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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - APERTI PER FERIE: 4 MOSTRE AL MUSEO DI CAPODIMONTE - PRIMA GRANDE MOSTRA DEDICATA A BATTISTELLO CARACCIOLO. PIU' DI ALTRI HA INCARNATO GLI INSEGNAMENTI DI CARAVAGGIO

(2022-07-28)

Quattro le mostre in corso al Museo e real bosco di Capodimonte a Napoli: Il patriarca bronzeo dei Caravaggeschi: Battistello Caracciolo (1578-1635) fino al 2 ottobre 2022, dalle ore 10 alle ore 17.30 in sala Causa, Salvatore Emblema (fino al 30 ottobre 2022, dalle ore 10 alle ore 17.30), Oltre Caravaggio. Un nuovo racconto della pittura a Napoli (fino al 7 gennaio 2023, dalle ore 10 alle ore 17.30) e Cecily Brown. The Triumph of Death (fino al 30 settembre 2022) inserita nel ciclo di mostre focus L’Opera si racconta dalle ore 8.30 alle ore 19.30.

In questa sede dedichiamo spazio alla grande mostra di monografica su Battistello Caracciolo, artista (Napoli, 1578-1635) che più di altri ha incarnato gli insegnamenti di Caravaggio, al punto da ottenere la definizione di “patriarca bronzeo dei Caravaggeschi” dallo storico dell’arte e critico Roberto Longhi.
L’esposizione, a cura di Stefano Causa e Patrizia Piscitello, nasce dall’idea di Sylvain Bellenger, direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, con la collaborazione istituzionale di Mario Epifani, direttore del Palazzo Reale di Napoli e di Marta Ragozzino, direttrice regionale Musei Campania. In queste altre due sedi sono presenti opere di Battistello in un percorso espositivo legato alla mostra di Capodimonte, anche attraverso una bigliettazione congiunta per tutta la durata della mostra fino al 2 ottobre 2022.

In sala Causa al Museo e Real Bosco di Capodimonte sono allestite quasi 80 opere molte delle quali provenienti da istituzioni pubbliche, italiane ed estere, enti ecclesiastici e privati collezionisti. Al Palazzo Reale è possibile  visitare la sala del Gran Capitano affrescata da Battistello Caracciolo mentre alla Certosa e al Museo di San Martino il percorso di mostra si snoda tra le cappelle dell’Assunta, di San Gennaro, di San Martino e nel Coro della Chiesa, oltre che nelle sale dedicate a Battistello nella galleria del Quarto del Priore.

La mostra di Caracciolo fa parte del programma di esposizioni che porta avanti il Museo e Real Bosco di Capodimonte su artisti napoletani e non napoletani che hanno avuto una stretta relazione con Napoli, anche se fugace, come nel caso di Picasso e, più recentemente, Jan Fabre o Santiago Calatrava, e che hanno visto il loro lavoro influenzato, spinto a esprimere qualcosa di diverso o a volte a prendere un nuovo corso, dall’esperienza napoletana. Dopo Luca Giordano, Vincenzo Gemito, Salvatore Emblema e ora Battistello Caracciolo. Queste mostre monografiche sono spesso le prime
in assoluto ad essere realizzate su questi artisti e contribuiscono ad una migliore individuazione, se non della Scuola, almeno del milieu napoletano, un milieu complesso che non può essere compreso solo da mostre strettamente filologiche che spesso occultano la complessità di una metropoli aperta al mondo come Napoli: gli scambi e l’unicità delle scienze umane nel senso più ampio del termine, sono qui più rilevanti della storia tradizionale e delle limitate mostre “scientifiche”.

In questo caso la mostra Oltre Caravaggio. Un nuovo racconto della pittura a Napoli, a cura di Stefano Causa e Patrizia Piscitello,  ha influenzato anche la mostra su Battistello Caracciolo, suggerendo l’introduzione di elementi di confronto con la scultura o con opere pittoriche di diversa sensibilità, apparentemente opposte alla figura di Caracciolo, scuotendo generi e materiali, senza cadere nel concetto di mostra di Civiltà, ha permesso di comprendere meglio la peculiarità di questo pittore, di cambiare prospettive e di dare nuove letture al ricco e poliglotta dialogo artistico nel potente
Viceregno spagnolo, sempre scosso dall’arrivo di nuovi talenti provenienti da Firenze, dalla Spagna o da Roma, come Caravaggio, artisti quali Ribera, Lanfranco, Pietro Bernini o Michelangelo Naccherino e le loro opere presenti in mostra, rendono l’allestimento una festa visiva più rilevante e più ricca, dove il visitatore è un complice invitato a interagire.

