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ECONOMIA ITALIANA - CETA - DONVITO (ADUC): "GOVERNO ANTI-ACCORDO CON IL CANADA FA POLITICA O PROPAGANDA IDEOLOGICA ?"

(2018-07-17)

  L’accordo Ue/Canada (CETA) per scambi commerciali maggiori e meno costosi, dopo che alcuni giorni fa è entrato nelle cronache per le affermazioni del ministro Di Maio che ha garantito che il nostro Parlamento non lo ratificherà, continua a far parlare di sé. Con più attenzione e dati disponibili la questione può essere dimensionata meglio. E soprattutto ci si rende conto -per coloro a cui fosse sfuggito- che siamo in presenza di annunci a cui i fatti non si sa se seguiranno. E se dovessero seguire così come preconizzati dal nostro ministro dello Sviluppo Economico, è come se, dal punto di vista pratico, fosse passata una nuvoletta e avesse fatto cascare due goccioline, mentre dal punto di vista mediatico -grazie alla pesantezza dell’intervento del ministro: “Se anche uno solo dei funzionari italiani che rappresentano l'Italia all'estero continuerà a difendere trattati scellerati come il Ceta, sarà rimosso”- ha forse avuto il risultato che volevano."

Ad affermarlo l’accordo è già in vigore da settembre 2017; non c’e’ scadenza entro cui uno Stato membro debba fare la ratifica; il ministro dell’Agricoltura, durante un incontro coi suoi colleghi dell’Unione, ha detto: “Vogliamo capire se è vantaggioso per il nostro Paese, al momento ci pare di no e per questo non abbiamo fretta di portarlo in aula” ….. che è cosa ben diversa dal dire che non si vuole ratificarlo.

Poi ci sono i fatti collaterali. Gli anti-Ceta (Coldiretti in prima fila) lamentano che l’accordo protegge solo 40 dei 249 prodotti dop-igp italiani, ma omettono che prima non ne era protetto neanche uno e che i marchi totali protetti a livello Ue oggi sono 143… e se 40 sono italiani… non è che l’Italia svolga un ruolo secondario per le sue eccellenze (chissà come saranno arrabbiati i francesi….).

Dall’ottobre scorso, da quando il Ceta è in vigore in via provvisoria, l’export italiano verso il Canada è aumentato in tutti i settori (+8%) tranne che ottica e i prodotti chimici organici .

Poi c’e’ l’aspetto più eclatante, che stravolge qualunque logica economica e commerciale: se l’accordo non verrà ratificato, si sarà dato ascolto a un gruppo (alimentazione) che produce lo 0,91% degli affari con il Canada, e il restante 99% ci rimetterà 400 milioni di euro all’anno .

Al momento si sono espressi a favore del Ceta 11 Paesi: Danimarca, Lettonia, Estonia, Lituania, Malta, Spagna, Portogallo, Croazia, Repubblica Ceca, Austria e Finlandia.

Che dire di fronte a dati che non fanno comprendere i motivi economici di certe paventate decisioni? Probabilmente afferma Donvito, si sta dando più ascolto alle ideologie (sovraniste nella fattispecie), cercando di cavalcare una tendenza no-global che coinvolge estrema destra ed estrema sinistra (i primi in nome del nazionalismo sovrano e i secondi in nome dell’anti-atlantismo contro i cattivi capitalisti amici e vicini dei capitalisti cattivi per eccellenza, gli Usa).

In questo contesto, dopo le reiterate e appesantite posizioni anti-ratifica, verificato che forse era meglio che si fossero informati (almeno stando a quel che dice il ministro dell’Agricoltura Marco Centinaio), gli anti-Ceta istituzionali sembra quasi che facciano finta di non aver detto ciò che hanno detto… in attesa di dirlo a maggior ragione veduta? Chissà! L’approssimazione, la ricerca del clamore mediatico sensazionalistico e di dura opposizione a tutto ciò che -a prescindere- esiste ed esisteva, stanno giocando un loro ruolo. Mettendo sempre più in evidenza che le competenze e l’informazione forse hanno un ruolo di per sé, anche superiore ai propri presupposti granitici convincimenti. E’ la politica. E ci sorge un dubbio: il governo sta facendo politica o solo propaganda permanente dei propri dogmi… senza neanche verificarli sul campo? conclude Vincenzo Donvito, presidente Aduc.(17/07/2018-ITL/ITNET)

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