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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - CAPOLAVORI MINIATI - AL SENATO LA BIBBIA DI BORSO D'ESTE MANOSCRITTO MINIATO TRA IL 1455 ED IL 1461 DAL CALLIGRAFO P.P.MARONE E DAI MINIATORI T.CRIVELLI E F.dei RUSSI.

(2025-11-10)

In occasione del Giubileo, e 102 anni dopo il ritorno in Italia e nel centenario della sua prima esposizione al pubblico nella città di Modena, la Bibbia di Borso d’Este, uno dei massimi capolavori dell’arte rinascimentale italiana, torna a Roma, nella Biblioteca del Senato, a Palazzo della Minerva.

La mostra “Et Vidit Deus Quod Esset Bonum – La Bibbia di Borso d’Este. Un capolavoro per il Giubileo”, in programma dal 14 novembre 2025 al 16 gennaio 2026, è promossa dal Senato della Repubblica, dove nella Sala Capitolare sarà esposta, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero della Cultura, le Gallerie Estensi, il Commissario Straordinario per il Giubileo e l’Istituto dell’Enciclopedia Treccani.

L'evento costituisce un'occasione straordinaria per ammirare la Bibbia di Borso d'Este, poiché il manoscritto è conservato nella Biblioteca Estense di Modena e viene esposto al pubblico solo in rarissime occasioni.

Realizzata tra il 1455 e il 1461 dal calligrafo Pietro Paolo Marone e dai miniatori Taddeo Crivelli e Franco dei Russi, l'opera rappresenta una delle massime espressioni dell'arte della miniatura che unisce valore sacro, rilevanza storica, pregio materiale e raffinatezza estetica. Nelle miniature si percepisce il forte confronto con l'arte di maestri come Pisanello, Donatello, Mantegna, Piero della Francesca, e soprattutto l'influenza dei maggiori pittori ferraresi, tra cui Cosmè Tura, Michele Pannonio e Francesco del Cossa.

L'evento costituisce un'occasione straordinaria per ammirare la Bibbia di Borso d'Este, uno dei più alti capolavori dell'arte rinascimentale italiana. Realizzata tra il 1455 e il 1461 dal calligrafo lombardo Pietro Paolo Marone e dai miniatori Taddeo Crivelli e Franco dei Russi, affiancati da maestri come Girolamo da Cremona e Guglielmo Giraldi,
l'opera rappresenta una delle massime espressioni dell'arte della miniatura, unendo in modo mirabile raffinatezza ornamentale, perizia artistica e ispirazione religiosa.

La lavorazione della Bibbia di Borso d'Este fu un'impresa senza precedenti sotto il profilo economico e organizzativo, di cui resta testimonianza nei registri contabili della corte. Quasi il 90% della spesa totale fu riservato all'illustrazione miniata.
L'apparato illustrativo è sontuoso. Oltre seicento carte dipinte su recto e verso. La scelta - atipica se si pensa ad opere analoghe - di incorniciare anche le carte interne con fregi e l'uso di pigmenti costosissimi, come il lapislazzulo (anche detto "oltremare", proveniente dall'Afghanistan), testimoniano l'incomparabile valore artistico e spirituale dell'opera.

Il primo volume comprende l'Antico Testamento, completato nel secondo che principia dal libro di Isaia e comprende tutti i libri del Nuovo, seguito dalla lista dei nomi ebraici. Le vicende della salvezza del popolo ebraico sono narrate seguendo il testo biblico, ma vengono interpretate secondo uno spirito che si informa all'ideale cortese.

Il manoscritto è disseminato di evidenti riferimenti a Borso e alla casata estense attraverso stemmi e, in particolare, alle imprese personali di Borso come il paraduro e l'unicorno, che alludono all'attività di bonifica del Duca e ne lodano virtù e azioni.
I centauri, i putti che richiamano Donatello, e una fauna familiare alla corte, aggiungono elementi aneddotici e di celebrazione cortese.

La Bibbia svolse il ruolo di veicolo per un messaggio preciso: esibita agli ambasciatori e portata da Borso nel viaggio a Roma per ottenere il titolo ducale da papa Paolo II nel 1471, essa metteva in mostra la nobiltà, la pietas e la magnificenza del committente.

I visitatori avranno a disposizione schermi touchscreen per consultare la versione digitale della Bibbia, con immagini ad altissima risoluzione.

Dopo la devoluzione di Ferrara, il passaggio del governo della città allo Stato pontificio, nel 1598, la Bibbia seguì la dinastia estense a Modena, dove fu custodita nella Biblioteca Estense, con l'eccezione del periodo napoleonico, durante il quale i duchi ripararono a Treviso, portando con loro il prezioso manoscritto, ricollocato poi a Modena solo nel 1831. Nel 1859 l'ultimo duca, Francesco V d'Austria-Este, fuggì a Vienna portando con sé numerosi tesori, tra cui la Bibbia di Borso.

Nel 1868, una convenzione tra Italia e Austria sancì la restituzione di molti beni, ma tre codici miniati, tra cui la Bibbia, furono trattenuti dagli Asburgo. Dopo la Prima guerra mondiale e la dissoluzione dell'Impero austro-ungarico, l'arciduca Carlo I, in esilio in Svizzera, portò con sé la Bibbia.
Nel 1922, alla morte di Carlo, la vedova Zita di Borbone-Parma decise di venderla. L'antiquario Gilbert Romeuf la mise in vendita a Parigi, suscitando l'interesse di collezionisti internazionali, tra cui alcuni statunitensi.