Nato a Napoli nel 1578, dove muore nel 1635, Giovan Battista Caracciolo detto Battistello è il primo e il maggiore dei pittori caravaggeschi meridionali. Il pittore fu riscoperto con un articolo del 1915 in due puntate sulla rivista l’Arte dal giovane Roberto Longhi (1890-1970). Lo scrittore e storico d’arte di origine piemontese non rinnegherà mai la passione per il pittore, di cui riuscì a procurarsi, per la propria raccolta di quadri caravaggeschi, un’opera come il potente Seppellimento di Cristo – qui esposta (Firenze, Fondazione Longhi). Se Battistello fu quanto di più simile ad un allievo il
Caravaggio (1571-1610) avesse avuto, bisogna riconoscere che fu un caravaggesco molto infedele.

A differenza del maestro, egli disegna, affresca e incide. Alcuni dei lavori più impegnativi dell’ultimo tempo del Caracciolo, negli anni 1630, sono tra i capolavori della pittura murale in Italia meridionale.

Battistello, di fatto, si forma come frescante tra la fine del ‘5oo e i primi del ‘6oo e, come pittore ad affresco, conclude, con l’aiuto di una bottega, il suo percorso in alcune delle maggiori chiese della città.
L’esposizione nella sala Causa del Museo e Real Bosco di Capodimonte comprende circa 80 operein dialogo tra loro tra quelle già presenti nel museo e le altre giunte qui grazie a importanti prestiti di collezioni pubbliche, nazionali ed estere, collezioni ecclesiastiche e collezionisti privati.

Tra gli enti pubblici prestatori si ringraziano il Musée Cantonal des Beaux Arts di Losanna in Svizzera, la Cathedral Museum di Mdina a Malta, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il National Museum di Stoccolma, l’Università di Torino, la Soprintendenza ABAP per la città metropolitana di Torino, la Galleria Nazionale delle Marche- Palazzo Ducale di Urbino, le Gallerie Nazionali di Arte Antica- Palazzo Barberini e Galleria Corsini di Roma, la Galleria Borghese di Roma, il Museo di Palazzo Pretorio di Prato, Galleria Regionale della Sicilia- Palazzo Abatellis di Palermo, la Pinacoteca
di Brera di Milano, la Soprintendenza ABAP per le province di Cremona, Lodi e Mantova, la Soprintendenza ABAP della città metropolitana di Firenze e delle provincie di Prato e Pistoia, i Musei del Bargello di Firenze e la Galleria degli Uffizi di Firenze, la Soprintendenza ABAP per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia, la Soprintendenza ABAP del Molise, il Ministero degli Interni-Fondo Edifici di Culto, e le istituzioni campane come la Biblioteca e Complesso monumentale dei Girolamini a Napoli, il Pio Monte della Misericordia a Napoli, la Direzione regionale Musei Campania e la Certosa e Museo di San Martino a Napoli, laSoprintendenza ABAP del comune di Napoli e la Soprintendenza ABAP della città metropolitana di Napoli, la Soprintendenza ABAP di Salerno e Avellino, il Museo Civico Gaetano Filangieri di Napoli....e molti altri

