoli, con Alessandra Capodiferro responsabile del Museo di Palazzo Altemps ed  è promossa dal Museo Nazionale Romano, in collaborazione con il Polo Museale di Milano arte moderna e contemporanea e prodotta da Electa, con il sostegno dell’Associazione per Filippo de Pisis.

Poeta e pittore dal talento versatile, Filippo de Pisis (Ferrara 1896 - Milano 1956) è una figura senza confronti nelle vicende artistiche del Novecento italiano. Una vasta cultura, studi classici, l’interesse per l’archeologia e la passione di collezionare cose minute sin dalla giovane età: sono tutti aspetti della personalità dell’artista che a Palazzo Altemps creano una relazione quasi diretta con il gusto per il collezionismo coevo e innumerabile di Evan Gorga, mentre rimandano alla suggestione per il bello antico che aveva nutrito il gusto antiquario del collezionismo cinque-seicentesco delle famiglie patrizie romane.

Alle statue di dei, eroi, ai ritratti di imperatori, possono essere avvicinati i ventotto tra disegni su carta e acquerelli con nudi maschili e teste di giovani così come gli oli dove la statuaria ideale, il frammento scultoreo, inseriti in un paesaggio ora reale ora metafisico, riecheggiano la passione archeologica.

Instancabile viaggiatore, Filippo de Pisis ha anche vissuto e lavorato a Roma: una delle tappe, insieme a Milano, Venezia, il Cadore e soprattutto Parigi e Londra, che ha contribuito a creare una personale narrazione che non ha mai ceduto a correnti artistiche. Le vivaci vedute cittadine, i paesaggi ariosi delle montagne a lui care, gli intensi ritratti capaci di cogliere la personalità della figura descritta e le inusuali combinazioni di nature morte hanno sempre risposto a uno stile decisamente individuale.

De Pisis, nella sua straordinaria avventura poetica riserva un  interesse profondissimo e costante agli esempi dell’arte del passato sia la passione persistente nutrita nei confronti dell’arte antica e della statuaria greca e romana. Di ciò sono splendida testimonianza, in mostra, capolavori come Le cipolle di Socrate, 1926, L’archeologo, 1928, Il piede romano, 1936 o, ancora, numerosi disegni con la loro esaltazione del motivo del nudo virile.
È appunto al disegno che la mostra a Palazzo Altemps dedica uno speciale rilievo, presentando un campionario di sceltissimi fogli, in un colloquio con l’arte di quell’età remota ma sempre viva e parlante che, ci permettiamo di pensare, non sarebbe spiaciuto a de Pisis vedere realizzato.

Il 1916 rappresenta nella pittura di Filippo de Pisis un momento decisivo. Nel crocevia di suggestioni a cavallo tra pittura e scrittura, felici e importanti incontri nella natia Ferrara segnano la sua biografia: appena ventenne conosce i fratelli Giorgio de Chirico e Alberto Savinio e, sotto la loro influenza, sperimenta giovanili composizioni, prove “astratte”, collage su carta, come Natura morta occidentale (1919). Negli anni Venti l’artista si dedica ancora prevalentemente alla scrittura, ma il soggiorno a Roma apre nuovi percorsi. La prima personale alla Casa d’Arte Bragaglia, l’incontro con il maestro Spadini - che lo esorta a proseguire nella pittura - le suggestioni nate dai capolavori visti nei musei, nelle chiese e nei siti archeologici della capitale rafforzano in lui la consapevolezza nelle proprie capacità.
Roma è il luogo in cui inizia a stringere i rapporti più fruttuosi con l’ambiente artistico, la città dove incontra i primi estimatori e sostenitori.

Nel 1925 de Pisis si trasferisce a Parigi, città che tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento rappresenta un polo di attrazione per gli artisti e gli intellettuali di tutta Europa: vi si ritrovano gli esponenti delle Avanguardie, i promotori di nuove idee. Il ferrarese vi ritrova molti suoi amici, tra i quali de Chirico, con cui frequenta il vivace mondo artistico della capitale francese: Braque, Picasso, Matisse, Joyce, Svevo, Cocteau. Ancora una volta musei, mostre, gallerie costituiscono per de Pisis una “spinta vitale”. Nell’artista, da sempre aperto al confronto con tutto ciò che lo circonda, nascono nuove ispirazioni e maturano sperimentazioni. Nelle “nature morte” inserisce tra gli oggetti ritratti sullo sfondo il tema del “quadro nel quadro”, soluzione che si ripete a lungo nell’arco della sua produzione, con omaggi a colleghi – come in Natura morta con quadro di De Chirico (1928) – o a riferimenti ideali, come i bozzetti che rappresentano opere dell’antichità. Un gioco di rimandi che ribalta l’ordine delle cose: l’arte è una “cosa” mentale e la pittura pura finzione.

