Sponsor
|
SICUREZZA SOCIALE - A A A PREVIDENZA CERCASI -ON.DAMIANO(PRES.COMM.LAVORO): LAVORATORE POVERO= PENSIONATO POVERO. CONTRIBUTIVO GIOVANI: SEMPLIFICAZIONE SBAGLIATA. PARTITA DA GIOCARE ENTRO 2016"
(2016-05-13)
Intervenendo al Seminario promosso a Napoli il 12 maggio, nell'ambito della tre giorni delle "Giornate della Previdenza", dai patronati del Ce.Pa. (Acli, Inas, Inca e Ital) per parlare di previdenza e lavoro nel rapporto tra vecchie e nuove generazioni, il Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati Cesare Damiano ha lasciato ben poco margine ad interpretazioni alternative sulla situazione occupazionale e previdenziale che attende i giovani nel prossimo futuro. Il parlamentare del PD, tra l'altro, ha parlato di "deprivazione della dota sociale del lavoro" e concezione del lavoro alla stessa stregua di una "merce".
E, nel contesto del dibattito sulla flessibilità in uscita ha introdotto, sulla falsariga dell'anatocismo bancario (interessi sugli interessi), il concetto di "anatocismo previdenziale" allorchè l'INPS arriva a parlare di aspettativa di vita per i settantenni in uscita dal mondo del lavoro...
Per il parlamentare piemontese una questione centrale è il tema del mercato del lavoro. D'altra parte, per Damiano "un pensionato povero lo è perché è stato lavoratore povero" Dunque, sostiene "Non è il problema del metodo di calcolo". E precisa "E' evidente che un lavoratore della mia generazione, che ha 40 anni di contributi e calcola il risultato pensionistico sugli ultimi 10 anni, avrà una resa che abbiamo quantificato nell'80% rispetto allo stipendio. Ed è altrettanto evidente che lo stesso lavoratore giovane, che ha cominciato a lavorare il primo gennaio '96, con 40 anni di contributi, ha una resa del 60% con il sistema contributivo. Vero è che 60% non è poco, aggiunge Damiano. E' lo standard che io avevo fissato nel protocollo del 2007 d'intesa con le organizzazioni sindacali. Infatti, se a quel 60% aggiungiamo un 20% di previdenza complementare, si torna all'80%. Quello è lo schema ! Ma quello che manca è il numero 40 (di contribuiti.ndr.)
E Damiano esemplifica: "Io ho cominciato a lavorare nell'ottobre del '68, sono andato in pensione dopo 40 anni, avevo 40 anni di contributi. Me l'han pagato giusto. I nostri figli, invece, prima fanno lo stage, poi il tirocinio, poi il vaucher, poi associati in partecipazione, poi lavoro a progetto, poi interinale, poi lavoro nero, poi grigio, poi approdano a 30 anni, avendo studiato più dei padri, ad un contratto a termine, poi hanno il vuoto contributivo, poi riprendono e poi, forse, arrivano ad una relativa stabilità. Il contratto a tutele crescenti. A 60 anni si voltano indietro ed a differenza del loro padre che si era voltato indietro e aveva 40 anni di contributi, ne hanno appena 20. Con una retribuzione mediamente più povera, e con contributi più bassi.
Lavoratore povero, pensionato povero. Lavoratore normale, pensione normale. Questo è il punto: se non aggrediamo questo punto noi inseguiamo le farfalle "
Lo sbaglio ? "Troppa semplificazione: aver messo il contributivo per i giovani ". Damiano, comunque, le dice, non le manda a dire: "Avete minato le fondamenta del mercato del lavoro, per cui i lavoratori sono lavoratori poveri e, quindi, saranno pensionati poveri. Questa è l'affermazione giusta, parafrasando il Papa. A me è rimasto soltanto il Papa come riferimento...." ed ancora "stiamo uccidendo l'umanesimo del lavoro ed il vaucher è il simbolo di questo massacro" E lo è - spiega il Pres. della Commissione Lavoro - per il semplice fatto che non comprendiamo che, se la nostra concezione del lavoro si esaurisce con la paga oraria dimentichiamo che il lavoro di qualità ha una dote sociale"
Qual' è la dote sociale ? Non solo una relativa continuità del lavoro, ma quando entro con un contratto a tutele crescenti, entro in una azienda, se metalmeccanica, con il contratto dei metalmeccanici, e il contratto dei metalmeccanici se sono operaio mi inquadra al secondo livello, se sono impiegato al terzo livello, e ogni due anni mi da uno scatto di anzianità, poi se c'è posso fare una carriera. Poi ho le ferie, poi la maternità, la malattia, la tredicesima, i contributi al 33%: questa è la dote sociale del lavoro, questo è l'umanesimo del lavoro. Mentre, se noi andiamo nella direzione, quella che vuole la destra, della deprivazione della dote sociale del lavoro, noi non abbiamo più il lavoro, abbiamo una merce" E "Questo è un punto politico, ideologico, filosofico, sul quale noi dobbiamo combattere, altrimenti non ci sarà nessun sistema previdenzial, anche il più generoso che potrà sanare questo strappo fondamentale operato nella nozione di lavoro."