Un percorso articolato per comprendere come e quanto Battistello Caracciolo sia stato influenzato da Caravaggio, come si intuisce nelle parole del De Dominici (1742-1745): “Ora fra coloro che allettati rimasero da sì nuova maniera è [di Caravaggio], uno fu il nostro Caracciolo, ed a tal segno se ne compiacque che, lasciate in abbandono tutte quelle da lui per l’innanzi seguitate maniere, a questa tutto si volse ed assolutamente si propose di seguitare...’ ma anche per studiare in cosa se ne discostò.
Battistello Caracciolo, infatti, è un caravaggesco in controtendenza: lo dimostrano i suoi disegni, così nitidi e veloci, strettamente correlati all’esecuzione di un dipinto. Com’è noto il modus operandi di Michelangelo Merisi, per come lo conosciamo attraverso le fonti e le opere a noi pervenute, trascurava l’esercizio grafico preliminare alla realizzazione pittorica. Di fondamentale importanza per la comprensione del ruolo del disegno nell’opera di Battistello è stato il riconoscimento della sua mano in diversi disegni conservati presso il National Museum di Stoccolma. I fogli, alcuni dei quali esposti, furono portati in Svezia alla fine del Seicento dall’architetto Nicodemus Tessin il Giovane, di ritorno dai suoi viaggi in Italia. E ancora una volta ci sorreggono nella comprensione dell’artista le parole di De Dominici: ‘Fu però molto studioso nelle nostre arti e d’un pensiere facea più disegni, e quello che poi eligeva, lo rivedeva con disegni fatti sul vero da figura a figura, disegnando perlopiù con lapis piombino o con penna’.

Ma vediamo nel dettaglio il percorso di mostra in Sala Causa al Museo e Real Bosco di Capodimonte e poi le opere in situ presenti al Palazzo Reale di Napoli e alla Certosa e al Museo di San Martino.

Il percorso di mostra

Se per Caravaggio fu la notte, per Caracciolo è l’incarnato bronzeo dei suoi Cristi, delle sue Madonne, il corpo di Sant’Onofrio, l’unicità ed il grande stacco del maestro, firma unica ed incontrovertibile come il suo monogramma. Le pareti si vestono della stessa tonalità bronzea, la stessa irregolarità, la stessa materica verità. I progettisti hanno interpretato l’input dei curatori “Volevamo un Battistero centrifugo e non disorientante”, realizzando una sequenza di spazi che permette giochi di sguardi, confronti tra movimenti e contro-movimenti, presenze forti come le sculture marmoree degli apostoli che inquadrano la grande pala Madonna con Bambino e Santi proveniente dalla Cattedrale di Stilo.

Dagli inizi, sino alla maturità della sua produzione artistica, si trova in ogni sala un confronto tematico e stilistico, disegnato con dovizia dai curatori, con i grandi maestri coevi: da Francesco Curia a Jusepe Ribera sino a Pietro Bernini. All’ingresso, grazie anche all’interazione con l’installazione multimediale curata da Stefano Gargiulo, un’austera finestra, che rimanda alla facciata della Cappella del Monte di Pietà a Napoli, ci lascia intravedere dietro la sua cornice lapidea e la sua severa inferriata presenze importanti come quella di Fabrizio Pignatelli, scultura per il suo monumento funebre
proveniente dalla Chiesa di Santa Maria Mater Domini di Napoli.

Un’analoga apertura ci anticipa, più in là nel percorso, uno sguardo verso le ultime due sale, verso i bozzetti di Battistello, materia prima e primordiale del pittore, ed il suo ultimo scambio dialogico, in chiusura, con Mattia Preti.

Il percorso di mostra inizia con un'installazione site specific realizzata da Kaos Produzioni con la direzione artistica di Stefano Gargiulo e l’elaborazione musicale di Bruno Troisi, in cui le immagini e i suoni introducono il visitatore nei mondi di luce e ombre del naturalismo di Battistello. Le differenze tecniche e cromatiche dei suoi lavori trasformano i lividi colori metallici delle tele a olio in grandi ricami colorati negli affreschi rendendo palese come l'alternanza tra ombra e luce è condizione imprescindibile non solo per l'artista ma per la stessa vita. La profondità dell'ombra necessita della luce per essere riconosciuta, al contempo la luce semplifica, chiarisce e rassicura ma senza il buio dell'ombra l'uomo sarebbe ancora nel noioso paradiso terrestre.

