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ECONOMIA - CGIL SICILIA/ PIANO LAVORO: "PROGETTO SICILIA" OVVERO RINNOVAMENTO APPARATO PRODUTTIVO, COSTRUZIONE SERVIZI. CENTRO INNOVAZIONE TECNOLOGICA. AGENZIA SVILUPPO - LE RISORSE

(2020-05-13)

Il piano del lavoro proposto da CGIL e presentato al Presidente della Regione Musumeci ed ai Ministri Provenzano (SUD) e Catalfo (Lavoro) dal Segretario Regionale Mannino e dal Segretario Generale Landini (vedi: http://www.italiannetwork.it/news.aspx?ln=it&id=61847) nasce all'esigenza di dare alla Sicilia un progetto punti a renderla attrattiva e competitiva.

UN PROGETTO PER LA SICILIA
Rilanciare l'economia della Sicilia significa favorire i processi di rinnovamento dell'apparato produttivo, e la costruzione di servizi a supporto del processo produttivo.
Significa puntare su innovazione, ricerca, sostenibilità ambientale per il rilancio dei settori agroalimentare, manifatturiero e del turismo, che costituiscono i tre cardini su cui costruire lo sviluppo della Sicilia.

Lo sviluppo deve produrre la crescita dell'occupazione, il consolidamento e la promozione dei diritti nel lavoro e della dignità dei lavoratori, un maggior benessere diffuso. Per quest'ultimo obiettivo, un progetto per la Sicilia deve tenere nel dovuto conto la necessità di un nuovo modello di welfare, rafforzando i vecchi e prevedendo nuovi servizi per l'infanzia, per gli anziani, a supporto delle famiglie, soprattutto quelle con maggiori difficoltà. Attraverso questo percorso si può raggiungere anche, direttamente e indirettamente, l'obiettivo fondamentale della crescita dell'occupazione femminile.

Per quanto riguarda l'apparato produttivo si può pensare a un Centro per l'innovazione tecnologica, a supporto dello sviluppo dell'industria, del turismo, della pubblica amministrazione e del welfare, con il coinvolgimento delle Università, degli istituti di ricerca e delle imprese che producono tecnologie, con lo scopo di evolvere il sistema delle imprese siciliane e generare un salto tecnologico nella gestione e fruizione dei sistemi che erogano servizi pubblici.

E' auspicabile anche l'istituzione di un'Agenzia Regionale per lo Sviluppo. L'Agenzia dovrebbe avere una visione generale di tutte le leggi di settore e delle risorse disponibili, svolgendo un ruolo di supporto alle imprese. L'Agenzia dovrebbe anche svolgere una funzione di facilitatore istituzionale e incubatore di impresa, per mettere in relazione diversi sistemi economici e di impresa privati con la programmazione e gli interventi pubblici di spesa ed elaborare proposte per realizzare infrastrutture pubbliche a supporto dello sviluppo. Altresì si dovrebbe ragionare su come la finanza pubblica regionale possa intervenire e interferire per migliorare l'accesso al credito dei vari comparti industriali e commerciali della Sicilia, viste le difficoltà che le imprese continuano a scontare.

A tal proposito la mission svolta nel tempo dagli Istituti IRCAC e CRIAS. a sostegno dei relativi comparti economici non può essere dispersa. In tal senso bisogna esercitare la massima attenzione prima di passare all’effettiva esecutività
dello scioglimento degli enti in questione.
Le problematiche del personale, la vaghezza rispetto all’effettivo funzionamento della nuova realtà che si vuole creare, rischiano di determinare un vuoto d’interventi a sostegno dei settori interessati che necessitano oggi più che mai di forti azioni di sostegno.

Ma occorre anche puntare sulla vivibilità, sia per la popolazione che per l'apparato produttivo che devono potere contare su un territorio messo in piena sicurezza e valorizzato secondo il principio del "consumo di suolo zero".

