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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - WEEKEND ITALIA - CANTORI DELLA BELLEZZA E DEL FASCINO FEMMINILE ALFONSO MUCHA E GIOVANNI BOLDINI PROTAGONISTI DELL'ARTE EUROPEA FRA OTTO E NOVECENTO A PALAZZO DEI DIAMANTI - FOCUS ALPHONSE MUCHA

(2025-03-21)

A Palazzo dei Diamanti di Ferrara, dal 22 marzo al 20 luglio 2025, inizieranno al pubblico due mostre straordinarie: una monografica su Alphonse Mucha, uno dei padri dell'Art Nouveau, nelle 11 sale dell'ala Rossetti, e una mostra-dossier su Giovanni Boldini, dedicata al tema del ritratto femminile, nelle 3 sale dell'ala Tisi.

Sia il ceco Alphonse Mucha (Ivan'ice, 1860 – Praga, 1939), sia il ferrarese Giovanni Boldini (Ferrara, 1842 – Parigi, 1931) si affermarono nella Parigi della Belle Époque ottenendo un successo di portata internazionale. Mucha giunse nella capitale francese nell'autunno del 1887, quando il ferrarese era già molto famoso e stava maturando l 'intenzione di dedicarsi prevalentemente al genere del ritratto.

Mucha ammirò certamente le opere di Boldini presenti all'Esposizione Universale di Parigi del 1900, dove fu a sua volta coinvolto in mostre e progetti, tra cui la decorazione del padiglione della Bosnia-Erzegovina commissionatagli dal governo austriaco.

Entrambi furono straordinari cantori della bellezza e del fascino della donna e riuscirono a dar forma, ognuno a proprio modo, all'ideale femminile del tempo presentandoci figure attraenti e seducenti, eleganti ed energiche, emancipate e padrone del proprio destino.

La retrospettiva a Palazzo dei Diamanti  racconta la biografia, il percorso artistico ed i molteplici aspetti della produzione di Alphonse Mucha, che, nato nel 1860 nella piccola città morava di Ivan'ice, raggiunse fama internazionale nella Parigi fin de siècle grazie ai manifesti per gli spettacoli teatrali della celebre attrice Sarah Bernhardt ed a pannelli decorativi raffiguranti donne attraenti e raffinate. Opere che divennero presto emblematiche della nascente Art Nouveau, alla cui affermazione contribuì elaborando uno stile inconfondibile e seducente, subito ribattezzato “Lo stile Mucha”.

Le iconiche figure che dominano le sue composizioni incarnano una visione rivoluzionaria di femminilità e sono portatrici di libertà e dignità fino ad allora negate. Agli albori della modernità, Mucha ne diventa eloquente interprete attraverso un linguaggio che intreccia armoniosamente diverse influenze: i Preraffaelliti, le xilografie giapponesi, gli elementi naturali, le decorazioni bizantine e le tradizioni slave. L'approccio del maestro boemo si rivela innovativo anche nel metodo creativo. Partendo dall'attenta osservazione della natura, l'artista integra le nuove conoscenze scientifiche in quelle che definirà "teorie su come incantare" i meccanismi della percezione visiva.

Quando nel 1900 venne inaugurata l ' Esposizione Universale di Parigi, il grafico ceco era già considerato una delle figure di spicco di questo nuovo movimento artistico. Nel 1904 visitò per la prima volta gli Stati Uniti e la stampò lo definì «il più grande artista decorativo del mondo». Sebbene sia noto principalmente per i manifesti eseguiti nella ville lumiere, Mucha fu straordinariamente poliedrico e versatile: oltre che illustratore, grafico e pittore, fu anche fotografo, scenografo, progettista d 'interni, creatore di gioielli, packaging designer.

Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, quando Alphonse Mucha si spegne, la sua arte sembrava destinata all'oblio. Nonostante la celebrità raggiunta, nei decenni successivi il mondo artistico europeo si era completamente allontanato dal suo stile. Solo negli anni '60 il suo genio riemerge prepotentemente. La svolta avviene nel 1963, quando il Victoria and Albert Museum di Londra organizza una grande mostra che riaccende l'interesse per il maestro ceco. Questa riscoperta ha un impatto immediato e travolgente: i manifesti di Mucha diventano ben presto i più venduti nei negozi di riproduzioni d'arte come Athena a Londra, decorando le pareti delle abitazioni giovanili della Swinging London.

