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ECONOMIA E FINANZA - REPORT SVIMEZ/MEDIOCREDITO CENTRALE - MISURE A SOSTEGNO LIQUIDITA' IMPRESE HANNO EVITATO IMPROVVISO DETERIORAMENTO PMI. ORA AIUTARE TESSUTO PRODUTTIVO VERSO CRESCITA SENZA DIVARIO REGIONALE

(2021-04-26)

Presentato on line nei giorni scorsi il Report  “Fondo di garanzia per le PMI. Il sostegno alla liquidità delle imprese nell’emergenza Covid-19” curato da Svimez in collaborazione con il gestore del Fondo di garanzia per le PMI, Mediocredito Centrale.
All’evento, moderato da Gennaro Sangiuliano, Direttore del Tg2, hanno partecipato Giancarlo Giorgetti, Ministro dello Sviluppo Economico, Alessandra Perrazzelli, Vicedirettrice Generale Banca d'Italia, Massimiliano Cesare, Presidente Mediocredito Centrale, Bernardo Mattarella, Amministratore Delegato Mediocredito Centrale e Luca Bianchi, Direttore Svimez.

Dal 19 marzo 2020, data in cui sono entrate in vigore le modifiche alle modalità operative del Fondo di garanzia, al 10 aprile 2021 sono state presentate 1.877.179 domande per un ammontare di 153,5 mld di euro di cui 1.121.138 domande per un ammontare di 21,8 mld di euro relative ad a operazioni fino a 30mila euro garantite al 100%.
Alla medesima data sono state accolte 1.860.200 domande per un ammontare pari a 147,7 mld.

Il primo effetto raggiunto attraverso una mole di domande più che decuplicata rispetto al 2019, rileva il Rapporto Svimez, è stato quello di evitare fenomeni di credit crunch analoghi a quelli osservati durante il precedente ciclo negativo che, tra il 2012 e il 2013, è stato caratterizzato da una marcata caduta degli impieghi. Nei primi quattro trimestri del 2020, infatti, gli impieghi all’economia reale sono
aumentati in misura ragguardevole; in maniera pressoché analoga sia al Centro-Nord che al Sud.

Con riferimento alle domande approvate dal Fondo di Garanzia, il 26,7% delle richieste (497.911) proviene da imprese del Mezzogiorno, il 28,3% (527.515) dal Nord-Ovest, il 20,9% dal Nord-Est (388.980) e il 23,96% (445.794) dal Centro. Analizzando gli importi approvati si rileva però una incidenza significativamente inferiore del Mezzogiorno, 20,59% del totale, frutto di un importo medio dei finanziamenti garantiti, pari a 61.070 euro, sensibilmente inferiore a quello delle altre aree geografiche (88.480 euro per il Nord-Ovest, 96.033 euro per il Nord-Est e 74.586 per il Centro).

Un’importante sezione del Rapporto è la stima dei possibili effetti della crisi sulle imprese in assenza di interventi per la liquidità. Classificando le imprese in contabilità ordinaria beneficiarie del Fondo di garanzia in 5 categorie sulla base della loro situazione economico-finanziaria, la simulazione effettuata ha indicato che, dal 2018 al 2020, i gruppi 2 e 3 (che comprendono le imprese con situazione buona/discreta) avrebbero perso complessivamente più di 67.000 imprese mentre il gruppo 5 (che contiene le imprese nelle condizioni peggiori) si sarebbe accresciuto di circa 56.000 unità. Le policy intervenute nel 2020 hanno impedito che tale situazione divenisse concreta.

“L’evento pandemico ha messo a dura prova il nostro tessuto economico costituito da piccole e medie imprese spesso non solidissime” ha affermato Giancarlo Giorgetti, Ministro dello Sviluppo economico, “Il meccanismo di garanzia costruito dal Mediocredito Centrale ha ottenuto risultati sorprendenti, stendendo una rete di sicurezza sul sistema delle PMI. Ed è incredibile come la burocrazia italiana abbia risposto con grandissima rapidità e tempismo alle imprese. Ora stiamo riflettendo sulle modalità di proroga e anche di allungamento nella durata delle garanzie, andando oltre la logica di  soccorso, per accompagnare le prospettive delle imprese nei settori dell’innovazione e della transizione ecologica. La sfida adesso è decidere quali siano le aziende da aiutare perché hanno un futuro e quali no”.

