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PENSIONATI ITALIANI ALL'ESTERO - III° RAPPORTO INPS PENSIONI ALL'ESTERO 2023: OLTRE 310.000, IMPORTO 1.600.000 EURO IN 160 PAESI (2,3% PENSIONI INPS EROGATE). 680.000 IN REGIME INTERNA-ZIONALE (562 MILIONI EURO).
(2024-10-28)
Sul sito dell’INPS è disponibile il terzo Rapporto sulle pensioni pagate all’estero aggiornato al 2023: un’attenta analisi dei dati sociali e previdenziali dedicata al fenomeno della migrazione, ai suoi effetti e alla comparazione tra il dato storico e il risultato dei trasferimenti avviati dopo gli anni 2000.
Il Rapporto mette a confronto le serie storiche degli ultimi 13 anni relative alle pensioni verso l’estero o dall’estero con le evidenze frutto di un nuovo movimento migratorio in continua crescita.
"Sono passati 13 anni da quando l’Inps ha iniziato a monitorare il fenomeno sui movimenti delle pensioni verso l’estero o dall’estero e, da allora, si è continuato a sottolineare che si è in una fase di transizione, di passaggio dal pagamento di pensioni che si riferiscono alla vecchia emigrazione, con grandi numeri che nel tempo si stanno assottigliando, all’erogazione di pensioni che, invece, sono il frutto di un nuovo movimento migratorio, con numeri molto più bassi, ma in continua crescita.
Oggi i dati estratti ci dicono che la forbice tra le due generazioni si è talmente allargata che l’argomento deve necessariamente essere affrontato analizzando le due fasi distintamente per affrontare i diversi effetti e i diversi trend. Se il lontano passato sta vedendo inevitabilmente l’esaurirsi del suo lungo strascico nel pagamento delle pensioni all’estero e quello più recente sta riguardando ambienti con contorni e confini ormai già ben identificati, il nostro presente sta iniziando a condizionare nuovi spazi e ambiti di cui ancora non sono ben chiari i termini e le suggestioni, intervenendo, ad esempio, nuove modalità organizzative del lavoro.
Uno dei termini più usati è quello di “interconnessione”, per indicare un nuovissimo fenomeno che consente di svolgere molte attività, lavorative o ricreative, a distanza e di mantenere, nonché di costituire ex novo, relazioni sociali più o meno significative. Quanto incide l’interconnessione sugli spostamenti? La loro frequenza è destinata ad aumentare o a diminuire? Domande alle quali oggi è difficile trovare una risposta certa e univoca. Gli spostamenti del passato erano legati alla necessità e al binomio ricchezza–povertà, alle grandi ondate di migranti con effetti lunghi e duraturi sulle persone, sui luoghi, di partenza e di arrivo, e sulle comunità, quelle presenti e quelle di nuova costituzione.