Nonostante il successo internazionale, Mucha non dimentica mai le sue radici. Il profondo amore per la causa slava lo spinge a dedicarsi al ciclo monumentale dell'"Epopea slava" (1912-26), opera che conside-rerà sempre il vero capolavoro della sua vita, affermandosi non solo come artista di fama mondiale ma anche come acceso patriota.

Fu anche un brillante insegnante, un filosofo e un pensatore politico: era convinto che la bellezza e la forza ispiratrice dell'arte favorissero il progresso dell'umanità e la pace; inoltre credeva fermamente nell'indipendenza della sua patria dall'Impero asburgico e seppe esprimere con forza il sogno di unità dei popoli slavi.

La mostra di Palazzo dei Diamanti illustra attraverso circa 150 opere – tra dipinti, disegni, fotografie, manifesti, oggetti – l 'intera vicenda biografica e artistica di Mucha: dal decisivo incontro a Parigi con la “divina Sarah” all'affermazione del suo linguaggio attraverso i manifesti pubblicitari; dai progetti in occasione dell'Esposizione Universale di Parigi del 1900 ai soggiorni negli Stati Uniti, sino alla produzione degli anni maturi trascorsi in Cecoslovacchia, dove rientrò nel 1910 con l 'obiettivo di mettere la propria arte al servizio del paese, specialmente attraverso la creazione del monumentale ciclo di dipinti dell'Epopea slava, il suo indiscutibile capolavoro.

L'influenza di Mucha si diffonde rapidamente in tutta la cultura pop degli anni '60 e '70. Artisti come Wes Wilson, Victor Moscoso e Alan Aldridge si ispirano al suo stile per creare i manifesti psichedelici che definiscono l'estetica della Summer of Love e del rock and roll. Le sinuosità e i motivi decorativi muchaiani appaiono nelle copertine degli album, mentre il suo linguaggio visivo trova nuova vita nei fumetti giapponesi e americani, nelle serie animate e nei videogiochi.
Nel 1980, una retrospettiva al Grand Palais di Parigi e, tre anni dopo, un'altra al Museo Isetan di Tokyo, cementano ulteriormente la sua influenza globale. In Giappone, in particolare, la popolarità di Mucha cresce costantemente, con mostre di ogni dimensione organizzate in tutto il paese.
Oggi, l'impatto di Mucha è evidente in innumerevoli espressioni artistiche contemporanee: street art, moda, tatuaggi, manga online e numerose altre sottoculture. Nel 2013, il Museo Bellerive di Zurigo (oggi Museo del Design) ha dedicato una mostra intitolata "Mucha Manga Mystery" all'influenza dell'artista sull'arte commerciale dagli anni '60 in poi.
Da manifesti su cartelloni parigini rubati dai frugali appassionati d'arte di fine Ottocento alle moderne reinterpretazioni digitali, l'arte di Mucha continua a essere sorprendentemente attuale e rivoluzionaria, proprio come lo era nel 1895.

LA MOSTRA :
Prima sezione – Donne icone e muse
Giunto a Parigi sul finire dell'Ottocento, Alphonse Mucha si immerge nel vivace panorama artistico della capitale francese. Illustratore di libri e riviste, tesse relazioni con figure del calibro di Gauguin e Strindberg, mentre forgia silenziosamente un linguaggio artistico destinato a rivoluzionare la comunicazione visiva.
La svolta decisiva nella carriera di Mucha avviene nel 1894 con l'incontro con Sarah Bernhardt. L'illustratore, fino ad allora sconosciuto nel campo pubblicitario, riceve dalla "Divina" l'incarico di creare il manifesto per "Gismonda". Questo evento segna il momento cruciale che trasforma radicalmente il suo percorso artistico e professionale.
L'attrice rimane affascinata dall'originalità delle sue composizioni a grandezza naturale, caratterizzate dal formato alto, dai contorni fluidi e dai colori pastello. Ciò che conquista definitivamente la Bernhardt è la capacità di Mucha di ritrarre l'anima dei personaggi: i suoi manifesti riescono a trasmettere esattamente l'immagine che l'attrice aspirava a portare sul palcoscenico.
Svelata a Capodanno del 1895, questa prima locandina conquista immediatamente Parigi. Il clamoroso successo spinge la Bernhardt a offrirgli un contratto di sei anni come disegnatore e direttore artistico. Durante questa collaborazione, Mucha non si limita ai manifesti, ma crea anche costumi, gioielli e scenografie, realizzando altre sei affiche che consacreranno Sarah Bernhardt come icona imperitura.
In mostra possiamo ammirare il manifesto di Gismonda e tutti quelli ideati per gli altri spettacoli di Sarah Bernhardt, da quello per La Dame aux Camélias, La Samaritaine, Medea fino a quello della pièce teatrale La Princesse Lointaine, scritto appositamente per la Bernhardt da Edmond Rostand.