Fu Giovanni Treccani, imprenditore e mecenate, a salvare la Bibbia dalla dispersione. Informato della vendita da Giovanni Gentile, allora ministro della Pubblica Istruzione, Treccani si recò a Parigi e il 1° maggio 1923 acquistò la Bibbia per 3.300.000 franchi francesi.

Il manoscritto fu portato a Milano, poi a Roma, dove fu presentato al re Vittorio Emanuele III. Il 3 novembre 1923, Treccani formalizzò la donazione allo Stato italiano.

Per ospitare l'opera si candidarono Roma, Milano, Ferrara e Modena. Anche grazie all'attivismo del direttore della Biblioteca Estense, Domenico Fava, il codice fu assegnato a Modena, dove tornò nel 1924. Quel «dono che resterà memorabile attraverso i secoli per la sua importanza e il suo valore», come lo definì Fava, ebbe un posto d'onore nella Sala Mostre, dove fu allestita la Mostra bibliografica permanente il 19 aprile 1925 alla presenza di Treccani, ormai senatore del regno, e di Giovanni Gentile.

Il ritorno dell’opera nella Biblioteca del Senato è anche un momento simbolico: fu infatti proprio a Palazzo della Minerva che, nel 1923, Giovanni Treccani, che salvò l’opera dalla dispersione, incontrò il ministro Giovanni Gentile e fu da questi convinto a farsi carico dell'acquisto della Bibbia di Borso d'Este. E fu a Palazzo della Minerva che la donazione venne formalizzata, con atto di stipula del 3 novembre 1923, cofirmato da Gentile e Treccani.

Giovanni Treccani finanziò anche la riproduzione integrale della Bibbia, pubblicata nel 1937 in due volumi, con uno studio storico-artistico di Adolfo Venturi. La riproduzione fu un'impresa estremamente impegnativa, che richiese anni di lavoro e l'impiego delle tecnologie più avanzate dell'epoca.

Per effetto del gesto munifico, Treccani aspirava ad un titolo nobiliare. Arrivò per prima la nomina a senatore (vedi la scheda nel sito dell'Archivio storico del Senato), all'età di soli 47 anni, con regio decreto del 18 settembre 1924, per la categoria ventunesima dell'art. 33 dello Statuto (le persone che da tre anni pagano tremila lire d'imposizione diretta in ragione dei loro beni o della loro industria; nomina convalidata il 22 novembre e giuramento prestato il 2 dicembre). Il titolo nobiliare di conte "degli Alfieri", sarà concesso dal Re solo il 28 ottobre del 1937, al completa-mento della redazione dell'Enciclopedia.

Il 18 febbraio 1925 Treccani aveva fondato infatti l'Istituto con il suo nome che si occupò della redazione di una Enciclopedia, di cui l'Italia, al contrario delle altre grandi potenze europee, era sprovvista. Giovanni Gentile sarebbe stato il direttore scientifico dell'opera in trentacinque volumi realizzati tra il 1929 e il 1937.

L'inaugurazione avrà luogo giovedì 13 novembre: interverranno il Presidente del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa; il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano; il Commissario straordinario per il Giubileo, Roberto Gualtieri; il Pro-Prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione della Santa Sede, monsignor Rino Fisichella; il Presidente dell'Istituto della Enciclopedia Italiana, Carlo Ossola; il Direttore delle Gallerie Estensi, Alessandra Necci.

Afferma il Presidente del Senato della Repubblica: Ignazio La Russa:

Non c'era luogo più adatto della Biblioteca del Senato, intitolata a Giovanni Spadolini, fondatore del ministero dei Beni culturali, per guidare il visitatore alla scoperta di uno dei più luminosi capolavori di quello che la Costituzione definisce «patrimonio storico e artistico della Nazione»: la Bibbia di Borso d'Este, custodita presso un'altra biblioteca italiana - una delle più importanti -, la Biblioteca Estense di Modena, ora parte delle Gallerie Estensi dirette con passione da Alessandra Necci.

Come tutte le mostre ospitate dal Senato, la volontà di creare momenti di cultura e di condivisione della bellezza con i cittadini e i numerosi visitatori che accorrono a Roma da ogni parte del mondo si accompagna alla riflessione sui valori che sono alla base della nostra convivenza civile.

Il riferimento, nel titolo, alla Creazione segna una continuità ideale con la precedente mostra ospitata nella stessa sala tra il dicembre 2024 e il marzo 2025 e dedicata a san Francesco e al Cantico delle creature nella ricorrenza degli ottocento anni del suo immortale componimento poetico.

Una mostra apriva il Giubileo 2025, una mostra lo chiude, in entrambi i casi con il patrocinio del Dicastero per l'Evangelizzazione. Questa volta, inoltre, siamo di fronte a un esempio positivo di collaborazione istituzionale, perché il Senato ha aderito con impegno e convinzione a una iniziativa promossa dalla presidenza del Consiglio dei Ministri - ringrazio per questo il sottosegretario Alfredo Mantovano - e dal commissario Straordinario per il Giubileo.

La mostra, che verrà inaugurata giovedì 13 novembre 2025, sarà visitabile dal lunedì al venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 18.00. L’ingresso è libero. (10/11/2025-ITL/ITNET)

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