“Sulla rimodulazione delle misure di supporto alla liquidità delle aziende, ci si sta interrogando, non solo in Italia, con proposte diverse”, ha sottolineato Alessandra Perrazzelli, Vicedirettrice Generale Banca d'Italia “Le soluzioni prospettate andrebbero valutate adattandole alle peculiarità della nostra struttura imprenditoriale e valorizzando gli aspetti che possono mitigarne le debolezze. È bene, in ogni
caso, che la rimodulazione non avvenga prima che la situazione sanitaria e quella economica siano significativamente migliorate.
Con il ridursi dell’incertezza sulle prospettive dell’economia, l’utilizzo delle misure potrà essere reso maggiormente selettivo, così da limitare il rischio di destinare risorse a imprese che non ne avrebbero bisogno o prive di prospettive di rilancio, con ricadute negative sulla crescita dell’economia.”

“L’analisi dei bilanci delle imprese evidenza una struttura “reale” che tiene, ma lo spostamento verso segmenti a prezzi di vendita più elevati procede lentamente, circostanza maggiormente vera per le aziende meridionali” ha dichiarato Luca Bianchi, Direttore Svimez Fondo di garanzia, le misure di sostegno alla liquidità hanno evitato un improvviso deterioramento della posizione finanziaria delle PMI


Dal 19 marzo 2020, data in cui sono entrate in vigore le modifiche alle modalità operative del Fondo di garanzia, al 10 aprile 2021 sono state presentate 1.877.179 domande per un ammontare di 153,5 mld di euro di cui 1.121.138 domande per un ammontare di 21,8 mld di euro relative ad a operazioni fino a 30mila euro garantite al 100%. Alla medesima data sono state accolte 1.860.200 domande per un
ammontare pari a 147,7 mld.

Il primo effetto raggiunto attraverso una mole di domande più che decuplicata rispetto al 2019, rileva il Rapporto Svimez, è stato quello di evitare fenomeni di credit crunch analoghi a quelli osservati durante il precedente ciclo negativo che, tra il 2012 e il 2013, è stato caratterizzato da una marcata caduta degli impieghi. Nei primi quattro trimestri del 2020, infatti, gli impieghi all’economia reale sono
aumentati in misura ragguardevole; in maniera pressoché analoga sia al Centro-Nord che al Sud.

Con riferimento alle domande approvate dal Fondo di Garanzia, il 26,7% delle richieste (497.911) proviene da imprese del Mezzogiorno, il 28,3% (527.515) dal Nord-Ovest, il 20,9% dal Nord-Est (388.980) e il 23,96% (445.794) dal Centro. Analizzando gli importi approvati si rileva però una incidenza significativamente inferiore del Mezzogiorno, 20,59% del totale, frutto di un importo medio dei finanziamenti garantiti, pari a 61.070 euro, sensibilmente inferiore a quello delle altre aree geografiche (88.480 euro per il Nord-Ovest, 96.033 euro per il Nord-Est e 74.586 per il Centro).

Un’importante sezione del Rapporto è la stima dei possibili effetti della crisi sulle imprese in assenza di interventi per la liquidità. Classificando le imprese in contabilità ordinaria beneficiarie del Fondo di garanzia in 5 categorie sulla base della loro situazione economico-finanziaria, la simulazione effettuata ha indicato che, dal 2018 al 2020, i gruppi 2 e 3 (che comprendono le imprese con situazione buona/discreta) avrebbero perso complessivamente più di 67.000 imprese mentre il gruppo 5 (che contiene le imprese nelle condizioni peggiori) si sarebbe accresciuto di circa 56.000 unità. Le policy intervenute nel 2020 hanno impedito che tale situazione divenisse concreta.

“L’evento pandemico ha messo a dura prova il nostro tessuto economico costituito da piccole e medie imprese spesso non solidissime” ha affermato Giancarlo Giorgetti, Ministro dello Sviluppo economico, “Il meccanismo di garanzia costruito dal Mediocredito Centrale ha ottenuto risultati sorprendenti, stendendo una rete di sicurezza sul sistema delle PMI. Ed è incredibile come la burocrazia italiana abbia risposto con grandissima rapidità e tempismo alle imprese. Ora stiamo riflettendo sulle modalità di proroga e anche di allungamento nella durata delle garanzie, andando oltre la logica di soccorso, per accompagnare le prospettive delle imprese nei settori ell’innovazione e della transizione ecologica. La sfida adesso è decidere quali siano le aziende da aiutare perché hanno un futuro e quali no”.