Seconda sezione – Mucha e la pubblicità
Nell'arco di vent'anni Mucha realizza circa centoventi manifesti, oggi icone dell'Art Nouveau.
Arte e pubblicità hanno, secondo Mucha, l'obiettivo comune di trasmettere un messaggio al pubblico. L'attività pubblicitaria diventa terreno ideale per sperimentare nuove modalità di comunicazione. Bevande, profumi, biciclette, sigarette: l'oggetto reclamizzato passa in secondo piano, mentre protagonista è sempre una figura femminile idealizzata. Queste donne ieratiche, incorniciate da contorni grafici dinamici, evocano atmosfere seducenti e invitano lo spettatore nel loro mondo con sguardo fascinatore.
I colori, scelti tra toni pastello con sfumature delicate, e la sovrapposizione di strati decorativi contribuiscono alla complessità visiva delle opere, trasformando i manifesti in autentiche opere d'arte.
La fama come autore di poster procura a Mucha numerose commissioni per insegne, confezioni e oggettistica decorativa. Nel 1896, mentre lavorava a un manifesto per il lancio del profumo Rodo gli fu anche richiesto di creare l’etichetta e la scatola della fragranza.
Nel 1899 Mucha riceve l’incarico dal prestigioso champagne Moët & Chandon di creare le grafiche di tutta la pubblicità di due tipologie di prodotti, note come Imperial e White Star. Il primo è commercializzato con il nome di Crémant Impérial, nonché come Dry Imperial e Grand Crémant

Impérial.
In mostra quattro menù Moët & Chandon, espressione dell’Art Nouveau applicata alla gastronomia e al lusso. Questi menù incarnano l’eleganza e il gusto sofisticato del famoso marchio, dimostrando come lo stile Art Nouveau abbia influenzato anche la comunicazione negli ambiti della ristorazione e del design commerciale. Caratterizzati da un’estetica ricercata, con linee fluide e dettagli decorativi, i menù trasmettono un senso di lusso e raffinatezza, enfatizzato dalla tipografia elegante e dalle illustrazioni artistiche.
L’arte prodotta in serie attraeva Mucha, perché poteva raggiungere e ispirare più persone. Nei manifesti per profumi, birra, biscotti, biciclette e sigarette, ha reso meno netta la barriera tra belle arti e arte commerciale, tra commercio e filosofia.

Terza sezione – Spiritualismo
Nel corso degli anni Novanta dell'Ottocento, Mucha sviluppa un profondo interesse per il misticismo, l'occultismo e la teosofia, influenzato anche da Strindberg. In questo periodo inizia a indagare quelle che lui stesso chiama le "forze misteriose" che regolano l'esistenza.
La sua ricerca spirituale lo porta alla massoneria, confraternita che propugna l'edificazione dell'umanità attraverso opere caritatevoli, solidarietà e ricerca dei massimi valori intellettuali, morali e spirituali. Condividendone gli ideali, il 25 gennaio 1898 viene accolto nella loggia parigina del Grande Oriente di Francia, il più antico ordine massonico dell'Europa continentale.
Questa dimensione spirituale trova la sua massima espressione ne Le Pater, volume illustrato pubblicato a Parigi il 20 dicembre 1899 in 510 copie numerate. L'opera rappresenta la personale interpretazione di Mucha della preghiera del "Padre Nostro", concepita come messaggio alle generazioni future sui progressi del genere umano.
Mucha considererà sempre Le Pater una delle sue opere migliori, la più autentica espressione della sua visione spiritualista e del suo percorso filosofico.

