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CULTURA ITALIANA NEL MONDO - GIUBILEO 2025 - L'ECCELLENZA DELLA PITTURA ITALIANA DECLINA I TEMI ESSENZIALI DEL VANGELO NELLA MOSTRA ALLESTITA A CASTEL SANT'ANGELO "L'ARTE DEI PAI. DA PERUGINO A I BAROCCI"

(2025-03-10)

  Il Giubileo 2025, il Giubileo della speranza, l'arte si declina come esperienza dell'anima, attraverso opere d'arte commissionate dai Papi che offrono un viaggio spirituale sui temi essenziali del Vangelo: l’infanzia, il perdono, il volto della Madre, la lezione della povertà, la speranza dell’amato innamorato, la sapienza dei santi e la fedeltà della Chiesa.

"L’ARTE DEI PAPI. Da Perugino a Barocci", ideata dal Centro Europeo per il Turismo e la Cultura, presieduto da Giuseppe Lepore, organizzata in collaborazione con Castel Sant’Angelo, diretto da Massimo Osanna, e con il patrocinio del Dicastero per l’Evangelizzazione Giubileo 2025 presieduto dall’Arcivescovo Rino Fisichella,  offre al pubblico fino al 31 agosto, la visione di grandi artisti e l’impegno dei Papi hanno reso Roma non solo il patrimonio dallo splendore incomparabile ma anche quell’idea di città costruita sul desiderio cristiano di esaltare la bellezza, la memoria, la civiltà della tradizione, la dignità e l’ideale universalistico di un uomo riscattato dal dolore.

La mostra, a cura di Arnaldo Colasanti, con la collaborazione di Annamaria Bava, è soprattutto un’espe-rienza tematica, fuori dal rigore cronologico: la Madonna con il Bambino, San Giuseppe e San Pietro Mar-tire di Andrea del Sarto indicano la gioia dell’esser famiglia, così come lo manifesta l’esaltazione pittorica dell’opera di Giovanni Gerolamo Savoldo l’Adorazione del Bambino con San Girolamo e San Francesco.

Per il visitatore, il racconto vuole essere un’esperienza vissuta, quel momento di raccoglimento e di sere-nità che solo l’arte, nel suo stupendo stupore, sa offrire. Capitoli dell’esposizione sono affidati dall’Ado-razione dei pastori di Luigi Crespi, all’Annunziata di Carlo Maratti e, al contempo, ai sogni del Perugino, di Annibale Carracci, Pietro da Cortona, del Cavalier d’Arpino, di Pompeo Batoni, Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato, Anton Raphael Mengs, Battistello Caracciolo o delle nubi rosate di Federico Barocci.

Le incursioni storiche sono molteplici; molti i ritratti dei papi; singolari le esplorazioni dell’arte Contem-poranea dedicata al sacro, come l’opera di Bruno Ceccobelli, Giuseppe Salvatori, Luigi Stoisa e di Giorgio Di Giorgio.
Un punto di forza istituzionale è il fatto che abbiano collaborato molti istituti nali del Ministero della Cultura, quali e Gallerie Nazionali di Arte Antica-Palazzo Barberini e Galleria Corsini, la Galleria Nazionale dell’Umbria, la Galleria Nazionale delle Marche e i Musei Reali di Torino-Galleria Sabauda, oltre all’Acca- demia Nazionale di San Luca e ad alcune istituzioni comunali quali il Museo della Città civico diocesano di Acquapendente.

Del patrimonio di quei soggetti prestatori sono stati privilegiati i depositi e le opere rare di grandi artisti ma non solo, nell’idea che un punto di forza della mostra sia anche la “restituzione” al visitatore di un mondo artistico tanto vasto quanto, per alcuni aspetti, poco conosciuto. Aspetto sostenuto dal dott. Mario Turetta, Capo Dipartimento per le attività culturali del MiC, per il quale non c’è recupero che non sia valo-rizzazione di un immaginario culturale storico che esiste e che tuttavia è ancora da ridisegnare, facendolo emergere dai depositi. (10/03/2025-ITL/ITNET)

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