Gli spostamenti più recenti, invece, si sono legati ad altre necessità, a nuovi e complessi fattori alle grandi ondate di migranti con effetti lunghi e duraturi sulle persone, sui luoghi, di partenza e di arrivo, e sulle comunità, quelle presenti e quelle di nuova costituzione. Gli spostamenti più recenti, invece, si sono legati ad altre necessità, a nuovi e complessi fattori motivazionali, quali la volontà di superare le barriere nazionali per aprirsi verso nuove culture, nuovi mercati e nuove occasioni di realizzazione personale e professionale, e inedite realtà sociali: i nuovi emigrati italiani hanno, per la maggior parte, un’età compresa tra i 20 e i 49 anni (il 44% delle partenze per espatrio, avvenute da gennaio a dicembre 2022, ha riguardato giovani italiani tra i 18 e i 34 anni), e un livello di istruzione medio-alto (circa il 58% possiede almeno il diploma), mentre i cittadini rientrati in Italia nel 2021, hanno un titolo di studio mediamente basso, solo il 28,5% dei casi ha un diploma e nel restante 24% un alto livello di istruzione (laurea e post-laurea)
La pandemia ha rappresentato un formidabile acceleratore sociale di processi evolutivi, quali l’individualizzazione del rapporto di lavoro, il commercio on line, le consegne di cibo a domicilio, l’industria dell’intrattenimento domestico, il work-from-home, il remote working motivazionali, quali la volontà di superare le barriere nazionali per aprirsi verso nuove culture, nuovi mercati e nuove occasioni di realizzazione personale e professionale, e inedite realtà sociali: i nuovi emigrati italiani hanno, per la maggior parte, un’età compresa tra i 20 e i 49 anni (il 44% delle partenze per espatrio, avvenute da gennaio a dicembre 2022, ha riguardato giovani italiani tra i 18 e i 34 anni), e un livello di istruzione medio-alto (circa il 58% possiede almeno il diploma), mentre i cittadini rientrati in Italia nel 2021, hanno un titolo di studio mediamente basso, solo il 28,5% dei casi ha un diploma e nel restante 24% un alto livello di istruzione (laurea e post-laurea)
La pandemia ha rappresentato un formidabile acceleratore sociale di processi evolutivi, quali l’individualiz-zazione del rapporto di lavoro, il commercio on line, le consegne di cibo a domicilio, l’industria dell’intrattenimento domestico, il work-from-home, il remote working
È stata l’occasione per riorganizzarsi, per mettere in moto innovazioni, idee, azioni nel mondo sociale, nei mercati finanziari, del lavoro, economico, e oggi si stanno analizzando i primi effetti.
Con questa consapevolezza sui cambiamenti del domani, i cui contorni, al momento, rimangono piuttosto confusi, si può oggi ripercorrere il passato, più o meno remoto, esponendo i dati sui movimenti migratori, sui suoi riflessi sui pagamenti delle pensioni all’estero e sui riflessi di queste sulla nostra società allargata, ma anche facendo un breve giro nel presente, considerando le scelte attuali di chi decide, da pensionato, di partire al seguito dei figli che si sono nel frattempo trasferiti e magari hanno bisogno di supporto e di assistenza per i nipotini o semplicemente della vicinanza della propria famiglia..
I risultati del Rapporto saranno oggetto di uno specifico approfondimento in occasione del Convegno “@migrazione: da fenomeno sociale a fattore identitario” che si svolgerà, in collaborazione con la Fondazione Migrantes, il 23 gennaio 2025 a Palazzo Wedekind a Roma.
Alcune considerazioni sono state pubblicate, come consuetudine da diversi anni, anche all’interno del Rapporto Italiani nel Mondo che uscirà il prossimo 5 novembre.
I DATI COMPLESSIVI : L’insieme dei pagamenti delle pensioni erogate dall’INPS all’estero – che includono non solo quelli riferiti alle prestazioni in regime internazionale, ma anche a quelle liquidate sulla base della sola contribuzione italiana – sono pari a oltre 310.000 nel 2023, con un importo totale di circa 1.600 milioni di euro. Complessivamente questo aggregato rappresenta il 2,3% del totale delle pensioni erogate dall’Istituto e si distribuisce su circa 160 Paesi.
Le sole pensioni in regime internazionale sono circa 680mila, di cui il 36% pagate all’estero, per un importo di poco meno di 562 milioni di euro.
La maggior parte dei pagamenti delle pensioni è localizzata nel continente europeo (48%), in America (38%) e in Australia (11%).
Da un punto di vista tendenziale, i dati interessanti sono quelli che riguardano l’incremento del numero dei pagamenti di pensioni in Europa (+4,3%), nonché in America centrale, in Asia e in Africa (rispettiva-mente +38,9%, + 34,9% e +30,3%).
Al contrario, l'INPS segnala l’importante tendenza negativa del numero dei pagamenti in America settentrionale, in America meridionale e in Oceania, aree che storicamente sono state tra le destinazioni preferite dagli emigranti italiani nel secolo scorso e che adesso ospitano i pensionati più anziani il cui numero, negli anni, è destinato a ridursi. (28/10/2024-ITL/ITNET)
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