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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - DALLA TRADIZIONE AI REPERTI ARCHEOLOGICI DELL'AREA DELLA QUERCIA DI DANTE NEL DELTA DEL PO'

(2020-07-20)

  Tradizione vuole che Dante, attraversando l’area del Delta del Po, si sia smarrito nell’intrico di acque e boschi che all’epoca ricopriva quell’area.
Per orientarsi, decise di arrampicarsi su un albero particolarmente possente, ritrovando così la strada.
La memoria popolare ha individuato quel mitico albero nella “Grande Rovra di San Basilio”.
“Rovra”, in dialetto polesano, sta per quercia o farnia. Nello specifico, richiama il monumentale esemplare di Quercus robur che dominava l’argine del Po di Goro, nei pressi di San Basilio. Un albero che risulta citato, per altezza e maestosità, già in un atto notarile del 1548.

Al di là di quanto tramandato di generazione in generazione, Dante potrebbe essere stato a San Basilio, ospite dell’Hospitium gestito dai Monaci di Pomposa. Nell’estate del 1321 avrebbe sostato qui, al ritorno dall’Ambasceria che lo aveva condotto a Venezia per conto di Novello da Polenta, Signore di Ravenna. All'epoca, la città lagunare era in attrito con il da Polenta per gli attacchi che galee ravennate conducevano alle navi veneziane.  I veneziani, alleandosi con Forlì, si preparavano ad attaccare Ravenna e Novello chiese a Dante di intercedere per lui davanti al Senato veneziano. 

L’ambasceria ottenne il risultato sperato ma, sulla via del ritorno a Ravenna, nell’attraversare il Delta, il Poeta sarebbe stato contagiato dalla malaria Qualchei mese dopo, a Ravenna, il “Poeta che aveva da poco terminato la cantica del Paradiso, moriva nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321, lasciando all’Italia e al mondo la sua Commedia che i posteri hanno giudicato divina”.

La Rovera di Dante oggi non domina più il paesaggio del Delta. Era realmente un meraviglioso gigante. Per cingere il suo tronco erano necessari 10 bambini o 6 adulti. La sua cima svettava ad un’altezza di 26 metri.
A ferirla gravemente, nel 1976, fu un fulmine. Poi, nella notte tra il 24 e il 25 giugno 2013, ormai indebolito, il Patriarca del Delta collassò. 

Il crollo dell’ultimo superstite delle più antiche foreste del territorio commosse il pubblico.
Un’artista, Miranda Greggio, con l’opera “Cortex” ne delineò una specie di “sindone”. In molti vollero rendere visita al gigante crollato.
Il tronco abbattuto è stato riposto in un magazzino, per preservarlo. In attesa di poterlo offrire alla pubblica ammirazione. Un suo frammento è già esposto nel Museo di San Basilio.

Mentre nuovi germogli stanno crescendo, preservando la memoria di Dante e del Grande Patriarca del Parco del Po.

Un “pellegrinaggio” nei luoghi della Quercia di Dante svela un territorio di grande bellezza e suggestione, sulla linea di confine tra Veneto ed Emilia, lungo l’asse del Po di Goro, nel Parco Regionale Veneto del Delta del Po.
Le Dune Fossili ricordano che a San Basilio (nel comune di Ariano nel Polesine) giungeva quel Madre Adriatico che doveva il nome alla vicina città di Adria. Con Adria e con la città di Spina, il porto protetto da questo sistema di dune era tra i maggiori del Mediterraneo.
Le testimonianze archeologiche che il territorio continua a svelare testimoniano insediamenti importanti già molto prima di Roma.

Le ambre qui rinvenute confermano l’intensità dei commerci con il nord del continente europeo, commerci che tramite il porto di San Basilio prendevano le vie della Grecia e del Mediterraneo.

I più recenti scavi, ancora in corso, stanno riportando alla luce l’abitato etrusco.
In epoca romana qui scorreva la Via Pupilia e in questo snodo fondamentale della viabilità nel Delta, proprio sulle dune fossili, in epoca paleocristiana sorse la chiesa di San Basilio, avamposto dei Benedettini di Pomposa.
Di una storia così illustre il territorio offre notevoli testimonianze: come la Chiesa stessa (IX secolo), con la pavimentazione in parte sostituita da vetrate per consentire di ammirare le rovine più antiche sottostanti l’edificio.

Poco discosto un Museo di grande fascino, con importantissimi reperti (in parte concessi dal vicino Museo Nazionale Archeologico di Adria, che è da non perdere) e in parte dal territorio. Qui una sezione è riservata anche alla Grande Quercia di Dante.
Al Museo è anche possibile noleggiare una bicicletta con la quale andare alla scoperta di un territorio che sotto il profilo ambientale e storico è tra i più affascinati dell’intero Polesine.

Il Museo è anche efficiente Centro Informativo in grado di proporre itinerari originali e di enorme suggestione.
Non serve né auto né bicicletta per giungere dall’avveniristica struttura che protegge un nucleo romano e paleocristiano dell’antico abitato.
Da qui, imboccando la strada alberata che porta all’argine del Po di Goro (uno dei pochi alvei originali, non rettificati) si può giungere al luogo dove svettava la Grande Quercia, oltrepassando una delle storiche Centrali di Sollevamento delle acque che hanno trasformato un ambiente malarico in fertile terreno agricolo.

Andando all’opposto, verso il Delta del fiume, imperdibile una tappa a Cà Vendramin, spettacolare Museo della Bonifica, con i possenti macchinari che hanno sottratto centinaia e migliaia  di ettari al mare e al fiume.

Per chi voglia andare sino al vicino Adriatico, imperdibile una meta naturalistica d’eccezione: l’Orto Botanico di Cà Caleri, dove la flora e l’ambiente mediterraneo sono da sempre intatti. Da notare che ampie aree del Delta sono Riserva della Biosfera MAB Unesco per il loro interesse naturalistico.

Il tutto senza tralasciare un’escursione nel capoluogo del Comune di cui San Basilio è frazione, ovvero Ariano Polesine.  Notevole la sua elegante piazza e davvero curioso un murale di enormi dimensioni che è, a suo modo, un spettacolare omaggio alla Grande Quercia. (20/07/2020-ITL/ITNET)

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