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ITALIANI, ITALIANI ALL'ESTERO - UCRAINA - ISPI H24 : CONTROFFENSIVA A KHARKIV MA DIVERSI INTERROGATIVI SU QUESTIONI IN CAMPO...ED UN PESANTE IMPATTO SULL'ECONOMIA PAESI UE...e non solo

(2022-05-13)

I russi si ritirano da Kharkiv e gli ucraini colpiscono un’altra nave della flotta di Mosca nel Mar Nero. Sull’adesione della Finlandia alla Nato, Erdogan gela gli alleati: “Non sono favorevole".

L’Ucraina ha riferito di aver colpito un’altra nave della marina russa, dedita alla logistica vicino all’Isola dei Serpenti nel Mar Nero. Si tratta della nave di supporto Vsevolod Bobrov, una delle più moderne della flotta di Mosca, che avrebbe riparato verso la Crimea. Ma la notizia principale sul fronte dei combattimenti riguarda il fatto che il Cremlino starebbe ritirando i propri soldati dai dintorni di Kharkiv, la seconda città dell’Ucraina, dove sta perdendo terreno. Lo scrive il New York Times, citando funzionari ucraini e occidentali, e sottolineando come la notizia costituisca la seconda maggior battuta d’arresto dell’avanzata russa dopo il ritiro da Kiev del mese scorso. Secondo i funzionari, il Cremlino dovrebbe reindirizzare le truppe verso sud-est, a Izium, alle porte del Donbass, catturata un mese fa.

Intanto, sull’adesione della Finlandia nella Nato, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan gela gli alleati dicendosi “non favorevole” all’ingresso della Finlandia. “Stiamo seguendo gli sviluppi sulla Svezia e la Finlandia, ma non abbiamo un’opinione positiva, perché hanno fatto un errore nella Nato riguardo la Grecia”, ha detto Erdogan parlando con i giornalisti dopo la preghiera del venerdì a Istanbul. “Inoltre, i paesi scandinavi danno ospitalità alle organizzazioni terroristiche”, ha aggiunto, riferendosi ad ex leader del Pkk.
Quella della Turchia è la prima voce dissonante in seno all’Alleanza sulla prospettiva dell'adesione di Finlandia e Svezia, ma potrebbe essere determinante: per entrare nella Nato, infatti, serve il voto favorevole di tutti gli stati membri.

Zelensky pronto a parlare con Putin?
“Sono pronto a parlare con il presidente russo Vladimir Putin, ma senza ultimatum”: lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, intervistato nella trasmissione Porta a Porta di Rai 1 nella serata di ieri. Il presidente ha ribadito che omicidi e torture contro i civili “non fanno che complicare molto la possibilità di condurre trattative, vogliamo che capiate che la nostra società è molto pacifica, da otto anni volevamo fare una trattativa”.
Zelensky ha chiarito anche di non aver “mai parlato di riconoscere l’indipendenza della Crimea” e detto che semmai in questo momento è meglio “lasciare la questione da parte” se ostacola il negoziato.
E ancora: “Noi non dobbiamo cercare una via d’uscita per la Russia. Proporre a noi di cedere qualcosa per salvare la faccia del presidente russo non è corretto, non siamo pronti a salvare la faccia a qualcuno pagando con i nostri territori, non penso sia una cosa giusta”. L’obiettivo dichiarato da Zelensky è quello della pace ma ora, ha insistito, la priorità è quella di “liberare i villaggi e le case, restituire al popolo ucraino quello che gli è stato saccheggiato".
 
Inizia la guerra del gas?
Se l’Europa intende colpire Mosca attraverso l’energia, un argomento considerato ‘intoccabile’ prima del 24 febbraio, anche Vladimir Putin risponde rompendo il tabù delle forniture ai 27. E se finora aveva minacciato in particolare Polonia e Bulgaria, chiudendo i rubinetti a fine aprile dopo il rifiuto di Varsavia e Sofia di pagare il gas in rubli, ora Gazprom si spinge oltre, minacciando l’intera Unione. Ieri infatti il colosso russo dell’energia ha annunciato la chiusura del tratto polacco del gasdotto Yamal, che attraverso Bielorussia, Polonia e Germania rifornisce ogni anno l’Europa di circa 33 miliardi di metri cubi di gas, pari al 10% delle forniture russe al continente.
La società ha spiegato in un comunicato che la decisione è una diretta conseguenza delle contro-sanzioni decise da Mosca contro i cosiddetti “paesi ostili”. Una ritorsione che arriva all’indomani di un’altra interruzione annunciata da Naftogaz, la compagnia ucraina, che ha informato come “circostanze di forza maggiore” rendono impossibile continuare il trasporto di gas attraverso il valico di Sokhranivka e la stazione di compressione Novopskov, che si trovano nel territorio occupato dai militari russi. La notizia ha comprensibilmente innervosito i mercati già alterati dal caro-prezzi su petrolio e benzina. In giornata il prezzo del gas è arrivato a oltre 107 euro a megawattora.

L'ora dell'Europa?

Prima di tornare da Washington, dove ha incontrato il presidente Joe Biden, Mario Draghi ha parlato della necessità di pensare ad un piano Marshall per ricostruire l’Ucraina. “Il supporto che il blocco occidentale deve fornire all’Ucraina dovrà continuare anche quando il conflitto sarà terminato – ha detto il presidente del Consiglio Italiano insignito dell’Atlantic Council Distinguished Leadership Award 2022 – La distruzione delle sue città, dei suoi impianti industriali e dei suoi campi richiederà un enorme sostegno finanziario”.
L’Ucraina, insomma, avrà bisogno di un Piano Marshall, “proprio come quello che ha contribuito alle relazioni speciali tra Europa e Stati Uniti”, ha ribadito il premier e “dovremo garantire che le sue istituzioni democratiche rimangano forti, stabili, vivaci”. Guardando al quadro internazionale, Draghi ha rilevato come l’invasione russa dell'Ucraina abbia “rafforzato i legami tra l'Ue e gli Stati Uniti, isolato Mosca, e sollevato profonde domande per la Cina”.
Dobbiamo tenere a mente l’urgenza del momento che stiamo vivendo, l’entità della sfida che ci si para davanti, ha insistito: “Questa è l’ora dell’Europa e dobbiamo coglierla. Le scelte che l’UE deve affrontare sono, in fondo, brutalmente semplici. Possiamo essere padroni del nostro destino oppure schiavi di decisioni altrui. Ciò che mi rende ottimista è che sappiamo di non essere soli”.(13/05/2022-ITL/ITNET)

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