Il Battista e altri ragazzi di vita

La vicinanza ai modelli del Caravaggio è testimoniata da alcuni dipinti da stanza databili tra la fine del primo e gli inizi
del secondo decennio del '600. La collocazione delle opere è tale da rimarcare le diverse tappe del percorso di crescita
artistica di Battistello. Si comincia con il San Giovannino del 1610 giovinetto proveniente dal Museo Filangieri e si
prosegue idealmente con Il giovane San Giovanni nel deserto di Berkeley e il San Giovanni Battista fanciullo del 1622 ca.della fondazione De Vito (foto a sx): dalla sensualità esplicita e torbida che evoca i 'ragazzi di vita' delle opere di
Caravaggio. L'Amorino dormiente del 1622 di Palazzo Abatellis a Palermo è riconducibile, per la resa plastica del nudo e la linea di contorno, allo stesso soggetto di Caravaggio di Palazzo Pitti a Firenze. Il tema del “Gesù infante conGiuseppe” è al centro di altri due dipinti di Battistello, l'uno proveniente dal Museo di Losanna e l'altro da una collezione
privata; il coinvolgimento dello spettatore è il minimo comun denominatore di queste prove del Caracciolo.

L’ombra di Caravaggio
Con l’arrivo a Napoli del pittore Michelangelo da Caravaggio (alla fine del 1606), entra nel vivo la stagione del naturalismo nel Vicereame. All’altezza del 1607-’08, l’Immacolata Concezione con i santi Francesco di Paola e Domenico, proveniente dalla chiesa napoletana di Santa Maria della Stella, costituisce il primo sforzo coerentemente caravaggesco di Battistello. L’Immacolata della Stella è la prima opera pubblica di Battistello non ad affresco; il maestro aveva meno di trent’anni e nella pala si schiudono i primi sforzi coerentemente caravaggeschi della scena locale che la lettura dello stile, suffragata dai documenti, fissa tra il 1607 e il 1608. Il pittore ne era così orgoglioso da lasciare la firma per esteso in basso e autoritrarsi nella figura dell’Adamo che la indica. La composizione del dipinto innova il tradizionale schema neo cinquecentesco adottato ancora da maestri di generazione precedente come, fra tutti, Fabrizio Santafede (1560 circa-1628 post). Il carattere realistico dei volti dei santi nella parte inferiore del dipinto assegna a Battistello un posto di rilievo nell’evoluzione del ritratto storico nel Vicereame. Se a Napoli, negli stessi anni, il pittore Carlo Sellitto (1581-1614) si mostra in grado di dipingere ritratti di inusitato realismo, i confronti più incisivi si pongono con l’ambiente degli scultori. Per questo i curatori hanno deciso di avvicinare alla pala, un apice della statuaria devozionale come il Ritratto di Fabrizio Pignatelli di Monteleone, eseguito dal toscano Michelangelo Naccherino (1550–1622) per la chiesa di Santa Maria di Materdomini nel 1607.

Fabrizio Pignatelli fu un personaggio di grande rilievo nell’aristocrazia napoletana del secondo Cinquecento ed incarnava il profilo del buon cristiano espresso nei dettami della Controriforma. Nella statua/ritratto realizzata da Naccherino per il suo monumento sepolcrale l’intento della rappresentazione è più devozione che celebrativo: il defunto è inginocchiato, ha deposto le armi, in atteggiamento di umile sottomissione.

Il nesso di Battistello con gli scultori forestieri in città e nel Viceregno si sostanzia con il posto di rilievo assegnato a un capolavoro della scultura di primo ‘6oo come il busto, databile tra il 1620 e il ’23, di Girolamo Flerio  del bergamasco Cosimo Fanzago (1591 –1678) nella chiesa napoletana di Santa Maria di Costantinopoli.

In questa sala sono infine raccolte, insieme alla celebre e precoce Madonna col Bambino e San Giovannino del 1607 ca. del Museo di San Martino a Napoli, altre due opere di forte impronta caravaggesca, databili possibilmente entro il primo
decennio del ‘600: l’Ecce Homo del 1607-1610 (foto in alto) del Museo e Real Bosco di Capodimonte e il Fortitudine Pares o Cupido e la Morte del 1608-1610 (foto a sx), raro soggetto allegorico del Museo della Cattedrale di Mdina
(Malta). Nella posteriore Fuga in Egitto, caratterizzata da un punto di vista ribassato, il modellato dei contorni e l’ovale della Madonna fanno già presumere il contraccolpo delle prime opere di Ribera (giunto a Napoli nel 1616).

Le sale del museo saranno allietate, ogni sabato e domenica, dalla musica al pianoforte del M° Rosario Ruggiero e dalle performance della Compagnia Arcoscenico (Rodolfo Fornario e Antonella Quaranta).(28/07/2022-ITL/ITNET)

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