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ECONOMIA ITALIANA - MEZZOGIORNO - FRACASSI (CGIL): "BENE INVERSIONE TENDENZA MA NON BASTA". BARBAGALLO(UIL): "PROPOSTE SVIMEZ CONDIVISIBILI". COLOMBINI (CISL):" RIPRESA VA CONSOLIDATA CON INVESTIMENTI PUBBLICI"

(2017-11-07)

  “Un Mezzogiorno che mostra segnali positivi di ripresa, ma resta ben lontano dai livelli pre-crisi, con il perdurare di una emergenza sociale e occupazionale”. Così la segretaria confederale della Cgil Gianna Fracassi commenta quanto fotografato dallo Svimez nel suo Rapporto 2017, aggiungendo che “non possiamo accontentarci di timidi segnali positivi, l’economia meridionale ha bisogno subito di uno shock che intervenga direttamente su tutti gli elementi di divario”.

La dirigente sindacale sottolinea che “la congiuntura economica e una nuova attenzione delle politiche nazionali per il Sud hanno contribuito ad invertire la tendenza negativa degli anni di crisi rispetto alla crescita del Pil, degli occupati, della domanda e degli investimenti privati. Ma in maniera insufficiente”. Infatti, spiega Fracassi, “al Sud mancano ancora più di trecentomila occupati per tornare ai livelli pre-crisi, già di per sé troppo bassi”, e “la politica delle decontribuzioni ha prodotto risultati modesti rispetto alle risorse investite e un’esplosione del part-time involontario”.

Per Fracassi è preoccupante che all’aumento dell’occupazione non corrisponda una riduzione della povertà, “sintomo che il lavoro povero, la precarietà e i bassi salari inibiscono il miglioramento delle condizioni di vita”. Per quanto riguarda il settore manifatturiero, “Svimez ha sì evidenziato un ritorno alla crescita dopo la perdita di più di un terzo del suo valore aggiunto, ma la base produttiva è troppo ristretta per determinare uno sviluppo complessivo per tutto il Sud”. E sul fronte degli investimenti “se aumentano quelli privati, stimolati da politiche di incentivo, quelli pubblici si riducono, e neanche l’implementazione del Masterplan sarà sufficiente a riportarli a livelli adeguati”.

“Il Sud – ribadisce la segretaria confederale – ha bisogno di più investimenti pubblici e politiche di sviluppo che creino occupazione stabile e di qualità, innanzitutto per giovani e donne, e di una politica industriale complessiva che abbia fondi e strumenti specifici, e che valorizzi quelli esistenti. Come abbiamo proposto, pensiamo sia necessario individuare un nuovo soggetto con la missione specifica di indirizzare e coordinare tale politica”.

“Non possiamo accontentarci di timidi segnali positivi. Al contrario di quanto previsto dalla l. di Bilancio occorre intervenire direttamente su tutti gli elementi di divario, dalle infrastrutture alla pubblica amministrazione, prima che crisi demografica crescente e perdita di capitale umano peggiorino e consolidino la condizione di arretramento economico e sociale del nostro Mezzogiorno, a maggior ragione – conclude Fracassi – ora che il principio della coesione territoriale viene messo in discussione da spinte localiste e divisive”.

Per il Segretario generale della UIL, Carmelo Barbagallo, "L'analisi sullo stato e sulle prospettive del Sud elaborata dallo Svimez è perfetta, così come sono condivisibili le ricette proposte, ma finora gli atti compiuti non sono stati conseguenti. Ci auguriamo che il Ministero per il Mezzogiorno possa fare i passi necessari al riequilibrio infrastrutturale, economico e occupazionale tra il Nord e il Sud del Paese".

"Per il secondo anno di seguito il Sud cresce più intensamente del centro nord. Questo e’ un fatto positivo. Ma la ripresa economica ora va consolidata perche’ c’e’ ancora molto da recuperare”. E’ quanto sottolinea il Segretario Confederale della Cisl, Angelo Colombini, commentando il Rapporto Svimez. “Molti interventi realizzati dal governo sono stati efficaci e quindi vanno portati avanti: il credito d’ imposta per gli investimenti, la decontribuzione per il lavoro, che va prolungata al 2020 e non dal ultimo, le ZES che riteniamo debbano essere definite rapidamente, basandole su effettivi piani di sviluppo territoriale.

Positive sono anche le misure di contrasto della povertà, fino a quando l’occupazione non raggiungerà livelli tali da offrire a tutte le persone la possibilità di progettare il futuro. Proprio per questo occorre, aumentare gli investimenti pubblici a partire da quelli per le infrastrutture e servizi, mantenendo una visione strategica. Anche i consumi delle famiglie registrano per il secondo anno una ripresa che rimane però ancora leggermente al disotto di quella della altre aree del paese.

Tuttavia le regioni meridionali hanno avuto andamenti disomogenei, in particolare la Campania e la Basilicata sono state trainanti, mentre più contenuti sono stati gli incrementi registrati dalle altre. Ma è una crescita contraddittoria. Il lavoro aumenta, non solo nel terziario, anche nell’industria, ma ancora mancano 300.000 posti di lavoro per recuperare le perdite determinate dalla crisi. E per quanto cresca l’ occupazione a tempo indeterminato, risulta elevata la percentuale di part-time involontario e rimane il problema della bassa occupazione giovanile e della migrazione dei laureati a causa delle scarse occasioni di lavoro qualificato. Infine, complessivamente, permane un elevato livello di povertà. La crescita sociale quindi è lenta. Occorre in breve superare il divario che permane molto significativo in molteplici settori essenziali, tra cui i servizi alle persone ed alle imprese ed in generale nell’efficacia della Pubblica amministrazione.

Il rapporto, a questo proposito, rileva, sfatando un pregiudizio radicato, che la spesa ordinaria delle amministrazioni è al sud inferiore rispetto al centro nord di circa 750 a persona. In questo quadro per la CISL- conclude Colombini- sono essenziali interventi come la metanizzazione della Sardegna e la costruzione del gasodotto pugliese, opere utili per l’occupazione, per le imprese e per l’ambiente". (07/11/2017-ITL/ITNET)

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