E su una infrastrutturazione materiale e immateriale utile a favorire la mobilità di persone e merci e l'adeguamento della Sicilia agli standard tecnologici più avanzati, in modo anche da garantire il transito di informazioni e quella economia
"immateriale" sempre più rilevante sul piano globale.
Nel contesto delle infrastrutture assumono importanza centrale anche i porti se si vuole immaginare la Sicilia come una piattaforma logistica di collegamento tra il Mediterraneo e il Nord Europa riposizionando la stessa nell'area del Mediterraneo. Si osserva che i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo hanno realizzato negli ultimi 20 anni una crescita media annua del 5%, nettamente superiore a quella dei Paesi europei (intorno all'1,7%).

La Sicilia per la sua collocazione geografica deve rappresentare il punto di riferimento per quanto riguarda le reti di trasporto trans europee indirizzate da e verso i Paesi che si trovano nelle sponde Sud ed Est del Mediterraneo.
Bisogna puntare sulle filiere logistiche territoriali per intercettare i flussi commerciali  di semilavorati che transitano da Suez.
Per tutti gli obiettivi di crescita che poniamo, l'efficienza della macchina amministrativa costituisce uno snodo centrale. A partire della necessaria riorganizzazioni degli assessorati, per una razionalizzazione delle competenze sulla base degli obiettivi posti.
Il percorso richiede la velocizzazione e il buon orientamento della spesa pubblica e investimenti aggiuntivi, dedicati e addizionali rispetto a quelli comunitari e nazionali, coerenti con la vocazione manifatturiera, agricola e turistica del territorio.

Sono questi gli snodi cruciali su cui puntare ed è obbligo delle forze sociali e produttive, del governo Nazionale e regionale, e delle istituzioni locali, mettere in campo azioni sinergiche nel quadro di un progetto complessivo per la Sicilia, nel quale la politica deve esercitare il ruolo di programmazione che le compete.
Diversamente si rischia una progressiva marginalizzazione della Sicilia rispetto alle grandi direttrici economiche che interessano il Paese e l'Europa. Tuttavia, se nei prossimi anni le variabili della domanda aggregata siciliana, spesa pubblica ed investimenti, cresceranno adeguatamente l'intero sistema produttivo siciliano crescerà.


LE RISORSE
Bisogna rendere effettivo il 34% dei trasferimenti statali dell'intera spesa nazionale a favore del Mezzogiorno (attualmente vengono erogati il 27% circa degli investimenti statali con una perdita di circa 5 miliardi annui). Nella legge di stabilità 2020 viene rafforzata la clausola del 34 % dei trasferimenti anche alla luce dell'ammonimento in tal senso arrivato dalla Unione Europea con un vincolo normativo stringente. Su questo punto vanno esercitate le necessarie azioni di controllo e le dovute verifiche politiche e amministrative affinché tale clausola sia esigibile dalle regioni del
Mezzogiorno. Si ritiene prioritaria in questo contesto anche la definizione del rapporto tra lo Stato e la Regione Siciliana.

Esaminando le entrate della Regione negli ultimi anni si evidenzia una loro erosione e una destinazione non originariamente prevista all'atto di approvazione dello Statuto siciliano. Il Costituente, con l'emanazione dello Statuto siciliano, consapevole del divario con il resto d'Italia, ha voluto dare un'autonomia finanziaria tale da colmare il divario reddituale, quello infrastrutturale, e quello dei redditi da lavoro, prevedendo con specifici articoli (36, 37, 38) meccanismi di supporto finalizzati al superamento dei Gap. Poiché al momento restano, anzi si sono aggravati, tutti i divari con il resto del Paese non si capisce perché le entrate della Sicilia per vari motivi si sono ridotte vistosamente.
Nel corso di questi ultimi anni tutte le regioni a statuto speciale hanno rinegoziato con lo Stato in modo organico e complessivo i propri rapporti finanziari, rivedendo alla luce delle nuove esigenze nazionali (concorso agli obiettivi di finanza pubblica) i propri rapporti finanziari con lo Stato e ottenendo maggiori risorse (vedi Regione Sardegna).

