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ITALIANI ALL'ESTERO - CGIE /ASSEMBLEA 2024 : RELAZIONE COMPONENTE NOMINA GOVERNATIVA COORDINATA DA V.SEGR.LODETTI. AL CENTRO: DENATALITA'/IMPATRI, INFORMAZIONE, LINGUA/CULTURA, SERVIZI, FRONTALIERI.....
(2024-07-25)
Pubblicata dal sito del CGIE, la relazione dell'Incontro dei Consiglieri di nomina governativa riuniti a Roma il 17.06.2024 presso il MAECI, in occasione dell’Assemblea Plenaria del CGIE coordinata dal Vice Pres. di nomina governativa Gianluca Lodetti:
"I Consiglieri di Nomina governativa riunitisi il giorno 17 giugno presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, hanno affrontato I vari punti all’ordine del giorno, partendo da quanto emerso nella precedente riunione di settembre e dai documenti prodotti dalle commissioni tematiche e continentali. L’intento era quello di analizzare la situazione delle nostre comunità e l’evoluzione della mobilità ma anche quello di iniziare a concentrarci su alcune questioni puntuali già emerse a settembre (lingua e cultura e scuola; programmi contro lo spopolamento, assistenza sanitaria per iscritti Aire e frontalieri; rilascio passaporti nel contesto dei servizi per la cittadinanza; Spid e servizi ai connazionali) e cercare così di fornire un supporto a tutto il Cgie a cominciare dal CdP e dalle Commissioni tematiche, specificatamente competenti. La nostra attenzione prioritaria l’abbiamo concentrata sui primi tre temi citati: scuola, spopolamento e mobilità circolare, sanità e lo abbiamo fatto audendo dei parlamentari di opposti schieramenti, che hanno depositato in parlamento disegni di legge sulle tre tematiche suindicate. In questo senso ci sentiamo di dire che abbiamo inaugurato un metodo che, in virtù del ruolo di rappresentanza del mondo organizzato che la nostra componente svolge, mira ad avvicinare ulteriormente al CGIE il mondo istituzionale (il parlamento in questo caso), senza voler prevaricare le competenze di CdP e Commissioni Tematiche, per fornire informazioni e chiavi di lettura utili a delineare le nostre strategie.
Sui contenuti, riassumendo molto sinteticamente, si rileva come in Italia stia aumentando l’età media, la denatalità si accentua di anno in anno, le persone di 65 anni e più sono oggi il 25% dei residenti e sono il doppio dei giovani al di sotto dei 15 anni (nel 2050 saranno il triplo). Il Paese quindi sta invecchiando rapidamente.
L’altro elemento oramai strutturale da tenere presente e rilevato dall’Istat, è rappresentato dalla dinamica demografica della forza lavoro che invecchia addirittura più rapidamente di quanto invecchi il Paese nel suo complesso. Siamo sostanzialmente una gerontocrazia (tra gli ultimi nelle classifiche europee); paradossalmente le imprese assecon-dano questa nostra caratteristica, accentuandola e questo è dimostrato dal fatto che negli ultimi 20 anni il tasso di occupazione al di sotto dei 34 anni è diminuito di 10 punti. Eppure sono stati creati, solo dal 2020, più di 2 milioni di posti di lavoro con un buon tasso di occupazione e i Neet sono diminuiti di quasi 1 milione negli ultimi 5 anni, così come l’occupazione giovanile è cresciuta anche se le percentuali sono considerevolmente più basse rispetto agli altri paesi europei. In questo contesto, dalle ultime rilevazioni Istat sulle migrazioni interne e internazionali e dal rapporto Istat 2024, si rileva che siamo di fronte ad una ripresa consistente del fenomeno emigratorio. Le cancellazioni di residenza hanno superato nuovamente le 100.000 unità, (+8,3% nel 2023, per due terzi dal nord Italia e, per buona parte, giovani) in un contesto di grande mobilità interna, prevalentemente concentrata sulla tradizionale rotta da Sud al Centro-Nord Italia. I rimpatri (prevalentemente verso il Centro Sud) nel 2023 sono ritornati a contrarsi (-13%) e non compensano, se non in minima parte, gli espatri (significativo rimane il flusso dal sud America, +80%, soprattutto Argentina, ascrivibile all’entrata di stranieri per riconoscimento di cittadinanza iuris sangunis). Nel decennio 2014-2023 vi sono stati oltre 1 milione di espatri a fronte di 515.000 rimpatri con un saldo migratorio negativo, per la componente di cittadini italiani, di 566.000 unità. Peraltro, pur riscontrandosi un aumento consistente del flusso di immigrati in Italia - 360.000 nel solo 2023 (+38%) – esso non riesce, dal 2014, ad evitare al nostro Paese un saldo demografico complessivo negativo.
