SINDACATI ITALIANI NEL MONDO - ASSEMBLEA CISL - PREMIER MELONI INVITA A SUPERARE TOSSICA VISIONE CONFLITTUALE PER UNA NUOVA ALLEANZA TRA DATORI DI LAVORO E LAVORATORI"
Grazie al Segretario Sbarra e a tutta la CISL per questo invito, che ho voluto onorare per diverse ragioni." Così la Premier Giorgia Meloni all'Assemblea della CISL:
"In primo luogo, per dimostrare il rispetto profondo che nutro per una delle principali organizzazioni del lavoro della nostra Nazione, che si appresta a compiere il prossimo 30 aprile il suo settantacinquesimo compleanno… è un po’ più anziana di me. In secondo luogo, per ribadire l’importanza che il Governo attribuisce al confronto con i settori produttivi, i territori, i lavoratori e le imprese. Perché in fin dei conti nessuno può avere, da solo, le risposte a tutte le domande, e saper ascoltare certo che fa la differenza. Soprattutto quando l’interlocutore che ti trovi di fronte non ha accondiscendenza e non ha pregiudizio, ma guarda al merito con onestà.
E del resto, l'etimologia della parola “confronto” dice esattamente questo, mettere a riscontro una cosa con un'altra per valutarne le affinità o le differenze, con l'unico obiettivo di arrivare a un risultato positivo. È esattamente quello che abbiamo fatto in questi due anni e più. E cioè abbiamo confrontato le nostre rispettive tesi, le nostre rispettive proposte, a volte erano differenti, a volte erano affini, ma ogni volta che ci siamo confrontati noi abbiamo fatto un passo in avanti, che era un passo in avanti per i diritti dei lavoratori, che era un passo in avanti per la bontà del nostro tessuto produttivo, che era un passo in avanti per la crescita della nostra Nazione. È quello che abbiamo fatto in questi due anni e allora io devo dire grazie sinceramente alla CISL per sapere ancora interpretare il confronto nell'accezione più nobile del termine “Confronto”.
La terza ragione per la quale sono qui è che questa Assemblea si celebra in un momento importante per la CISL. Siamo alla vigilia del Consiglio generale, che dovrà eleggere la futura guida di questa organizzazione e, chiaramente, si tratta di un esercizio di democrazia che non può passare inosservato per chi, come me, ha imparato dalla sua lunga militanza politica il valore di momenti come questo, il valore che momenti come questo hanno per la vitalità e per la solidità della nostra democrazia. Però, mentre questo accade, io voglio approfittare per ringraziare Luigi Sbarra, che chiaramente è alla sua ultima Assemblea come Segretario generale.
Un applauso facile questo, Gigi. Luigi Sbarra è stato un interlocutore franco, determinato, onesto e l'applauso che voi gli tributate oggi lo tributate perché chiaramente lo sapete molto bene. E quando Luigi Sbarra dice, cito testualmente, «se l'Italia vuole guardare al presente e al futuro, allora deve lasciarsi alle spalle un novecento caratterizzato da pregiudizi, antagonismo e furore ideologico», parole simili a quelle che ha ripetuto questa mattina.
Non si tratta di una semplice enunciazione di principi. Lui lo ha fatto e io l’ho visto. E così facendo io penso che abbia aiutato molto i lavoratori, perché il Governo lo ha sempre ascoltato con grande rispetto e lo ha ascoltato cercando, quando poteva, di accogliere le istanze di buonsenso che portava avanti. Qual è il ruolo di un sindacalista se non questo? Guadagnarsi il rispetto necessario a fare in modo che il proprio interlocutore possa essere un interlocutore attento a quelle istanze. E anche quando non siamo stati d'accordo, perché abbiamo discusso, ma anche quando non eravamo d’accordo, sapevamo che avevamo di fronte qualcuno a cui interessava il bene dei lavoratori, non semplicemente il bene dell'organizzazione che rappresentava, o addirittura il bene di una parte politica, il bene dei lavoratori.
Così, con la CISL, noi abbiamo lavorato insieme ai problemi concreti dei cittadini. Sono certa, ovviamente, che questa collaborazione continuerà anche con il prossimo Segretario Generale, che eleggerete domani. E tra i problemi di quali ci siamo occupati, ovviamente, c'è stata la principale delle questioni, che è la questione del lavoro, forse l'assoluta priorità che questo Governo ha individuato nel proprio lavoro. Lo dimostra la mole di iniziative che abbiamo portato avanti per incentivare le assunzioni, per sostenere le imprese che creano occupazione, per mitigare alcune rigidità del mercato del lavoro senza che questo facesse venire meno le tutele per i lavoratori. Lo dimostrano i risultati certificati dall'Istat: record di occupati, di occupazione femminile, di lavoratori stabili, diminuzione dei contratti precari, tasso di disoccupazione ai minimi dal 2007. E poi la pur non sufficiente, inversione di tendenza, sull'aumento dei salari dei lavoratori. Abbiamo considerato prioritario sostenere il potere d'acquisto, in particolare dei lavoratori che avevano i redditi più bassi.