Ecco, prosegue Damiano "credo che questo sia il punto sul quale dobbiamo intervenire, perché io ho presentato una proposta di legge che chiede, io uomo di sinistra, di tornare alla Biagi e al libro bianco, perché Biagi, quando ha parlato di vaucher, ha parlato di lavoro occasionale ed accessorio, ed ha elencato piccoli lavoro domestici, di giardinaggio, cura dei bambini, degli anziani, dei portatori di handicap, in famiglia, punto. Oltre non si andava."
E spiega "È stato Sacconi che li ha ammessi a tutti. È stata la Fornero che ha cancellato la parola "occasionale" e lo snaturamento dell'origine. Ebbene, siamo molto al di là di quello che diceva il "vituperato" libro bianco. Una filosofia che non ho mai condiviso delle regole che io ho applicato da Ministro: li ho messi io i vaucher, per raccogliere l'uva, soltanto per i pensionati e per gli studenti, non per i lavoratori, che devono avere un contratto di lavoro, non i vaucher. " Il punto è politico: destra e sinistra non sono esattamente la stessa cosa".
Oggi, tuttavia, "abbiamo un problema immediato facendo i conti sul tema del mercato del lavoro, di prospettiva, e parlo di prospettiva, perché non lo affronteremo adesso."
Poi, il Presidente della Commissione Lavoro rientra "sull'assurdo argomento della rigidità del contributivo", evocato all'apertura del Seminario dalla Presidente pro tempore del CEPA Piccinini, "la parola contributivo dovrebbe avere al suo interno la parola "flessibilità" perché il contributivo è per sua natura flessibile: verso (i contributi: ndr) e prendo (pensione. ndr)." "Noi abbiamo un sistema che prevede, pochi lo ricordano, che chi è andato a lavorare il primo gennaio 96 aveva il contributivo puro, quindi può andare in pensione a 63 anni, che è meglio di 68. Stiamo parlando di persone che andranno in pensione dopo il 2035, quindi a quel tempo per andare in pensione ci vorranno, penso, 68 anni. Ma a quale condizione, ci andranno ? "Di avere un assegno di 2,8 volte l'assegno sociale, 442 x 2,8 sono 1270 euro. È chiaro che se hai una carriera a strappi, discontinua, in base alla contribuzione non ci arrivi. Immediatamente sei proiettato con la catapulta ai 68 anni, ma devi avere 2,5 volte perché se non ce l'hai hai un'altra catapulta che ti spedisce a 70 anni. E l'inps addirittura dà l'interpretazione secondo la quale a 70 anni c'è pure l'aspettativa di vita. Io lo chiamo "anatocismo previdenziale"...
Seconda questione immediata è la cosiddetta APE. Io concordo con quello che diceva Morena, cioè finalmente il governo affronta il tema, io che sono un riformista, ho il passo dell'alpino quindi ogni passo avanti è meglio di un passo indietro, prima non ci pensava, adesso il governo ci pensa, e nella legge di stabilità ormai non si fa più un passo indietro....io vedo quattro questioni..."
Infine, " guardate che la partita previdenza ce la giochiamo di qui a fine anno, poi 'non c'è trippa per gatti" il prossimo anno è un anno elettorale, se si va a votare nel 2018, lo dico da politico, quindi ce la giochiamo adesso, con intelligenza, con le pressioni necessarie, con le forme democratiche per fare ascoltare ..."(13/05/2016-ITL/ITNET)
|
Altri prodotti editoriali
Contatti
|