I motivi di questa emorragia demografica verso i Paesi esteri, prevalentemente europei, sappiamo che sono complessi e variegati. Sicuramente uno dei motivi principali è connesso alla ricerca di una collocazione lavorativa migliore e a fattori esperienziali non di per se negativi ma portatori di elementi di arricchimento personale e di professionalità. Ma sono molto importanti anche i bassi salari e l’aumento della sofferenza economica delle famiglie; il cattivo match tra domanda e offerta di lavoro e le deficienze nel nostro sistema di welfare. Un altro motivo rilevante è che i giovani non si riconoscono più nei nostri modelli di impresa che sono troppo sbilanciati sui boomers, modelli in cui i giovani hanno troppa difficoltà ad emergere e ad essere valorizzati.
La sensazione di precarietà nei giovani aumenta invece di diminuire, precarietà che non si deve intendere unicamente come instabilità del rapporto di lavoro (i contratti a tempo indeterminato sono fortunatamente aumentati negli ultimi due anni) ma come incertezza sui fattori su cui si fonda la possibilità di programmare la propria esistenza (prezzi delle case, servizi sanitari, tempi di pensionamento, scarsa propensione all’occupazione femminile, incertezza nell’avanzamento delle carriere lavorative ecc.). L’Istat, a questo proposito, ci dice che il livello di soddisfazione per le opportunità di carriera, per chi lavora in Italia, è bassissimo (solo il 31% in media e, per le nuove generazioni, ancora più basso).
L’altro elemento che emerge come motivo dell’espatrio è la sfiducia nel sistema Paese nel suo complesso, soprattutto da parte dei giovani, che si riconoscono solo in minima parte nelle Istituzioni, nei partiti, nel mondo associativo, negli attuali modelli di rappresentanza. Si tratta della perdita di una parte di fattori identitari che li lega al Paese. Rimangono gli affetti, la cultura, la lingua (quando si coltiva) ma non c’è più la speranza di cambiare, di crescere, di riconoscersi collettivamente in un modello espresso dal Paese e nel Paese stesso.
La partenza, soprattutto dal sud al centro-nord Italia o verso i paesi esteri, viene vista come soluzione proprio in un momento in cui i cambiamenti, le trasformazioni tecnologiche, la transizione energetica ed ecologica, la modifica dei modelli produttivi ecc. ecc., dovrebbero di per se spingere il mondo del lavoro verso i giovani anziché schiacciarli e comprimerli in spazi ristretti e senza sbocchi.
Di pari passo ai fenomeni migratori e della mobilità oltreché dell’invecchiamento, il nostro gruppo si è soffermato sul fenomeno dello spopolamento delle aree interne del Paese che è aumentato negli ultimi 10 anni e aumenterà tendenzialmente nei prossimi anni/decenni in assenza di politiche adeguate. Questo avviene nelle aree economicamente meno attrattive. La popolazione giovane tende infatti a ridursi con maggiore intensità nei territori con carenti opportunità occupazionali e a bassa produzione di reddito e questo è un fenomeno che si è prodotto nel corso di tanti anni di totale disinteresse della politica, accentuandosi anche a causa della mobilità umana.
Per addivenire a soluzioni strutturali rispetto a questi problemi servono politiche che favoriscano la crescita economica, politiche industriali lungimiranti, un mercato del lavoro rispondente alle esigenze dei lavoratori e delle imprese, una politica salariale che ci riporti a competere con gli altri Paesi europei, un’attenzione alle politiche green che generi nuovi posti di lavoro, un sistema di welfare non dispersivo ma mirato a colmare le grandi diseguaglianze socio-economiche presenti nel Paese, un’attenzione alle politiche del territorio e l’incentivazione di tutte le forme partecipative che rafforzino la coesione sociale.
Come detto, la mobilità, nel mondo d’oggi, può acuire i problemi su indicati così come può aiutare a risolverli. Quando è una vera e propria scelta ed è finalizzata alla crescita professionale e individuale è senza dubbio un fattore positivo: crea ponti, favorisce gli scambi, incentiva il confronto sociale, culturale, economico, può essere anch’essa un volano per la crescita. Ma, per esserlo, deve essere bilanciata da una capacità attrattiva del Paese che porti ad una circolarità del fenomeno migratorio, promuovendo politiche mirate al mantenimento dei legami dell’espatriato con il proprio territorio, favorendo, ad esempio, l’insegnamento per i propri figli, della lingua di origine nel periodo che si trascorre all’estero, promuovendo un’informazione diffusa e capillare che raggiunga le nostre comunità e al contempo un’informazione sulle nostre comunità che raggiunga l’opinione pubblica italiana; inoltre, facilitando il rientro in Italia anche per periodi limitati, attraverso facilitazioni per trascorrere periodi di lavoro nei nostri borghi, ad esempio con la creazione di servizi dedicati a chi fa questa scelta.
