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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - WEEKEND ITALIA - CANTORI DELLA BELLEZZA E DEL FASCINO FEMMINILE ALFONSO MUCHA E GIOVANNI BOLDINI PROTAGONISTI DELL'ARTE EUROPEA FRA OTTO E NOVECENTO A PALAZZO DEI DIAMANTI - FOCUS GIOVANNI BOLDINI

(2025-03-21)

Come Mucha, Giovanni Boldini (1842-1931) si affermò nella Parigi della Belle Époque ottenendo un successo di portata internazionale. Il pittore ceco vi giunse nell’autunno del 1887, quando il ferrarese – più anziano di diciott’anni e lì residente dalla fine del 1871 – stava maturando l’intenzione, dopo aver affrontato «tutti i generi», di dedicarsi prevalentemente al ritratto.

Nelle sale dell ' ala Tisi di Palazzo dei Diamanti, spiccano loltre 40 opere di Giovanni Boldini – tra dipinti ad olio, pastelli, acquerelli, disegni e incisioni – selezionate fra quelle custodite nel Museo a lui intitolato raccontano il suo talento di pittore della “donna moderna” e del suo fascino.

La mostra approfondisce, infatti, il tema del ritratto femminile, cui il pittore ferrarese si dedicò in maniera quasi esclusiva, e con successo, nella Parigi fin de siècle. Ricercatissimo da una facoltosa clientela internazionale, Boldini fu capace di restituire, come pochi altri, la viva concretezza, il carattere e lo status dei suoi modelli, che con segnò alla storia come icone di un 'epoca. Il pubblico e la critica, in Europa come in America, apprezzarono soprattutto l ' innovativa formula stilistica con la quale diede forma all'ideale femminile del tempo: elegante, spigliato, colto, emancipato, inquieto, talvolta eccentrico.

Lo dimostrano i ritratti a figura intera per i quali divenne celebre in tutto il mondo, come quelli della contessa Berthier de Leusse, della principessa Eulalia di Spagna, della misteriosa protagonista di Fuoco d 'artificio, e di Olivia Concha de Fontecilla, detto La signora in rosa.

Nella prima sala della mostra “incontriamo” Boldini, trentasettenne, ritratto in bronzo da Vincenzo Gemito ed “entriamo” nei suoi atelier parigini: da quello in place Pigalle, dov’è ambientata la serata musicale tramandata da La cantante mondana, al secondo, nel quale si trasferì nel luglio del 1886, in boulevard Berthier, descritto in una coppia d’indiavolate istantanee. Qui si svolse la visita di Emiliana Concha de Ossa, che di spalle si “specchia” nel suo celebre ritratto a pastello, tecnica di cui Boldini fu assoluto padrone. Lo dimostra un saggio eccellente come l’effige di Madame X, la cognata dell’amico pittore Paul César Helleu, vestita con un abito scuro dalla vertiginosa scollatura simile a quello indossato dalla contessa Gabrielle de Rasty, musa, amante e mecenate del pittore.

Già in quest’opera del 1879 si coglie nella resa del fondo e del braccio della modella il segno rapido e fluido che avrebbe distinto le creazioni della piena maturità. Tra queste spiccano gli straordinari ritratti a figura intera dell’aristocratica parigina Suzanne Berthier de Leusse (c. 1889) e della misteriosa prota- gonista di Fuoco d’artificio (1892-95).

Nella sala successiva si fronteggiano i grandi ritratti della principessa Eulalia di Spagna, che Boldini scelse di vestire con un abito bianco firmato da Madame Nicaud, e di Olivia Concha de Fontecilla (noto come La signora in rosa), che pare alzarsi dal divano per avvicinarsi all’osservatore, già rapito dal suo sorriso. La peculiare scrittura rapidissima e insieme controllata, che rende inconfondibile e unico il suo stile, si manifesta con evidenza ancora maggiore nei lavori concepiti come studi: il Nudino scattante, immagine d’evanescente e raffinato erotismo, la tela con l’intreccio di due mani femminili, soluzione adottata anche nel ritratto di Eulalia, e quella, forse eseguita in previsione della decorazione di un soffitto, intitolata Ninfe al chiaro di luna, che raffigura uno sciame di nudi in movimento che lasciano una scia nell’aria.

Saggio di carattere privato sembra essere Il pianto, opera ricca di fresca materia, che si riduce all’essen-ziale, quasi vent’anni dopo, nel rarefatto, e altrettanto sensuale, ritratto della Contessa Saffo Zuccoli, considerato l’ultimo dipinto di Boldini. Completano la sala alcuni disegni, sia studi preparatori, sia opere autonome, come il foglio in cui descrive un angolo dell’atelier con i ritratti di Eulalia e di Madame Veil-Picard e il calco del busto del cardinale Leopoldo de’ Medici degli Uffizi, opera, allora creduta di Bernini, amatissima dal maestro ferrarese.

Nell’ultima sala è esposto il celebre Autoritratto a sessantanove anni, eseguito nel 1911. Boldini si ritrae sicuro di sé e dei suoi mezzi, pienamente consapevole del proprio successo, come rivela lo sguardo fiero rivolto all’osservatore. È nel suo atelier di boulevard Berthier, seduto su una delle sedie usate per far posare le sue modelle, che sembrano ancora fargli compagnia in questa sala.

Tra queste Eugénie Legrip detta Ninie, “divina” con la quale aveva soggiornato nella città termale di Pougues-les-Eaux nell’estate del 1909, ritratta assieme alla madre; la contessa Francesca d’Orsay, carissima amica degli anni maturi; la newyorkese di origini cubane Rita de Acosta, moglie del capitano Philip Lydig; Madame Veil-Picard, effigiata a mezzo busto, con la testa sorretta dal braccio e la mano che aggiusta i capelli, in una puntasecca tratta dal ritratto a figura intera.

Questa straordinaria stampa, tirata da una delle circa cinquanta lastre realizzate da Boldini, documenta – assieme ad altre altrettanto notevoli – la sua abilità nell’arte incisoria, un aspetto della sua produzione assai significativo ma meno conosciuto, perché di carattere essenzialmente privato, e svolto in parallelo all’esercizio del disegno, che praticò durante la sua lunga carriera in maniera incessante, con modalità, scopi ed esiti assai differenti, ben rappresentati dai fogli esposti in questa sala e nelle precedenti.

La mostra, curata da Pietro Di Natale, è organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e Servizio Musei d'Arte del Comune di Ferrara.
Il catalogo è edito da Fondazione Ferrara Arte editore .(21/03/2025-ITL/ITNET)

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