Lo abbiamo fatto detassando i premi di produttività, i fringe benefit, ma soprattutto investendo la parte più cospicua delle risorse limitate che avevamo a disposizione per tagliare fino a sette punti il cuneo, prima contributivo, poi fiscale. Io ricordo che quando ci insediammo si diceva che non saremmo riusciti a confermare il taglio del cuneo che era stato previsto dal Governo precedente. Le cose non sono andate così, lo abbiamo confermato, lo abbiamo fortemente potenziato, lo abbiamo reso strutturale, che era una rivendicazione del sindacato. Abbiamo, nell'ultima Legge di bilancio, ampliato i benefici a circa 1,3 milioni di lavoratori con redditi tra i 35 e i 40 mila euro annui. Abbiamo ottenuto che fossero banche e assicurazioni a concorrere alla copertura di questi provvedimenti. Lo ricordo perché lo considero un netto cambio di passo rispetto ai tempi nei quali i proventi delle tasse dei lavoratori venivano utilizzati per sostenere banche e assicurazioni senza che nessuno per questo invocasse la rivolta sociale.
Significa che va tutto bene? No, ovviamente no. Le sfide si moltiplicano, ma il punto è che io sono consapevole che le possiamo affrontare solamente se ci lavoriamo insieme, con la concretezza con la quale abbiamo lavorato in questi due anni. Le sfide si moltiplicano e non le posso citare tutte perché ho dei tempi contingentati per il mio intervento, ma faccio qualche riferimento. Sicuramente è il tema dell'inverno demografico. L'inverno demografico non investe solamente l'Italia, investe anche l'Europa e chiaramente ha enormi implicazioni sulla sostenibilità del nostro sistema sociale, sull'organizzazione dei servizi, sulla tenuta del mercato del lavoro. In 20 anni noi abbiamo perso 2,2 milioni di lavoratori under 35 e sono invece raddoppiati i lavoratori over 50. Ora, chiaramente il mondo del sindacato capisce l'impatto che questo produce, molto meglio di me. Banalmente, è un sistema che noi non siamo in grado di sostenere sulla lunga distanza. Ecco perché abbiamo deciso di affrontare anche questo tema. Io sono fiera di poter dire che questo è un governo che ha dato finalmente alla questione della natalità, della demografia, la centralità che merita, perché si tratta prevalentemente di una materia economica. Come? Con un pacchetto di interventi concreti che noi stiamo via via implementando, senza però rinunciare a promuovere una nuova, diversa cultura della natalità, passare il messaggio che un figlio che nasce è sempre un segno più e non è mai un segno meno. E chiaramente questo comporta da parte nostra, da parte del Governo, la necessità di rimuovere gli ostacoli che troppo spesso hanno fatto percepire la genitorialità come fosse un'alternativa alla realizzazione personale, è il senso di misure come l'estensione del congedo parentale o come la decontribuzione per le mamme lavoratrici.
Così come penso che un'altra delle grandi sfide sia, in tema di investimento sul futuro, impegnarsi per fare in modo che i giovani di questa Nazione possano contribuire al meglio alla crescita dell'Italia, ed è un risultato che si ottiene soprattutto valorizzando le loro competenze. Il disallineamento tra le competenze richieste dalle imprese e le competenze di chi cerca lavoro è un'altra sfida enorme che dobbiamo affrontare se vogliamo uscire da quel paradosso per cui qui e oggi in questa Nazione ci sono da una parte imprese che non trovano lavoratori e lavoratori che non riescono ad avere un posto di lavoro, banalmente perché le competenze richieste e le competenze che si hanno non sono allineate. È una questione antica, ne abbiamo discusso molte volte, ed è una questione che pagano tanto le imprese in termini di competitività quanto i lavoratori. Perché noi sappiamo che ci sono troppi lavoratori che sono spesso più qualificati rispetto al ruolo che ricoprono, che sono impiegati in settori diversi da quelli per i quali hanno studiato.
Ovviamente su tutto questo impatta un'altra grande sfida che noi abbiamo di fronte, che è l'avvento dell'intelligenza artificiale. Voi sapete che la Presidenza italiana del G7 lo scorso anno ha concentrato sul tema proprio dell'impatto dell'intelligenza artificiale nel mercato del lavoro, una delle sue grandi questioni, delle grandi questioni che abbiamo voluto discutere con i nostri partner. Perché? Banalmente perché noi andiamo verso un mondo nel quale sempre più lavoratori rischiano di non essere necessari. Banalmente perché se la modernità ci ha abituato alla sostituzione di competenze, - in passato noi eravamo abituati a una sostituzione di competenze che era soprattutto concentrata sul lavoro fisico e questo consentiva al lavoratore, diciamo così, di elevarsi, di dedicarsi più ai lavori di concetto, ai lavori di organizzazione – oggi è l’intelletto che rischia di essere sostituito, con un impatto enorme, potenzialmente devastante, anche sui lavoratori più qualificati e con una ricchezza che rischia di concentrarsi e di verticalizzarsi sempre di più, se noi non governiamo questo processo. E siamo già in ritardo. Come si governa questo processo? Io penso che la grande sfida sia soprattutto quella di costruire le basi per un mercato del lavoro nel quale ci siano ancora operai, ci siano ancora tecnici, ci siano ancora professionisti che magari svolgeranno quella stessa mansione in un modo diverso. E questo significa soprattutto lavorare anche qui per accompagnare i lavoratori in questa trasformazione, che significa un programma molto vasto di reskilling e di upskilling lungo tutto l'arco della vita e nei luoghi di lavoro.