Si rende anche necessaria una strategia specifica seria di lungo periodo, fatta di incentivi, di servizi e di un welfare adeguato ma anche di qualità del lavoro, di maggiori risorse nei settori chiave (la scuola, la ricerca e l’università ad esempio), e di una crescita culturale generalizzata che guardi al fenomeno migratorio con consapevolezza e al mondo dell’emigrazione, come una risorsa per l’Italia e, anche in questo senso, va colta l’importanza del progetto sul Turismo delle Radici, promosso dal MAECI.
Abbiamo iniziato quindi ad approfondire alcuni strumenti per perseguire gli obiettivi di cui sopra e su cui concentrare la nostra attenzione: i sistemi incentivanti (decreti Impatrio, Pnrr, decreto Borghi, ddl contro lo spopolamento); i sistemi per il mantenimento di legami strutturali esistenti come, ad esempio, una casa in Italia (vedi la richiesta di equiparazione dell’IMU tra residenti all’estero e residenti in Italia), i sistemi di mantenimento dell’identità (in parte, presupposto della circolarità) che si deve fare sempre più plurale, globale ma anche consapevole attraverso l’Informazione e il rafforza-mento, ad esempio, dei corsi di lingua e cultura e degli enti gestori che li promuovono, che devono essere concepiti anche come parte di questa strategia complessiva a favore della circolarità e di mantenimento dei legami o la promozione del turismo delle radici, come detto; attraverso la garanzia di una assistenza sanitaria completa per gli emigrati che rientrano anche temporaneamente (e questo sarà sempre più importante dal momento in cui molte persone attualmente non iscritte, si iscriveranno all’AIRE); attraverso la stipula di nuove convenzioni di sicurezza sociale che garantiscano la portabilità dei diritti socio-previdenziali tra più paesi e l’armonizzazione dei sistemi di sicurezza sociale europei, in una fase storica in cui i periodi di lavoro saranno sempre più parcellizzati; attraverso il mantenimento di un livello di servizi più funzionale alle esigenze dei connazionali e che faccia sentire loro la vicinanza dell’Italia (e dell’Europa) e della sua Amministrazione. Un elemento aggiuntivo che abbiamo inserito nella nostra discussione è stato quello della necessità che tutto questo sia accompagnato da una maggiore consapevolezza della nostra storia migratoria e dei fenomeni migratori in generale, all’interno delle nostre scuole. Solo con una maggiore conoscenza in questo campo, potremo formare le generazioni future alla gestione di questi complessi fenomeni.
Il nostro gruppo ha ritenuto quindi di cominciare a verificare quali siano le politiche del governo rispetto a tutto questo e quale sia l’azione dei nostri parlamentari eletti all’estero anche per fornire eventuali spunti o suggerimenti. E’ un lavoro che ci vedrà impegnati costantemente e che proseguiremo nel corso di tutta la consigliatura. Seguendo questo percorso, abbiamo lavorato con i parlamentari che avevamo invitato al nostro tavolo On.li Porta, Di Giuseppe e Di Sanzo (nelle prossime fasi coinvolgeremo ovviamente altri loro colleghi parlamentari) e il Consigliere del Cgie, On.le Ricciardi. Rispetto alle politiche di incentivazione, la legislazione italiana, da alcuni anni, ha iniziato a prevedere agevolazioni sul fronte degli ingressi, dei visti, per le start up, per gli investitori, per i nomadi digitali extraeuropei, per coloro che seguono percorsi formativi professionali specifici e di lingua e cultura anche al di fuori dei decreti flussi. A questa legislazione è necessario raccordarsi. E’ stato rilevato che la legislazione sull’”Impatrio”, che stava iniziando a generare effetti positivi, è stata recentemente depotenziata. Sicuramente lo si è fatto per evitare abusi ma in generale si tratta di uno strumento che andrebbe preser-vato, avviando una nuova rimodulazione degli incentivi così come aumentando il novero delle categorie che ne potrebbero usufruire. Sul fronte della tassazione degli immobili in Italia dei residenti all’estero, è stato giudicato importante raggiungere l’obiettivo di equiparare la tassazione di tali immobili (una sola abitazione sita nel luogo di residenza Aire) a quella delle abitazioni principali dei residenti in Italia, contribuendo così a mantenere il legame strutturale tra espatriati e luoghi di origine che, spesso viene a sciogliersi per la mancanza di una base fisica su cui appoggiarsi. Per questo è stata condivisa la necessità di approvare il pdl 956 in proposito presentato in parlamento dall’On.le Ricciardi (illustrato dal medesimo ai Consiglieri), attraverso un’azione concertata tra maggioranza e opposizione. Riguardo al tema del contrasto allo spopolamento e alla denatalità, la componente di nomina governativa ha esaminato il pdl 1439, presentato dall’On.le Porta e altri, giudicandolo profondamente innovativo, andando ad incidere sulla semplificazione amministrativa per il rientro dei giovani italiani all’estero ma anche delle persone di origine italiana (Italici) e auspica che prosegua il suo percorso parlamentare nelle sedi opportune.
