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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - ITALIA/SPAGNA - ALL'IIC DI MADRID IL DIALOGO DELLE NUOVE AVANGUARDIE CON "DIETRO L'OPERA" UNA MOSTRA SULLE SPERIMENTAZIONI DI GIULIO PAOLINI E LUCA BERTOLO

(2025-02-12)

Il 7 marzo alle ore 20.00, l’Istituto Italiano di Cultura di Madrid presenta GIULIO PAOLINI E LUCA
BERTOLO. DIETRO L’OPERA, una mostra che pone in dialogo per la prima volta uno dei principali
artisti delle nuove avanguardie di secondo Novecento e uno dei più importanti pittori italiani di oggi.
- DIETRO L’OPERA presenta attraverso alcune installazioni, opere pittoriche e opere concettuali, la
più attuale espressione di un’arte riflessiva, capace di interrogarsi sulla propria natura e sui limiti
della rappresentazione.
La mostra a cura di Elena Volpato, Conservatore della GAM di Torino, è prodotta dall’Istituto
Italiano di Cultura di Madrid, sotto l’egida dell’Ambasciata d’Italia in Spagna, con la collaborazione
della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino e della Fondazione Torino
Musei

In occasione di ARCOmadrid 2025, l’Istituto Italiano di Cultura di Madrid presenta una mostra dedicata a
Giulio Paolini (Genova, 1940) e Luca Bertolo (Milano, 1968), uno dei principali artisti delle nuove
avanguardie di secondo Novecento e uno dei più importanti pittori italiani di oggi (dall’8 marzo al 10 maggio 2025).

La curatrice, Elena Volpato,  Conservatore della GAM di Torino, ha posto in dialogo diciassette opere, scelte tra le di più rilevanti del loro percorso. Sono installazioni, dipinti e opere concettuali che abbracciano un arco temporale di sessant’anni, dal 1963 al 2024, e raccontano un continuo interrogarsi sulla natura riflessiva dell’arte e su quello spazio poetico, concettuale ed espressivo che si cela “dietro l’opera” svelandone la dimensione più sfuggente.
L’esposizione è cadenzata in tre momenti che approfondiscono alcuni degli aspetti di contatto tra i due
artisti: il rapporto tra il recto e il verso della tela, l’ambiguo statuto d’immagine della bandiera e la
rappresentazione dell’assenza. Tre temi, tanti quante sono le principali sale espositive dell’Istituto Italiano
di Cultura di Madrid, un luogo segnato dalla simbolica vicinanza di un dipinto come Las Meninas di
Velázquez che costituisce l’origine delle riflessioni in gioco.

Paolini è stato una figura primaria delle nuove avanguardie del secondo Novecento per il suo esame degli
elementi essenziali e costitutivi dell’opera visiva. Nella loro enigmatica presenza è andato cercando il
senso tanto di ogni possibile congedo dal passato, quanto di ogni possibile riconoscimento delle costanti
dell’arte. Ha testimoniato l’urgenza di un’analisi che concesse di ripartire da un nuovo inizio, ma anche di
dichiarare che quell’inizio era tutto interno alla tradizione classica.

Il suo esame ha saputo verificare la possibilità continuamente risorgente della rappresentazione, come
un’aura ineludibile, inscritta nella nuda semplicità oggettuale del quadro, nel suo essere soglia verso lo
spazio dell’arte.

Trent’anni dopo gli inizi di Paolini, Luca Bertolo incominciò a dipingere ripartendo da una riflessione simile
sugli elementi primi della pittura e sulla superficie piana della tela come spazio di avvicinamento, per via
negativa, all’immagine. Operando all’interno della pittura, è andato trovando paradossali rappresentazioni
dell’impossibilità di dire compiutamente se stessi e il mondo. Rispondendo alle decostruzioni e ricostru-zioni delle avanguardie, Bertolo sta tracciando un percorso in cui appartenenza e lontananza dalla storia,
contemplazione e sberleffo, pittura mimetica e pittura mentale, si sovrappongono nella sua paradossale
indagine pittorica dell’apparente impossibilità di dipingere.

L’esposizione è accompagnata da un catalogo edito da Allemandi, con testi degli artisti e della curatrice.
Il nostro Istituto ha sempre promosso e valorizzato l’arte contemporanea italiana, - afferma Susi
Baldasseroni, Direttrice ad interim dell’Istituto Italiano di Cultura di Madrid - ed è un grande privilegio per
noi poter esporre le opere di due artisti così significativi, che ringraziamo per la generosità e la disponi-bilità con la quale hanno accettato il nostro invito.