Esattamente come è dirimente intervenire e investire sui sistemi educativi, sulle politiche attive del lavoro, sempre per colmare il divario del quale abbiamo parlato. Noi abbiamo già compiuto i primi passi in questa direzione, penso alla revisione delle politiche attive del lavoro, penso alla riforma dell'istruzione tecnico-professionale, penso alla nascita del Liceo del Made in Italy che abbraccia materie umanistiche e materie STEM, penso alle risorse per l'orientamento, penso al piano lauree scientifiche.
E queste sono tante sfide delle quali abbiamo discusso e delle quali continueremo a discutere insieme, perché su queste materie il Governo non pretende, non intende lavorare da solo. E ha sicuramente molto da imparare da chi ogni giorno, sui luoghi di lavoro, vive i problemi dei quali stiamo parlando. Dopodiché, caro Segretario Sbarra, cari Quadri e Delegati della CISL, il titolo di questa Assemblea è “il coraggio della partecipazione”. È certo un titolo evocativo, ma è soprattutto un titolo che riguarda un'altra grande sfida che il segretario Sbarra citava nel suo intervento, che è sostanzialmente innovare il nostro modello economico e produttivo sapendo coniugare sussidiarietà e crescita. Il che significa su tutto rifondare la dinamica tra impresa e lavoro, superando una volta per tutte quella tossica visione conflittuale che anche nel mondo del sindacato qualcuno si ostina ancora a sostenere.
Ricostruire la dinamica tra imprese e lavoro significa gettare le fondamenta di una nuova alleanza tra datori di lavoro e lavoratori, fondata sulla condivisione degli oneri e degli onori. Promuovere la partecipazione dei lavoratori al destino della propria impresa, incrementare le politiche di welfare, rafforzare il peso della contrattazione legata ai territori alla dimensione aziendale per superare le rigidità dei contratti nazionali senza smarrire la tutela sul lavoro. Sono questi alcuni dei punti di un “rinascimento partecipativo” che una Nazione moderna che fa della coesione sociale la sua cifra deve perseguire. Ed è questo il motivo per il quale non abbiamo avuto alcun dubbio a sostenere la proposta di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione al lavoro che la CISL ha promosso e che è diventata il testo base in discussione al Parlamento.
E aggiungo personalmente, Segretario Sbarra, perché ricordavamo di averne parlato ancora prima che diventassi capo del Governo, che non è, diciamo, un'adesione di maniera, di compiacimento. Io vengo da una storia politica che lungo tutto il suo corso ha fatto del tema della partecipazione dei lavoratori uno dei punti qualificanti della propria proposta economica. Ed è la ragione per la quale, come si ricordava, il Governo ha assicurato una copertura di 72 milioni di euro per il 2025 e continuerà a fare la propria parte per arrivare il prima possibile al suo via libera, perché approvare una legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione dell'impresa ci permette di dare finalmente attuazione, 77 anni dopo, all'articolo 46 della Costituzione. Io penso che si tratterebbe di una conquista storica, tanto per i lavoratori quanto per le imprese, che darebbe finalmente compimento a un'intuizione straordinaria dei nostri padri costituenti. E quindi è una grande responsabilità, ed è una responsabilità che non intendiamo disattendere. Lo dobbiamo all'Italia, ai nostri lavoratori, alle nostre imprese, che sono testa, cuore e braccia di una Nazione straordinaria che, come mi piace ricordare sempre, - perché in Italia a noi piace sempre sottolineare quello che non funziona più di quello che funziona, - questa Nazione può ancora stupire, questa Nazione può ancora tracciare la rotta, ma ci dobbiamo credere insieme.
E allora, insieme, e concludo, noi possiamo ricostruire quella vitalità diffusa e quell'ascensore sociale che allora, anche con il concorso della CISL, hanno generato negli anni migliori del dopoguerra, nuove imprese realizzate da dipendenti, il ceto medio è diventato proprietario e l'incremento della ricchezza, dell'occupazione e della natalità. Ci unisce, insomma, cari amici della CISL, l'ottimismo della volontà e un senso di vita che ci porta sempre a guardare verso l'altro e verso l'oltre. E io so che, nel rispetto dei ruoli, noi lavoreremo ancora molto bene negli anni a venire. Ed è per questo che voglio dirvi grazie per accompagnare il lavoro difficile di questo Governo con le vostre legittime rivendicazioni, con la vostra autorevolezza, con la vostra serietà, e guardando sempre, solo e soprattutto, ai diritti e ai bisogni dei lavoratori italiani." ha concluso la premier Giorgia Meloni.(11/02/2025-ITL/ITNET)