Quarta sezione – L’Esposizione Universale di Parigi
Per il suo ruolo di spicco nel mondo dell'arte internazionale, Mucha viene coinvolto in una serie di progetti per l'Esposizione universale di Parigi del 1900, evento che segna simbolicamente il passaggio al nuovo secolo e celebra le conquiste tecnologiche e culturali degli ultimi cento anni.
Il contributo del ceco si sviluppa su due fronti: come artista ufficiale dell'Impero austro-ungarico gli viene affidato l'allestimento del padiglione della Bosnia-Erzegovina, per il quale crea decorazioni ispirate al folklore e all'artigianato locale, valorizzando l'identità culturale di queste terre. Parallelamente, come esponente "parigino" dell'Art Nouveau, collabora con prestigiose aziende francesi quali Houbigant, tra le più antiche profumerie del paese, e il celebre gioielliere Georges Fouquet, realizzando gioielli e oggetti decorativi emblematici del nuovo stile.
Presentata con il tema "Il Diciannovesimo secolo: una panoramica", l'Esposizione del 1900 riscuote un successo straordinario. Vi partecipano cinquantotto nazioni e viene visitata da cinquanta milioni di persone, una cifra impressionante per l'epoca.
Per il suo lavoro, Mucha riceve la medaglia d'argento per il padiglione della Bosnia-Erzegovina, insieme all'Ordine di Francesco Giuseppe per il contributo dato all'Impero austro-ungarico in quella che fu considerata la maggiore esposizione del secolo e una vetrina fondamentale per l'affermazione dell'Art Nouveau.

Quinta sezione – Fama oltreoceano
Tra il 1904 e il 1909 Mucha si reca negli Stati Uniti ben cinque volte, portando oltreoceano il suo linguaggio artistico innovativo. Le sue opere, caratterizzate da un'inedita concezione decorativa di ispirazione naturalistica, dall'uso espressivo della linea in movimento, dalle composizioni libere e dalla fascinazione per la figura femminile, incarnano perfettamente i principi del fermento culturale a cavallo tra i due secoli.
Lo "Stile Mucha", che ridefinisce il concetto di bellezza e contribuisce a plasmare il modello stilistico dell'Art Nouveau nelle maggiori capitali europee, conquista rapidamente il pubblico americano. Il New York Daily News celebra l'artista ceco come "The World's Greatest Decorative Artist", mentre collezionisti e mecenati lo ricoprono di onori e commissioni importanti.
Ma l'America rappresenta per Mucha molto più di un successo professionale. Questi viaggi gli permettono infatti di realizzare il sogno di una vita: trovare i finanziamenti necessari per quella che considera la sua missione suprema, un'epopea monumentale dedicata alla storia e all'unità dei popoli slavi, destinata a diventare la sua più grande eredità artistica e spirituale alla patria.

Sesta sezione – Ritorno in Patria
Quando nel 1910 Mucha ritorna in patria dopo venticinque anni di assenza, può finalmente realizzare il sogno di una vita: servire la sua terra con la propria arte. Il suo stile, pur mantenendo l'eleganza sviluppata a Parigi, ritorna alle origini, chiudendo un cerchio artistico e personale.
Questo ritorno alle radici rappresenta il culmine di un percorso in cui l'identità slava è sempre stata presente. Anche nelle creazioni più moderne e innovative come i manifesti pubblicitari parigini, l'essenza slava traspare costantemente. Tutte le sue opere sono permeate di elementi tradizionali: abiti di foggia slava, motivi floreali ispirati all'arte della Moravia, forme circolari che evocano aureole, curve e temi geometrici tipici delle chiese barocche ceche. Mucha infonde nuova vita ai simboli antichi integrandoli in un contesto contemporaneo, trasformandoli in un linguaggio visivo innovativo ma profondamente radicato nella tradizione.
Per l'artista, i motivi ornamentali rappresentano veri alfabeti di lingue visive destinati a evolversi, portatori di un messaggio che unisce passato, presente e futuro. Questa concezione trascende la pura estetica per abbracciare una dimensione spirituale, dove la tradizione diventa strumento di continuità culturale.
In patria, prima di dedicarsi all'Epopea slava, Mucha realizza anche i primi francobolli della Repubblica Cecoslovacca e si occupa della decorazione per la Casa Municipale di Praga (Obecní d?m), ritornando pienamente all'iconografia tradizionale slava che, in realtà, non aveva mai abbandonato.