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Giulio Paolini nasce a Genova il 5 novembre 1940. Nel 1942 la sua famiglia si trasferisce a Bergamo, per
motivi legati alla professione del padre, e nel 1952 si stabilisce definitivamente a Torino. Segue una
formazione grafica e si avvicina all’arte frequentando mostre e gallerie; dopo alcune prove sperimentali, nel 1960 realizza Disegno geometrico, vera e propria dichiarazione d’intenti, che rimarrà il punto di eterno
ritorno della sua ricerca artistica.

Le prime amicizie nel mondo dell’arte segnano l’esordio della sua carriera, che prende avvio nel 1964 con
la prima mostra personale alla Galleria La Salita a Roma. Nella seconda metà degli anni sessanta
consolida i suoi assunti concettuali e la sua posizione di completa autonomia rispetto all’effervescente
clima dominante dell’epoca. Germano Celant, conosciuto tramite Carla Lonzi, scrive il testo per il catalogo
di una personale alla Galleria del Leone a Venezia nel 1967 e lo coinvolge nella nascente scena dell’Arte
povera, invitandolo nelle rassegne da lui curate negli anni 1967-71.

Dai primi anni settanta stringe contatti internazionali e tiene numerose mostre in gallerie e musei. Tra le
maggiori antologiche si ricordano quelle al Palazzo della Pilotta a Parma (1976), allo Stedelijk Museum di
Amsterdam (1980), al Nouveau Musée di Villeurbanne (1984), alla Staatsgalerie di Stoccarda (1986), alla
Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (1988), alla Neue Galerie am Landesmuseum Joanneum di
Graz (1998), alla Fondazione Prada a Milano (2003), al Kunstmuseum di Winterthur (2005), al MACRO

Museo d’Arte Contemporanea Roma (2013) e alla Whitechapel Gallery a Londra (2014), alla Fondazione
Carriero a Milano (2018) e al Castello di Rivoli - Museo d’Arte contemporanea (2020). È stato invitato più
volte alla Documenta di Kassel (1972, 1977, 1982, 1992) e alla Biennale di Venezia (1970, 1976, 1978,
1980, 1984, 1986, 1993, 1995, 1997, 2013).
Dalle indagini analitiche degli anni sessanta, la sua pratica si sviluppa progressivamente verso installazioni
e allestimenti formalmente più complessi, che dal 2000 orientano l’attenzione principalmente sull’atto
dell’esporre e sullo studio d’artista. Fin dagli esordi ha accompagnato il proprio lavoro con note e scritti,
raccolti in diversi libri.

Luca Bertolo (Milano, 1968) ha studiato informatica all’Università Statale di Milano e successivamente
pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove si è diplomato nel 1998. Ha vissuto a São Paulo, Londra,
Berlino, Vienna. Dal 2005 risiede in una piccola frazione montana sulle Alpi Apuane. Ha partecipato a
mostre in spazi pubblici e privati tra cui GAM, Torino; MART, Rovereto; Aalst Netwerk, Aalst; MAN, Nuoro;
Fondazione del Monte; Bologna; Fondazione Prada, Milano; GNAM, Roma; Centro Pecci, Prato; Nomas
Foundation, Roma; 176/Zabludowicz Collection, Londra; MACRO, Roma; Kettle’s Yard, Cambridge;
SpazioA, Pistoia; Arcade, Londra/Bruxelles; Marc Foxx, Los Angeles; Galerie Perrotin, Parigi; Pierogi
Gallery, New York. Nel 2024 si è tenuta al CEAAC di Strasburgo la sua prima mostra antologica. Alcuni
suoi articoli, apparsi su riviste e blogs, sono confluiti nel libro I baffi del bambino. Scritti sull’arte e sugli
artisti, Quodlibet, 2018. Nel 2022 ha curato l’edizione italiana di Lo strano posto della religione nell’arte
contemporanea, di James Elkins, Johan & Levi, 2022; recentemente ha scritto la postfazione al libro di Raphael Rubinstein Pittura provvisoria. Una svolta nell’arte contemporanea, Johan & Levi, 2022. Dal 2015 insegna pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna.

La mostra - ad ingresso gratuito -sarà aperta al pubblico dall’8 marzo al 10 maggio 2025.
Orario: dal martedì al sabato dalle ore 12.00 alle ore 20.00 Lunedì e festivi chiusa (12/02/2025-ITL/ITNET)

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