Dalla analisi degli ultimi consuntivi emerge un dato molto preoccupante quello di un risparmio pubblico negativo; cioè le entrate della regione non sono sufficienti a coprire la spesa corrente.
Altra problematica è rappresentata dalla scarsa efficacia dei fondi Comunitari e dal basso tasso di attivazione finanziaria degli stessi, quelli che si riescono a spendere si caratterizzano sempre più per numerose infrazioni, frodi, irregolarità e una percentuale ancora alta di progetti retrospettivi (vecchi progetti sponda). Queste risorse dovevano servire a rilanciare la regione, dovevano rappresentare uno stock di risorse aggiuntive, invece sono servite a tamponare i buchi del bilancio della Regione.

Al 31 ottobre 2019, il tasso di attivazione finanziaria (pagamenti/risorse programmate) si attestava al 15,02% per il FSE e al 20,06% per il FESR. Il dato del Fondo sociale europeo è il più basso fra le regioni meno sviluppato. Ancora più
preoccupante è il tasso di attivazione dei Patti per lo sviluppo che sempre al 31 ottobre si attestavano al 2,90% per Catania, all'1,3% per Messina ed all'1,5% per Palermo, quello della Regione si attestava ad appena il 4,89%.

I motivi della scarsa capacità di programmazione dei Fondi comunitari in Sicilia sono legati all'eccessivo ricorso ai consulenti, mentre alle pubbliche amministrazioni, soprattutto nei piccoli Comuni, non sono fornite le competenze necessarie per gestire la complessa macchina amministrativa delle risorse europee. Manca il personale proprio nei
territori dove c'è bisogno di dare un impulso all'utilizzo dei Fondi. Una proposta potrebbe essere quella di dotare i territori di task force finalizzate alla programmazione e progettazione.

E’ necessario che ogni anno nel Defr si evidenzino obiettivi e investimenti da effettuare nel triennio con il relativo cronoprogramma. Ad oggi, infatti, nonostante siano già stati conclusi tre cicli di programmazione la Sicilia continua ad essere una regione in ritardo di sviluppo, gli oltre 30 miliardi di fondi europei garantiti alla Sicilia non hanno prodotto nell'economia e nella società siciliana le trasformazioni strutturali necessarie per una crescita sostenibile e stabile nel breve e nel lungo periodo.

Un' efficace Politica di Coesione presuppone un forte coordinamento tra le Autorità di Gestione (Fesr, Fse, Feam, Psr) che, ad oggi non c'è. Un coordinamento ex-ante, fondato sui progetti e sulla loro integrazione funzionale e che abbia chiari gli obiettivi da raggiungere, e quindi i vincoli di complementarità che è necessario assicurare per l'efficacia degli interventi. Ma anche un coordinamento in itinere ed ex post. Il che rinvia anche alla qualità e alla efficacia delle fasi gestionali che seguono il completamento degli interventi. Il vincolo della rendicontazione della spesa spesso ha avuto il sopravvento sulla qualità della spesa e sulla sua efficacia in termini di cambiamento strutturale e di sviluppo della economia regionale. Occorre non solo spendere ma occorre spendere bene ciò è ancora più necessario oggi viste le crescenti criticità che siamo chiamati ad affrontare, tra l’altro, è da scongiurare che con la necessità di fronteggiare l’emergenza si proceda ad accelerare la spesa senza verificare a scapito della qualità della spesa.

La nostra regione da qui al 2027 dispone complessivamente di circa 30 miliardi di risorse disponibili, aggiuntive a quelli ordinarie, di cui 8 nel biennio 2020/20222 che rappresentano una leva importante per innescare processi di crescita. Per questo è necessario concentrarsi sulle missioni strategiche, la qualità dei progetti, la capacità di realizzarli in tempi certi con trasparenza e legalità.

Inoltre, è fondamentale una lotta rigorosa all'evasione fiscale e contributiva, (oggi l'evasione determina 2 miliardi di minor entrate per la regione) non solo per affermare la legalità ma anche per reperire nuove risorse ordinarie da destinare allo sviluppo e al welfare.(13/05/2020-ITL/ITNET)

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