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LAVORO - DAL FRIULI VENEZIA GIULIA UN SECCO NO ALLA PROPOSTA DEL MIN.LAVORO ACCOGLIENZA LAVORATORI STRANIERI SETTORI EDILIZIA TURISTICO-ALBERGHIERO E TRASPORTI

(2020-07-30)

  Secco no della Regione alla manodopera importata in tre settori particolarmente delicati dell'economia
del Friuli Venezia Giulia, ossia edilizia, trasporti e turistico-alberghiero. Il diniego è frutto di una generalità che la giunta, su proposta dell'assessore al Lavoro, ha approvato nel corso della seduta odierna dell'esecutivo.

Il provvedimento prende le mosse dal Decreto flussi del Governo con il quale il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha chiesto alle Regioni quali siano i fabbisogni del territorio rispetto alla possibilità di accogliere lavoratori stranieri in determinate categorie in cui l'offerta latita. Nel caso specifico, il Decreto ha già individuato tre comparti particolarmente delicati: edilizia, settore turistico-alberghiero e trasporti.

A gennaio la giunta regionale aveva già declinato l'offerta del Ministero, chiarendo che il territorio può supplire ad eventuali mancanze attingendo alle risorse locali, garantendo contestualmente un'attività formativa specializzante e specifica, senza, pertanto, ricorrere a integrazioni esterne al territorio stesso. L'assessore evidenzia inoltre che, a distanza di sei mesi, la Regione debba ribadire la propria posizione ponendo l'accento su una serie di aggravanti che rendono la richiesta del Governo irricevibile.

Tra queste il fatto che Roma ha già quantificato in 6mila unità la platea potenziale di lavoratori da "importare" (sono 30mila 850 su scala nazionale), ignorando la linea già espressa dalla Regione. Inoltre non si terrebbe in debita considerazione il fatto che il virus ha sconquassato il mercato del lavoro, facendo crollare tutti gli indicatori economici: sono diminuite le assunzioni (tra gennaio e giugno -33,2% rispetto al 2019), l'emergenza ha massacrato il lavoro stagionale, mettendo in enorme difficoltà proprio quel settore turistico che il Governo centrale vorrebbe sostenere importando lavoratori extracomunitari.

Per l'esponente dell'esecutivo ci sarebbe poi un terzo punto che denuncia la totale incapacità di Roma di capire e interpretare una regione di confine qual è il Friuli Venezia Giulia: sui trasporti e sull'edilizia, questo territorio subisce già una concorrenza spietata dai Paesi dei Balcani, che rasenta il dumping. Per cui servirebbero misure che tutelino i lavoratori corregionali al posto di provvedimenti che li taglino fuori dal
mercato. 

Per la Regione, inoltre, fino allo scorso anno, i flussi del Decreto circoscrivevano l'area di intervento ai lavori stagionali, in agricoltura e nel terziario. Dal 2020, invece, il Ministero ha aperto la porta a richieste legate a un lavoro subordinato genericamente inteso. Secondo l'assessore regionale, senza adeguati controlli, si rischierebbe di contribuire alla legalizzazione del dumping sociale e di prestare il fianco a una
libertà di interpretazione che costituirebbe un elemento di potenziale allarme sociale. Rispetto a gennaio, lo scenario è cambiato drasticamente e delinea orizzonti non semplici da interpretare per i prossimi mesi.

Per la Regione il vero dato politico è capire cosa succederà nei prossimi mesi, in particolare con l'inizio dell'autunno. Immaginare di risolvere problemi contingenti importando lavoratori extracomunitari in settori chiave è, secondo l'assessore, un atto politicamente suicida. Il ricorso straordinario agli ammortizzatori sociali e il blocco dei licenziamenti ha, in parte, attutito il colpo di questa crisi.
Per cui liberalizzare l'ingresso di stranieri avrebbe effetti Devastanti.(30/07/2020-ITL/ITNET)

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