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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - ARTE/TECNOLOGIE - ESPERIENZA IMMERSIVA PER "IL RISVEGLIO DI VENERE OPERA DI DOSSO DOSSI DELL'UNICREDIT ART COLLECTION A BOLOGNA

(2024-09-26)

In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2024 (sabato 28 e domenica 29 settembre) UniCredit Art Collection e Haltadefinizione presentano il primo progetto per la valorizzazione della Collezione della banca che unisce arte e tecnologia. La digitalizzazione del capolavoro Il Risveglio di Venere di Dosso Dossi, parte della Collezione UniCredit e custodito presso la Quadreria di Palazzo Magnani a Bologna, sarà disponibile al pubblico attraverso nuove modalità di fruizione grazie al lavoro svolto da Haltadefinizione.

In Quadreria, di fronte all’opera sarà allestito un totem multimediale in cui verrà mostrata la sua digitalizzazione: un’esperienza immersiva all’interno del dipinto, capace di svelarne i microdettagli, dalla trama della tela fino alla pellicola pittorica, con alcuni approfondimenti storico artistici.
Da oggi Il Risveglio di Venere di Dosso Dossi è disponibile in altissima definizione sul sito Unicredit Art Collection e nell’image bank della tech company modenese Haltadefinizione.

Il progetto si inserisce all’interno di una più ampia iniziativa di UniCredit volta a valorizzare e rendere accessibile il proprio patrimonio artistico, avvicinando il pubblico alle grandi opere d’arte attraverso l’innovazione digitale.

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I dati biografici sull'artista sono scarsi e la data il luogo di nascita esatti sono dibattuti dagli storici. Nella breve biografia compilata da Giorgio Vasari nel 1568, viene detto quasi contemporaneo di Ludovico Ariosto; tuttavia successivi studi di Carlo Giovannini collocano la nascita tra il 1486 e il giugno 1487. Si suppone inoltre che fosse figlio di Nicolò di Alberto di Costantino Luteri, di professione spenditore (economo) presso la corte estense dei duchi di Ferrara, e di Jacopina da Porto. Originario del Trentino, Nicolò Luteri fu censito in un registro storico del 15 gennaio 1485 presso Tramuschio, dove divenne proprietario di un podere nella località di Dosso della Scaffa (oggi chiamata San Giovanni del Dosso) e di alcuni terreni della Fossa delle Pietre[6] e di Villa Pentita in distretto di Mantova e vicariato di Quistello. Il fatto che Nicolò abbia battezzato i propri figli con i nomi di Giovanni e Battista potrebbe essere collegato al fatto che il santo patrono di San Giovanni del Dosso è appunto san Giovanni Battista. Peraltro, nel primo documento che attesta la presenza del pittore a Ferrara, egli venne chiamato Dosso della Mirandola. Il fratello venne comunemente chiamato Battista Dossi (Battista del Dosso), cosicché nel XVIII secolo gli storici locali, credendo che Dossi fosse il cognome, iniziarono a chiamare anche il fratello maggiore come Dosso Dossi, forma scorretta poi rimasta nella storia dell'arte.

Nella sua formazione Dosso non attinse direttamente alla prestigiosa scuola ferrarese del Quattrocento, ma vi fu influenzato solo dopo avere già imparato i segreti dei pittori veneti, in particolare Giorgione. A questi insegnamenti di base aggiunse poi rimandi alla cultura classica e a Raffaello, oltre a una propria attitudine narrativa ben sviluppata.

Nel 1510 si trovava a Mantova al servizio dei Gonzaga, e nel 1514 fu nominato pittore di corte a Ferrara. In tale veste fu coinvolto nelle principali imprese decorative di Alfonso d'Este, quali i Camerini d'alabastro. A lui è infatti attribuita la coreografia generale dell'apparato decorativo, a cui parteciparono da Venezia anche Giovanni Bellini e Tiziano, nonché la realizzazione di alcuni dipinti, tra cui il Trionfo di Bacco in India per il quale Raffaello aveva fornito i disegni senza però riuscire a dipingerlo per l'improvvisa scomparsa. A Dosso spettarono anche le tele che ornavano i soffitti e molte decorazioni minori. Come è noto il complesso dei Camerini venne smantellato con la devoluzione di Ferrara allo Stato Pontificio nel 1598 e i dipinti vennero dispersi. Quelli di Dosso finirono infine in parte alla Galleria Estense di Modena. Per questa città tra il 1518 e il 1521 realizzò una pala per l'altare di San Sebastiano nel duomo che gli era stata commissionata dalla Confraternita della Mensa Comune dei Preti.

Con frequenti viaggi (Firenze, Roma e soprattutto Venezia), Dosso si tenne sempre aggiornato alle ultime novità dei centri artistici nevralgici della penisola, avviando soprattutto un proficuo dialogo con Tiziano, da cui riprese la ricchezza cromatica e le ampie aperture paesaggistiche. Nonostante ciò nella sua arte non si registrano forti scarti stilistici tra le varie fasi, ma piuttosto l'uso di registri diversi a seconda del soggetto: monumentale per le pale d'altare, più fluido e ricco d'inventiva per i soggetti letterari e mitologici, che tuttora sono la parte della sua produzione più apprezzata dalla critica. Per un periodo fu in contatto con Michelangelo, dipingendo massicci nudi virili.

Verso il 1530, per i Della Rovere, affrescò la Villa Imperiale di Pesaro. Nel 1531 Il Principe Vescovo di Trento Bernardo Cles richiese ad Alfonso d'Este l'attività del Dosso, che per oltre un anno attese alla decorazione ad affresco di una ventina di ambienti del Castello del Buonconsiglio, dove lavorò a fianco del Romanino

Negli ultimi anni accentuò i contrasti del chiaroscuro e i rimandi simbolici nelle opere

Era il fratello maggiore di Battista Dossi, altro pittore attivo alla corte ferrarese, ed ebbe come allievo Gabriele Capellini. (26/09/2024-ITL/ITNET)

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