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DONNE - LAVORO - OSSERVATORIO CONFCOMMERCIO:IL 53% CRESCITA OCCUPAZIONE NEL TERZIARIO E' DOVUTA ALLE DONNE. NUOVE OCCUPATE (2020 - 2023) 88% LAVORA DIPENDENTE NEI SERVIZI 51%, NELL'INDUSTRIA 27%

(2024-06-11)

Il report dell'Osservatorio del  Lavoro di Confcommercio sul Terziario di Mercato affronta fra i diversi temi sul tavolo,
anche la questione femminile nel mercato del lavoro in Italia, che di seguito riportiamo

"L’Italia soffre di un ritardo strutturale riguardo alla partecipazione femminile al mercato del lavoro, il cui tasso di attività (occupate e disoccupate su popolazione femminile 15-74 anni) – calcolato rispetto ad un aggregato UE27 senza l’Italia, cioè UE26 – risulta inferiore di oltre dodici punti rispetto alla media europea (49,3% contro 61,8%).
È dalla crescita del tasso di partecipazione femminile che può giungere il maggiore impulso all’incremento del prodotto potenziale e, quindi, alla crescita del benessere economico nel complesso del sistema Italia.

I dati INPS testimoniano come il terziario sia stato il principale traino del recupero occupazionale dopo la crisi pandemica. Il 53,6% della crescita occupazione del terziario è dovuta alle donne. Tra il 2020 e il 2023, di tutte le nuove occupate l’88% lavora nei servizi. Il terziario di mercato è importante per le donne e le donne sono importanti per il terziario di mercato.

La quota di occupazione dipendente femminile nel terziario di mercato è pari al 51% mentre nelle altre attività economiche – industria, attività finanziarie e assicurative – si ferma al 27%. Le implicazioni per il rilancio dell’occupazione totale, passando dalla partecipazione femminile al mercato del lavoro, sono evidenti: le maggiori opportunità per le donne si presentano largamente nel terziario di mercato.

Anche se  la demografia penalizza il  mercato del lavoro terziario, con una perdita ogni anno di circa 100mila lavoratori potenziali, dato che i quattordicenni sono 570mila circa e i 74enni sono 670mila circa e, quindi, dalle forze di lavoro potenziali grazie a questo gioco di ingressi (pochi) e di uscite (molte), si genera quello scompenso che genera la scarsità di persone occupabili e, conseguentemente, un possibile eccesso di domanda rispetto all’offerta di lavoro (ricordando sempre che in questo tipo di mercato la domanda proviene dalle imprese e l’offerta dalle famiglie).

Sinteticamente, i risultati delle simulazioni sono così rappresentabili: se si eguaglia il tasso di disoccupazione maschile italiano a quello europeo si ottengono 166mila occupati in più, così come se si eguaglia il tasso di disoccupazione femminile si ottengono 294mila occupate in più. Parimenti, se viene aumentato il tasso di partecipazione maschile, si ottengono 938mila occupati in più e, infine, se si eguaglia il tasso di partecipazione femminile, si ottengono oltre 2,5 milioni di occupate in più. Nel complesso, vi sarebbero circa 4 milioni di occupati totali in più, se l’Italia esibisse quei parametri in termini di disoccupazione e tasso di partecipazione corrispondenti alla UE26.

Se è vero che la politica è anche gerarchizzazione degli obiettivi, appare evidente che occorre mettere le donne italiane in condizione di decidere in piena libertà se dedicarsi ad una attività lavorativa o privilegiare scelte familiari (come la maternità) o una combinazione di questi aspetti. Il problema di fondo, tuttavia, è che gli scarti dal resto dei paesi europei sono troppo elevati per essere considerati fisiologici: sono in realtà patologici e questa “malattia” deve essere curata, in quanto non sono date soluzioni alternative, tenendo presente che l’evidenza empirica mostra che se le donne partecipano di più al mercato del lavoro, sono anche più disponibili nel fare più figli. Ma questa, è una valutazione che meriterebbe approfondimenti che esulano, pero', dalle finalità di questo Osservatorio. (11/06/2024-ITL/ITNET)

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