Settima sezione – L’Epopea slava
Durante uno dei suoi viaggi americani, Mucha incontra Charles Richard Crane, ricco imprenditore e appassionato slavofilo che, colpito dalla sua visione di un'Europa rinnovata, decide di sostenerlo finanziariamente. Questo incontro decisivo permette all'artista di dedicarsi finalmente al progetto che considerava la missione della sua vita: mettere l'arte al servizio della propria patria e dell'intero popolo slavo.
Nasce così l'Epopea Slava, un monumentale ciclo pittorico composto da venti imponenti tele (la più grande misura oltre sei metri per otto) che narrano i momenti fondamentali della storia slava dal III al XX secolo. L'opera non è solo un tributo artistico, ma un vero e proprio messaggio messianico che invita gli slavi a trarre insegnamento dalla propria storia per conquistare libertà e progresso.
Il racconto visivo si sviluppa dalle origini pagane, attraverso la conversione al cristianesimo, fino alla frammentazione in diverse nazioni con lingue e identità autonome. Questa straordinaria testimonianza di arte e storia viene presentata per la prima volta a Praga nel 1928, in occasione del decimo anniversario dell'indipendenza cecoslovacca dal dominio austro-ungarico.
Durante l'occupazione nazista, le tele vengono nascoste per sottrarle alle requisizioni. Oggi questa imponente eredità spirituale e artistica è esposta al castello di Moravsky Krumlov, nella Moravia meridionale, regione natale dell'artista.

Ottava sezione – Lo Stile Mucha
L’avvento del modernismo porta dei cambiamenti rivoluzionari nel concetto di arte, anche la tradizionale nozione di bellezza viene messa in discussione e ampliata per accogliere idee nuove.
In quel periodo di grandi cambiamenti, Mucha cerca invece nell’arte un valore immutabile e universale. L’artista ceco rifiuta l’idea che l’arte possa mutare. Scrive “L’arte non può essere nuova. L’idea di arte ‘moderna’ come moda passeggera è offensiva. L’arte è eterna come il progresso dell’uomo e la sua funzione è quella di accendere di luce il cammino del mondo. L’arte si trova in costante sviluppo ed è sempre qualche passo avanti all’umanità”. È ferma convinzione dell’artista ceco che una bella opera costituisca il “simbolo del bene” e contribuisca a sollevare l’animo del pubblico, finendo col generare una società migliore.

Tutto è pensato per riuscire ad arrivare alla comprensione della “bellezza”, unico modo per elevare la qualità della vita. Le forme aggraziate del corpo femminile e le sinuose linee della natura servono a guidare lo sguardo dell’osservatore verso il punto focale della composizione.
Mucha predilige temi semplici e universali come le stagioni, i fiori e le ore del giorno, dei temi facilmente comprensibili anche per un pubblico non esperto, che possano così essere di ispirazione alla ricerca del bello.
Le opere di Mucha, dai disegni alle stampe decorative saranno poi riproposti in una moltitudine di forme, come calendari, cartoline e persino oggettistica, e riprodotti in molte riviste d’arte sia in Francia che all’estero, diffondendo così lo stile Mucha ovunque. Il suo stile, divenuto di gran moda, influenzerà tutta l’Esposizione Internazionale di Parigi del 1900.

L'esposizione, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna , è organizzata da Fondazione Ferrara Arte , Servizio Musei d'Arte del Comune di Ferrara e Arthemisia, in collaborazione con la Fondazione Mucha ed è curata da Tomoko Sato con il coordinamento scientifico di Francesca Villanti .
La mostra vede come supporto tecnico Mucha Museum e Prague City Tourism e come partner per la mobilità Frecciarossa Treno Ufficiale .  Il catalogo è edito da Moebius . (21/03/2025-ITL/ITNET)

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