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IMMIGRAZIONE - XXX EDIZIONE DOSSIER STATISTICO IDOS - DI SCIULLO (PRES.) :"DISTANZIAMENTO SOCIALE" NEI CONFRONTI IMMIGRATI E' PRATICA PERMANENTE. E MINA BASI CONVIVENZA !"

(2020-10-28)

  Parole dure e senza appello, in cui non ha fatto sconti alla classe politica ma non solo, quelle pronunciate dal Presidente di IDOS, Luca Di Sciullo, nel presentare la trentesima edizione del Dossier statistico sull'immigrazione, (vedi: http://www.italiannetwork.it/news.aspx?ln=it&id=63697 e http://www.italiannetwork.it/news.aspx?ln=it&id=63699). 
Per cui se la parola d’ordine di questo 2020 è  "distanziamento sociale’, in realtà si tratta di un atteggiamento che da tempo in Italia "pratichiamo nei confronti degli immigrati che vivono con noi" Persone verso le quali vige "un clima di sospetto e di diffidenza che mina alle basi la convivenza e la coesione sociale nei contesti già multiculturali che abitiamo. Ed è stato alimentato in maniera sistematica da una politica che, sino a quando sara' incapace di risolvere alcuni problemi, avrà sempre bisogno di un capro espiatorio per giustificarsi” ha affermato Di Sciullo, sottolineando la complicità di molti media in questo atteggiamento.

"La legislazione sull’immigrazione che abbiamo conosciuto in Italia negli ultimi decenni dimostra la persistente mancanza di volontà politica non solo di integrare gli immigrati- l’integrazione è sparita dall’agenda politica, italiana ed europea, da almeno una dozzina d’anni- nella gestione dell’immigrazione in maniera costruttiva. È incredibile, ad esempio, che un fenomeno strutturale ed epocale come sono le migrazioni, in continua crescita e diversificazione a livello globale, destinato a riguardarci sempre più nei decenni a venire, in Italia sia ancora gestito da un impianto normativo vecchio di 22 anni: un impianto nato alla fine del secolo scorso, quando l’immigrazione aveva caratteristiche qualitative e quantitative completamente differenti da quelle di oggi."
E Di Sciullo ha esemplificato "Noi ancora pretendiamo, per legge, non solo che il lavoratore straniero entri nel paese con un contratto già in tasca ma anche che si faccia trovare con un lavoro regolare in essere a ogni periodica scadenza del permesso, pena – di lì a pochi mesi – la caduta nell’irregolarità e la sua espellibilità” ha precisato osservando come il nostro Paese abbia in realtà bisogno di immigrazione a fronte di una perdita di milioni di persone in età lavorativa.

"I decreti flussi stabiliscono ogni anno quote non solo estremamente esigue, solitamente poco più di 30.000 lavoratori, compreso l’ultimo Decreto del 2020, ma soprattutto in stragrande maggioranza riservate o a lavoratori stagionali, e quindi temporanei per definizione, o a conversioni del permesso di soggiorno, e quindi a immigrati già presenti. Il risultato è che gli “ingressi” veri e propri per un lavoro stabile sono sostanzialmente bloccati da almeno 10 anni” ha aggiunto il Presidente dell'IDOS.

E nel corso del suo intervento, ha anche osservato come gli stranieri che lavorano in Italia siano impiegati male. "Continua, infatti, a essere applicato un modello di vera e propria segregazione occupazionale, per
cui la manodopera straniera viene rigidamente canalizzata e tenuta schiacciata, anche dopo decenni di servizio e di permanenza in Italia, sui livelli più bassi delle professioni, nel cosiddetto mercato del lavoro subalterno. Gli stranieri svolgono le occupazioni meno ambite e più precarie, più di fatica, meno pagate, più rischiose per la salute e più dequalificate. Ma un terzo è sovraistruito, cioè ha competenze professionali o titoli di formazione superiori alle mansioni che svolge in Italia” ha osservato De Sciullo aggiungendo che il Covid ha frenato l’andamento espansivo delle imprese immigrate che non aveva conosciuto arresti neppure durante la crisi del 2007-2008."

Quanto al tema della cittadinanza, osservando che sono 800.000 le persone nate in Italia che qui vivono, studiano, lavorano e prendono casa, ma che non hanno la cittadinanza italiana, ha sottolineato: "Questo e’ dovuto ad una legge antiquata che risale a ben 28 anni fa e che nessun governo, di destra e di sinistra, ha mai voluto riformare, nonostante le numerose campagne e i tantissimi disegni di legge depositati allo scopo in Parlamento” anche sul fronte delle politiche internazionali.

E proprio su tale fronte ha stigmatizzato l'atteggiamento e l'iniziativa italiana: "pur sapendo a quali salatissimi costi umani è stato ottenuto il crollo degli sbarchi di profughi nella rotta del Mediterraneo centrale e ben sapendo cosa vuol dire, in termini di violenze, torture, stupri, tornare nei campi di detenzione libici, incredibilmente, a luglio 2020, per il quarto anno consecutivo, il Parlamento italiano ha votato, ancora una volta con un ampio consenso bipartisan, il rifinanziamento della cosiddetta “missione di recupero e salvataggio dei migranti in mare da parte della guardia costiera libica”. Un rifinanziamento bipartisan per 58 milioni di euro, 3 in più rispetto al 2018, per un totale di più di 784 milioni di euro dal 2017, quando il nostro paese – con il sostegno dell’Ue, che a sua volta ha destinato a Tripoli circa 700 milioni di euro nel proprio bilancio 2014-2020 – è stato in prima fila sia per l’istituzione della cosiddetta “guardia costiera libica’’, sia per la creazione di una zona di mare cosiddetta “Sar” sotto il diretto ed esclusivo controllo dei guardacoste libici” ha affermato De Sciullo, scandendo a chiare note

  "Nessuna civiltà è mai diventata grande costruendo muri e barriere ai propri confini. Eppure noi, italiani ed europei di oggi, siamo riusciti non solo a materializzare interi governi sulla paura dell’assedio, ma i confini li abbiamo addirittura trasferiti fuori di noi, pur di non vederli e non averne a che fare. Ecco il trionfo del vero “distanziamento sociale”! La verità è che noi i confini non li sopportiamo e non li vogliamo vedere.  Abbiamo ancora tutti davanti agli occhi quelle vere e proprie discariche di rifiuti umani che sono i campi profughi ai confini della nostra Europa. I confini, invece, bisogna abitarli, per capire. Occorre viverli di persona, toccarli e frequentarli il più spesso possibile, perché è esattamente lì, e solo lì, che può avvenire quel miracolo che è l’incontro vero con l’altro, con lo straniero, da cui ciascuno può venire finalmente rialfabetizzato e rieducato alle ragioni e alla levatura dell’umano. A questa ri-educazione vuole contribuire anche il Dossier” ha concluso Di Sciullo. (28/10/2020-L. G./ITL/ITNET)

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