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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - WEEKEND ITALIA - DIALOGO ININTERROTTO TRA VENEZIA, ARTURO MARTINI E GIORGIO ANDREOTTA CALO'.

(2024-11-25)

Nel marzo 1944 Arturo Martini comincia a scrivere il suo celebre testo “La scultura lingua morta” che sarà pubblicato a Venezia, in cinquanta copie, nel 1945. Lo scritto è una sofferta dichiarazione sull’incapacità della scultura di essere viva e universale.

  Durante i terribili anni della Seconda guerra mondiale Martini, dalla posizione di massimo scultore italiano del suo tempo, attacca la scultura e ne mette in dubbio la possibilità di essere salvifica. Dalle riflessioni di Martini, autore fondante del gruppo di artisti che ai primi del ’900 si erano riuniti intorno al primo Direttore di Ca’ Pesaro Nino Barbantini e artista ampiamente rappresentato nelle raccolte civiche conservate dalla Galleria, prende avvio un dialogo, quasi un corpo a corpo, tra Giorgio Andreotta Calò, artista veneziano annoverato tra le voci più autorevoli dell’arte italiana a livello internazionale, e la città di Venezia, considerata nella sua plasticità e fisicità.

La piccola ma preziosa esposizione di oggi - fino al 4 marzo 2025 a Ca' Pesaro - rappresenta un viaggio nella lingua morta attraverso capolavori realizzati da Calò nell’arco di oltre vent’anni. Dalle celebri Clessidre, Pinne Nobilis, Carotaggi e una straordinaria serie di Meduse tra le quali l’esemplare entrato nella collezione civica di Ca’ Pesaro grazie al PAC2021 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Di questo soggetto tanto caro all’artista veneziano, un esemplare inedito è presentato in un intimo colloquio con Testa di Medusa di Martini, opera proveniente dai depositi della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Ca’ Pesaro. Da questo dialogo tra i due artisti percepiamo come il linguaggio non sia mai stato più vivo e presente.

Insieme a queste opere sono esposti i materiali che per primi hanno attivato il dialogo dell’artista con il Palazzo sul Canal Grande: la seconda sala della mostra vive nei disegni e nei carotaggi, esito delle indagini eseguite dai professionisti dei Lavori Pubblici del Comune di Venezia sulla facciata di Ca’ Pesaro. Il rapporto tra la produzione plastica contemporanea e la città di Venezia, rappresentato dalla sensibilità di Calò cui si affiancano le collezioni di scultura di Ca’ Pesaro e la monumentale architettura del Palazzo, si arricchisce delle suggestioni ispirate dai preziosi documenti provenienti dall’Archivio Storico della Galleria.

Sono tracce di campagne fotografiche condotte sulle collezioni, di cambiamenti e riflessioni sull’alle-stimento delle opere, sull’architettura longheniana e sulla facciata, trame di una storia che si intreccia con la produzione di Calò attraverso lo sguardo trasversale e dialogico del collettivo Ipercubo.

La produzione plastica, ma anche la museografia, l’architettura e il restauro manutentivo, le indagini statiche e scientifiche sui materiali e sul palazzo, diventano tutti elementi di una lingua viva che testimonia il dialogo ininterrotto tra Venezia, i protagonisti del suo glorioso passato e gli interpreti del suo articolato presente. _

Giorgio Andreotta Calò (Venezia, 1979) vive e lavora tra Italia e Olanda. Ha studiato scultura all’Acca-demia di Belle Arti di Venezia e alla Kunsthochschule di Berlino. Tra il 2001 e il 2007 è assistente di Ilya ed Emilia Kabakov. Nel 2008 inizia la collaborazione con Galleria ZERO… (Milano).

Nel 2008 si trasferisce in Olanda ed è artista in residenza alla Rijksakademie van Beeldende Kunsten di Amsterdam (2009-2011). Nel 2011 il suo lavoro è presentato alla 54. Biennale diretta da Bice Curiger. Nel 2012 vince il Premio Italia per l’arte contemporanea promosso dal MAXXI di Roma. Tra il 2012 e il 2013 è artista in residenza presso il Centre National d’Art Contemporain di Villa Arson a Nizza. Nel 2014 vince il Premio New York promosso dal Ministero per gli Affari Esteri italiano.
Nel 2015 inizia a collaborare con la Galleria Sprovieri (Londra). Nel 2017 è uno dei tre artisti invitati a rappresentare l’Italia nel padiglione curato da Cecilia Alemani alla 57. Biennale e con il progetto Anastasis vince il bando Italian Council (2017). Nel 2019 gli viene dedicata una mostra personale presso Pirelli HangarBicocca a Milano. Tra il 2017 e il 2024 realizza per la collezione del Castello di Ama, un’opera ambientale permanente. Nel 2024 inizia la collaborazione con la Galleria Annet Gelink (Amsterdam).

Il suo lavoro è presente nelle principali collezioni dei musei di arte contemporanea italiani e in prestigiose collezioni private in Italia e all’estero. Dal 2016 stabilisce il suo studio a Venezia e dal 2021 insegna all’Accademia di Belle Arti nel dipartimento di Scultura. (25/11/2024-ITL/ITNET)

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