“Sulla rimodulazione delle misure di supporto alla liquidità delle aziende, ci si sta interrogando, non solo in Italia, con proposte diverse”, ha sottolineato Alessandra Perrazzelli, Vicedirettrice Generale Banca d'Italia “Le soluzioni prospettate andrebbero valutate adattandole alle peculiarità della nostra struttura imprenditoriale e valorizzando gli aspetti che possono mitigarne le debolezze. È bene, in ogni
caso, che la rimodulazione non avvenga prima che la situazione sanitaria e quella economica siano significativamente migliorate. Con il ridursi dell’incertezza sulle prospettive dell’economia, l’utilizzo delle misure potrà essere reso maggiormente selettivo, così da limitare il rischio di destinare risorse a imprese che non ne avrebbero bisogno o prive di prospettive di rilancio, con ricadute negative sulla crescita dell’economia.”

“L’analisi dei bilanci delle imprese evidenza una struttura “reale” che tiene, ma lo spostamento verso segmenti a prezzi di vendita più elevati procede lentamente, circostanza maggiormente vera per le aziende meridionali” ha dichiarato Luca Bianchi, Direttore Svimez “Accanto a questa, la struttura finanziaria presentava alcune criticità già prima della crisi. La pandemia rischia ora di triplicare il numero delle imprese con indicatori di bilancio critici che ricadrebbero nella classe 5 (imprese Zombie).

Tale risultato, fortemente differenziato tra i settori, è determinato dallo scivolamento verso il basso di aziende con una situazione, appena poco prima, strutturalmente migliore. La policy intervenuta nel 2020 ha impedito che tale situazione divenisse concreta. La sfida, ora, è di trovare strumenti che trasformino il debito contratto dalle imprese in forme gestibili che non ne compromettano la normale
operatività. Anzi, lungo questa strada, sé necessario pensare a strumenti in grado di accrescere strutturalmente la patrimonializzazione delle aziende che costituisce come emerso dall’analisi un punto debole dell’impianto economico-finanziario”

“Il Fondo di garanzia è stato uno strumento decisivo per evitare che durante la crisi pandemica si interrompesse il flusso di credito alle imprese” ha affermato Bernardo Mattarella, Amministratore Delegato Mediocredito Centrale “Uno degli aspetti determinanti è stata la tempestività della risposta.
Lo studio della Svimez ci dice che la struttura portante della nostra economia, costituita essenzialmente da piccole e medie imprese, ha fin qui sostanzialmente resistito alla crisi, nonostante le significative difficoltà. Ora la sfida non è solo quella di proseguire nell’utilizzo di strumenti che si sono rivelati efficaci nell’affrontare l’emergenza, ma aiutare il tessuto produttivo nazionale a incamminarsi lungo un nuovo sentiero di crescita, senza che si verifichi, come in passato, un divario regionale dei percorsi di sviluppo”. Accanto a questa, la struttura finanziaria presentava alcune criticità già prima della crisi. La pandemia rischia ora di triplicare ilnumero delle imprese con indicatori di bilancio critici che ricadrebbero nella classe 5 (imprese Zombie).

Tale risultato, fortemente differenziato tra i settori, è determinato dallo scivolamento verso il basso di aziende con una situazione, appena poco prima, strutturalmente migliore. La policy intervenuta nel 2020 ha impedito che tale situazione divenisse concreta. La sfida, ora, è di trovare strumenti che trasformino il debito contratto dalle imprese in forme gestibili che non ne compromettano la normale
operatività. Anzi, lungo questa strada, sé necessario pensare a strumenti in grado di accrescere strutturalmente la patrimonializzazione delle aziende che costituisce come emerso dall’analisi un punto debole dell’impianto economico-finanziario” “Il Fondo di garanzia è stato uno strumento decisivo per evitare che durante la crisi pandemica si interrompesse il flusso di credito alle imprese” ha affermato Bernardo Mattarella, Amministratore Delegato Mediocredito Centrale “Uno degli aspetti determinanti è stata la tempestività della Risposta.

Lo studio della Svimez ci dice che la struttura portante della nostra economia, costituita essenzialmente da piccole e medie imprese, ha fin qui sostanzialmente resistito alla crisi, nonostante le significative difficoltà. Ora la sfida non è solo quella di proseguire nell’utilizzo di strumenti che si sono rivelati efficaci nell’affrontare l’emergenza, ma aiutare il tessuto produttivo nazionale a incamminarsi lungo un nuovo sentiero di crescita, senza che si verifichi, come in passato, un divario regionale dei percorsi di sviluppo”. (26/04/2021-ITL/ITNET)

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