Direttore responsabile Maria Ferrante − sabato 13 settembre 2025 o consulta la mappa del sito
italialavorotv.it

Sponsor

CULTURA ITALIANA NEL MONDO - WEEKEND ITALIA - A VERCELLI MAGNIFICHE OPERE DI "GUTTUSO, DE PISIS, FONTANA" OVVERO "L’ESPRESSIONISMO ITALIANO" ACCANTO ALLA RILETTURA CONTEMPORANE DEL GIOVANE ROBERTO SPINA

(2025-09-11)

A Vercelli, dall’11 settembre, un’inedita mostra dedicata all’Espressionismo Italiano: "Le magnifiche opere di Guttuso, De Pisis, Fontana e molti altri, realizzate tra il 1920 e il 1945, saranno esposte allo Spazio ARCA (Ex Chiesa di San Marco) per raccontare una storia importante, che parla di libertà, di scelte controcorrente e coraggiose.

La mostra - 11 settembre / 11 gennaio 2026 - rappresenta anche un’occasione unica per vedere da vicino il dialogo tra grandi Maestri e una giovane voce del contemporaneo. Esposti, infatti, anche lavori inediti dell’artista Norberto Spina, tra cui una preziosa opera prestata dalla Royal Academy di Londra e opere site specific.

Promossa dal Comune di Vercelli e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la Fondazione Giuseppe Iannaccone, e curata da Daniele Fenaroli, la mostra è il primo appuntamento di un progetto pluriennale, che riporta al centro dell’attenzione un movimento potente, viscerale, che ha saputo dare voce al turbamento e alla passione del Novecento italiano.

Per la prima volta, un nucleo significativo di opere realizzate tra il 1920 e il 1945 e appartenenti alla sezione storica della Collezione Giuseppe Iannaccone – alcune delle quali mai esposte prima al pubblico – verranno riunite per raccontare un periodo straordinario della storia dell’arte italiana.

L’Espressionismo Italiano, attraverso i suoi esponenti quali Renato Birolli, Renato Guttuso, Lucio Fontana, Fausto Pirandello, Aligi Sassu, Emilio Vedova e molti altri, ha saputo affermare con forza una visione indipendente, sottraendosi alle imposizioni culturali dominanti scegliendo, attraverso una ricerca personale spesso coraggiosa e controcorrente, di raccontare la fragilità, la solitudine e la tensione esistenziale dell’uomo, anziché aderire ai modelli celebrativi imposti.

Questi artisti hanno costruito una contro-narrazione silenziosa ma potente, fatta di corpi sbilanciati, nature morte inquietanti, città sognanti, figure ai margini e una disarmante quotidianità, lontana dalla retorica imperante.

Tra le opere esposte, ne spiccano alcune realizzate da artisti riconosciuti come i principali esponenti dell’Espressionismo italiano: Nudo in piedi (1939) di Lucio Fontana, Composizione (Siesta Rustica) (1924-1926) di Fausto Pirandello, Il Caffeuccio Veneziano (1942) di Emilio Vedova, I poeti (1935) di Renato Birolli, Lo schermidore (1934) di Angelo Del Bon, Ritratto di Antonino Santangelo (1942) e Ritratto di Mimise (1938) di Renato Guttuso.

Le opere provengono prevalentemente dalla Collezione Iannaccone, una delle più rilevanti collezioni private italiane, raccolte con passione da oltre 30 anni dall’Avvocato Giuseppe Iannaccone, grandissimo amante dell’arte e forte promotore della creatività di artisti, del panorama italiano e internazionale, di ieri e di oggi.

Una collezione “romantica”, che ha seguito e inseguito quell’arte che – dopo la grande stagione delle avanguardie – non ha coltivato gli ideali classici ma ideali diversi, incentrati sull’intensità del colore; sulla fantasia, la visionarietà e la soggettività dell’io, sull'espressione dei sentimenti e delle emozioni.

Il progetto, pensato anche per creare un dialogo tra diverse discipline, ha come obiettivo di rivelare come la creatività e l’arte possano arricchirsi attraverso l’interazione tra linguaggi differenti, creando una sinergia tra la storia del luogo, l’arte contem-poranea e altre forme di espressione culturale.

In questo contesto, ogni anno si metterà in luce un artista contemporaneo attraverso la relazione con le opere esposte nelle mostre.

Quest’anno l’attenzione sarà rivolta al giovane e talentuoso artista Norberto Spina.
Classe 1995, Spina si forma tra Milano e Londra e la sua poetica si fonda sulla sovrapposizione di memoria personale e collettiva; un lavoro alimentato dalla ricerca di immagini d’archivio, fotografie storiche, momenti di vita quotidiana e iconografie della tradizione popolare italiana che, rielaborati e sovrapposti, si manifestano come frammenti di ricordi.
Saranno esposti alcuni suoi lavori, oltre ad un prestito proveniente dalla Royal Academy di Londra e altre opere inedite e site specific che lo stesso ha realizzato appositamente per questa occasione.