Sul fronte dell’assistenza sanitaria sono state verificate le opzioni attualmente sul tappeto, al di là delle prestazioni oggi già concesse dalla legge riguardanti le cure ospedaliere urgenti per un periodo di 90 giorni, opzioni che hanno costituito oggetto di diversi Pdl e che prevedono sistemi diversamente articolati. Il Pdl 1042 (On.le Di Giuseppe) prevede un sistema che mantiene l’iscrizione al sistema sanitario nazionale anche per i residenti all’estero con tutte le prestazioni conseguenti, compreso il medico di famiglia, attraverso il pagamento di un contributo individuale da far confluire in un fondo presso il Ministero della Sanità e da individuarsi ad opera dello stesso Ministero, con esenzione per i cittadini minorenni e la possibilità di detrazione per i pensionati con trattamento corrisposto da enti previdenziali italiani. Altri progetti vanno in questa direzione (On.le Di Sanzo) ma con l’ipotesi di allargamento delle categorie esenti al contributo al SSN per gli studenti e per i non abbienti, in misura equa e proporzionale. Il Pdl 1125 (On.le Carè) prevede un sistema di assistenza sanitaria gratuita per gli iscritti da zero a quattro anni all’Aire sulle prestazioni ospedaliere non urgenti (non per il medico di famiglia), con oneri a carico della fiscalità generale; vi sono altre ipotesi sul tappeto (ma non oggetto di Pdl), una delle quali prevede l’individuazione di compagnie assicurative private con le quali gli iscritti Aire potrebbero stipulare assicurazioni sanitarie a condizioni vantaggiose.
Sull’argomento la componente di nomina governativa ha giudicato positivamente i tentativi di giungere ad una soluzione concreta del problema e auspica che, proseguendo il dibattito in parlamento, si possa giungere ad una unificazione dei progetti di legge, fornendo al cittadino un’assistenza sanitaria la più ampia possibile, sia in termini di periodo assicurato che in termini di prestazioni garantite.
Nel corso della riunione, è stato condiviso anche il tema della tassazione per i lavoratori frontalieri con la Svizzera e in particolare della nuova tassa, introdotta con l’ultima legge di bilancio volta, nelle intenzioni, a finanziare un maggior salario ai lavoratori della Sanità nelle aree di confine. Una tassa che, a giudizione delle maggiori organizzazioni sindacali, colpisce tutti i nostri concittadini frontalieri che lavorano in Svizzera ante 16/7/2023 e che introduce una sorta di ingiusta doppia tassazione, visto che gli stessi elementi di reddito sarebbero tassati contemporaneamente dai due Paesi, dopo aver sottoscritto un trattato contro le doppie imposizioni secondo le regole OCSE che, tra le altre cose, ha introdotto per i nuovi frontalieri (dal 2024) la tassazione concorrente.
E’ stato affrontato anche il tema del sostegno e della diffusione della conoscenza dell’emigrazione italiana nel quadro delle migrazioni contemporanee come elemento essenziale per generare, nelle giovani generazioni, una consapevolezza della nostra storia che ci aiuti ad affrontare positivamente il tema migratorio in generale. In questo quadro è stato giudicato positivamente l’idea presente nel Pdl 525 (On.le Porta e altri), di procedere a tale azione di sostegno, attraverso l’imple-mentazione di un progetto nazionale del Ministero dell’istruzione da attuarsi nelle scuole che il CGIE auspica possa proseguire nel percorso parlamentare con un’ampia condivisione da parte di tutti gli schieramenti.