La vitalità di Parigi regala a de Pisis numerose occasioni di esercitarsi nella pittura “en plein air”. Pennellate suadenti, colori accurati e segni vivaci si ritrovano nei dipinti che ritraggono la Ville Lumière – La cupola degli Invalidi (1926) – così come, in seguito, la capitale inglese dove l’artista soggiornò tra il 1933 e il 1936. Nella pennellata breve e veloce si legge una certa influenza della pittura impressionista, ma per de Pisis il paesaggio non è un’istantanea registrazione visiva ma uno stato d’animo.

Il soggetto umano, il ritratto e il nudo virile sono un’altra costante nella produzione dell’artista: dal Marinaio francese a Colette (1933), passando per il confronto con la statuaria antica come ne Le cipolle di Socrate o nei molti dipinti dedicati al San Sebastiano, dove ritroviamo in pittura elementi tratti dai suoi disegni. Nei nudi maschili su carta - a volte semplici ma efficaci schizzi a volte opere più compiute con colori e titoli - si nota la crescita e lo studio dell’artista ferrarese.
Alla fine degli anni Trenta de Pisis raggiunge una posizione più consolidata nell’ambiente artistico: le mostre parigine si susseguono, così come gli inviti ai principali appuntamenti espositivi ufficiali in Italia, dalla Biennale di Venezia alla Quadriennale di Roma. Si afferma con un modo pittorico, uno stile ormai inconfondibile, che si affina e si conferma nel corso del tempo nei tanti paesaggi che negli anni seguenti esegue ancora a Parigi, a Milano e a Venezia, durante i soggiorni estivi in Cadore, a Cortina o nel Gers.

Nel 1939, allo scoppio della guerra, de Pisis ripara in Italia. Si sposta per brevi soggiorni a Bologna, Rimini, Vicenza, per stabilirsi prima a Milano e infine a Venezia.
Il 1948 segna l’inizio di un periodo difficile per de Pisis. Tornato a Parigi, vi trova una città completamente cambiata dopo gli anni della guerra e, nonostante la fama, fatica a ritrovare i legami di un tempo e a crearne di nuovi. Nello stesso anno la Biennale di Venezia gli riserva una sala personale con oltre trenta opere degli ultimi vent’anni, ma gli viene negato il Gran Premio della Giuria per la sua omosessualità. Anche la malattia nervosa, che già si era affacciata da qualche tempo, si aggrava e lo porta a lunghi ricoveri in case di cura, principalmente a Villa Fiorita a Brugherio.

Anni di così profonda sofferenza sono segnati però anche da nuove capacità espressive e intuizioni compositive innovative. Una trasformazione incisiva del suo stile che non solo si rinnova, ma rende la sua arte estremamente attuale. Il tratto breve, tipico della sua pittura, la semplificazione e la rarefazione dei segni si accentuano. La poesia e l’armonia, da sempre ricercate, si esprimono in opere in cui gli oggetti, ormai familiari, vivono nuove inquietudini e melanconie come ne Il Cielo a Villa Fiorita (1952), tra gli ultimi capolavori del catalogo dell’artista, morto nel 1956.

Nelle ultime stagioni il Museo Nazionale Romano ha avviato a Palazzo Altemps un programma espositivo dedicato ad artisti del Novecento italiano. La mostra Filippo de Pisis rappresenta una seconda tappa della felice collaborazione fra istituzioni diverse secondo gli obiettivi del Sistema museale nazionale coordinato dalla Direzione Generale Musei.

Dopo Medardo Rosso, realizzata con la Galleria d’Arte Moderna di Milano, questa rassegna rinnova la collaborazione con un’altra delle sedi del Polo Museale di Milano arte moderna e contemporanea: il Museo del Novecento.
Un raffinato palinsesto che avvicina il pubblico a grandi autori di cui è riconosciuta l’importanza dell’antico nel loro percorso artistico, e che proseguirà in autunno con una mostra dedicata a Savinio.(02/07/2020-ITL/ITNET)

Altri prodotti editoriali

Contatti

Contatti

Borsa italiana
Borsa italiana

© copyright 1996-2007 Italian Network
Edizioni Gesim SRL − Registrazione Tribunale di Roma n.87/96 − ItaliaLavoroTv iscrizione Tribunale di Roma n.147/07