La rilettura storica che ispira le opere di Norberto Spina suggerisce una possibile linea di continuità nel modo in cui l’arte può divenire una fedele, seppur personale, visione della realtà. Se negli anni Trenta gli artisti selezionati si sono sottratti alla monumentalità celebrativa del potere, Spina, da artista contemporaneo, si muove a lato della memoria collettiva, rielaborando figure, gesti, e atmosfere che sembrano emerse da un archivio dimenticato, che risuonano, oggi più che mai, come una potente cassa di risonanza. Le sue opere non illustrano la storia, la attraversano.

Prendere in mano un’immagine del passato e farla rivivere – o semplicemente rievocarla – non è un’operazione neutra, non è sinonimo di nostalgia ma significa, al contrario, tornare consapevolmente a quei momenti che hanno inciso a fondo il nostro immaginario collettivo.

Tra i linguaggi pittorici che si confrontano con la storia come materia viva, si inserisce anche il dialogo tra La battaglia dei tre cavalieri di Aligi Sassu (1941) e l’opera Presente di Norberto Spina (2024), che rielabora un particolare del Sacrario di Redipuglia voluto da Mussolini nel 1938.
Se Sassu, nel pieno del secondo conflitto mondiale e da poco uscito dal carcere, sceglie di evocare il mito per denunciare l’inutilità della guerra attraverso una pittura epica e tragica in cui non traspare, nonostante le pallide vittime, nemmeno un goccio di sangue, Spina, in modo più asciutto e concettuale, isola la parola incisa su pietra per metterla a confronto con il nostro sguardo. L’uno utilizza il corpo dei cavalieri per rappresentare l’assurdità della battaglia e lo smarrimento dell’individuo, la consapevolezza che a morire in quella guerra era lo spirito umano e non i soli corpi; l’altro, con un linguaggio completamente diverso, si concentra sulla monumentalità del potere, che a distanza di decenni continua a porci interrogativi.

Guardare oggi le opere in mostra, accanto a quelle di Norberto Spina, significa non soltanto recuperare una pagina fondamentale della storia dell’arte italiana, ma anche riconoscere quanto quella stagione parli ancora al nostro presente. Non come immagine passata, ma come un linguaggio vivo, capace di dirci ancora molto, e forse più che mai, su libertà, responsabilità e visione.

Cosa accade quando le immagini del passato si confrontano con lo sguardo del presente? Quando l’arte non si limita a raccontare “com’era”, ma interroga il nostro “come siamo”? Questa mostra nasce da un incontro: quello tra il nucleo storico delle opere della Collezione Giuseppe Iannaccone, che custodisce capolavori dell’Espressionismo italiano realizzate tra il 1920 e il 1945, e la ricerca contemporanea di Norberto Spina, artista classe 1995. Un dialogo non illustrativo, ma profondamente critico e viscerale, che mette in moto le possibilità più vitali dell’arte: riattivare la memoria, rivelare ciò che è stato rimosso, restituire umanità a ciò che la storia ufficiale ha talvolta semplificato o dimenticato.

Le opere qui raccolte non cercano né la celebrazione né il compiacimento. Sono immagini che raccontano fratture, inquietudini, solitudini, dolori: realtà profondamente umane che, allora come oggi, resistono alle semplificazioni ideologiche.

Gli artisti dell’Espressionismo italiano, pur appartenendo a scuole diverse e percorsi individuali eterogenei, hanno saputo dar voce a una sensibilità antiretorica, capace di opporsi, con mezzi propri, spesso silenziosi ma incisivi, all'estetica dominante del regime.

Birolli, Guttuso, Fontana, Pirandello, Sassu e molti altri protagonisti di questa stagione artistica hanno scelto l’empatia alla monumentalità, la deformazione all’ordine, l’indagine del sé e dell’altro all’adesione al potere. E proprio in questa tensione si innesta, oggi, la pittura di Norberto Spina: un lavoro che non copia, non cita, ma interpreta. Le sue immagini evocano archivi smarriti, memorie spezzate, identità fratturate. Rielabora l’eredità visiva degli anni Trenta restituendole complessità, distanza, e soprattutto nuove domande.

Lungo un percorso espositivo che si sviluppa per nuclei tematici, il colore come forma di resistenza, il ritratto come ricerca dell’identità, il presente come soglia inquieta della memoria, il visitatore è invitato a mettere in discussione ogni idea pacificata di storia e di rappresentazione. Perché non è solo questione di ciò che vediamo, ma di come lo guardiamo. E da dove.
In un tempo che tende a semplificare, questa mostra difende l’ambiguità. In un presente che spesso dimentica, riattiva la memoria. In un contesto che premia la superficie, propone profondità.

Non si tratta dunque di un’esposizione “sulla storia”, ma di una mostra “dentro la storia”: dentro le sue ferite, le sue tensioni, i suoi fantasmi. E soprattutto dentro le sue possibilità di trasformazione. Perché, come ci suggeriscono le opere esposte, la pittura, oggi come ieri, può ancora essere uno strumento critico, un atto etico, una forma di resistenza. (11/09/2025-ITL/ITNET)

Altri prodotti editoriali

Contatti

Contatti

Borsa italiana
Borsa italiana

© copyright 1996-2007 Italian Network
Edizioni Gesim SRL − Registrazione Tribunale di Roma n.87/96 − ItaliaLavoroTv iscrizione Tribunale di Roma n.147/07