Riguardo ai corsi di lingua e cultura e al ruolo degli Enti gestori, considerato quanto sopra esposto e che la loro azione dovrebbe far parte di una strategia complessiva nell’ambito del Sistema Paese finalizzata anche al mantenimento del legame strutturato dei nostri connazionali con l’Italia (oltre che alla promozione di questi fattori in chiave diplomatica), è stato auspicata un’attenzione maggiore del MAECI riguardo al settore, che si deve sostanziare da una parte, con maggiori risorse nel capitolo di bilancio dedicato e dall’altra, modificando i decreti attuativi in maniera tale da venire incontro il più possibile alle esigenze degli Enti gestori stessi. E’ necessario infatti, rimodulare l’erogazione dei contributi, aumentando la percentuale delle prime due anticipazioni, evitando così agli Enti esposizioni bancarie che ne minano costantemente la sopravvivenza. In ogni caso si auspica l’istituzione di un tavolo permanente tra MAECI e Enti gestori, con eventuale partecipazione del CGIE, che permetta al MAECI di supportare gli enti nelle loro esigenze concrete.
Infine, i consiglieri di nomina governativa hanno messo in evidenza che l’aumento esponenziale del numero complessivo dei cittadini italiani all’estero, giunti oramai a più di sette milioni, dovrà portare a lavorare su due ulteriori obiettivi, peraltro già all’attenzione costante del Cgie: il primo è quello del miglioramento dei servizi (anche digitali), sia di quelli consolari che di quelli erogati da altri soggetti deputati a farlo secondo la legge (Patronati, Camere di Commercio ecc.) in una chiave pienamente sinergica e funzionale. Questo nella consapevolezza che non solo si tratti di un diritto sacrosanto garantito dalla Costituzione ma che, al miglioramento costante dei servizi corrisponda un miglioramento del rapporto dei cittadini residenti all’estero col Sistema Paese, un modo per mantenere con loro un legame positivo e di sostanziare il concetto di cittadinanza. In questo senso è necessario procedere sia con la stipula della Convenzione tra Patronati e MAECI che avanzare con la promozione di servizi di accompagnamento della nuova emigrazione sia pre-partenza che all’estero, che al momento dell’eventuale rientro nel nostro Paese, oltre che procedere speditamente con la digitaliz-zazione dei servizi (informazione sullo Spid e servizi per la cittadinanza).
Il secondo obiettivo è connesso al riconoscimento della cittadinanza che ha toccato un numero enorme di persone negli ultimi anni, soprattutto nelle Americhe. Il Paese e le istituzioni devono convincersi che l’obiettivo da percorrere sia rendere questi nuovi cittadini pienamente consapevoli del loro nuovo status, portatori di diritti e di doveri, primi tra tutti quelli stabiliti dalla nostra Costituzione, consapevoli della propria identità culturale e linguistica. Per fare questo vanno individuati dei percorsi formativi e informativi adeguati che riempiano di significato questo riconoscimento e inseriscano a pieno titolo questi nuovi cittadini nella vita sociale, economica, politica del nostro Paese. La creazione di percorsi per una “Cittadinanza consapevole” costituisce un modo per far contare di più le comunità all’estero, per responsabilizzarle appieno e per renderle partecipi dell’evoluzione del nostro Paese nel mondo contemporaneo.
Da ultimo, i componenti di nomina governativa del CGIE rinnovano la loro disponibilità ad accompagnare l’azione del CdP e delle Commissioni continentali e tematiche in ogni occasione in cui si manifesti l’esigenza, promuovendo anche l’approvazione di ordini del giorno in Assemblea plenaria, sulle questioni di cui sopra e a seguire le eventuali indicazioni del CdP sulle priorità rispetto alle quali orientare la propria azione."Gianluca Lodetti.(25/07/2024-ITL/ITNET) --------------------------------------------------------------- ]Il gruppo dei componenti di nomina governativa del CGIE è composto dai 20 Consiglieri nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e sono espressione di associazioni nazionali dell’emigrazione (7), di partiti con rappresentanza parlamentare (4), di confederazioni sindacali e patronati maggiormente rappresentativi sul piano nazionale presenti nel CNEL (6), di Federazione nazionale della stampa (1), di Federazione unitaria della stampa italiana all’estero (1), dell’organizzazione più rappresentativa dei lavoratori frontalieri (1). Il suo scopo consiste nell’avvicinare al CGIE il mondo istituzionale per fornire informazioni e chiavi di lettura utili a delineare le strategie dell’organismo.(25/07/2024-ITL/ITNET)
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