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IMMIGRAZIONE - 33° DOSSIER STATISTICO IDOS: 2021 CON DECRETO FLUSSI CAMBIO DI MARCIA: CRESCE PRESENZA REGOLARE IN ITALIA E GLI INGRESSI PER LAVORO SOGGIORNANTI DI LUNGO PERIODO (65%)

(2023-10-26)

  Presentato a Roma ed in tutte le regioni italiane "il nuovo Dossier Statistico Immigrazione di Idos: una lettura critica, con la forza dei numeri, di 25 anni di politiche" titola la presentazione del Dossier al quale collabora Confronti e l'Istituto di Studi Politici "S.Pio V", grazie al sostegno dell’Otto per Mille della Tavola Valdese.

Un Dossier che  esprime con "la forza dei numeri" - e dunque con estrema chiarezza -  lo statu quo dell'immigrazione e delle politiche migratorie che sono state condotte nel nostro Paese in "mezzo secolo di storia dell’immigrazione in Italia". Un tempo congruo per il quale afferma il Presidente del Centro, Luca di Sciullo "ci si sarebbe aspettati di parlare qui di politiche d'integrazione.... Ma il tema dell’integrazione è diventata un che di normativamente assente, concettual-mente frainteso e operativamente disatteso".  Per cui "siamo  ancora impantanati a disquisire sugli inefficienti mecca-nismi di ingresso e regole di permanenza regolare dei migranti, che un Paese civile avrebbe dovuto aver già risolto da tempo (video on line: .

Ed ecco i numeri :
TORNA A CRESCERE LA PRESENZA REGOLARE IN ITALIA…
Nel 2020 gli effetti contrattivi causati dalla sindemia da Covid-19 (blocchi della mobilità internazionale, riduzione delle nascite e aumento dei decessi, rallentamenti nel rilascio e rinnovo dei titoli di soggiorno) avevano concorso a una dimi-nuzione consistente del numero dei non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia (-242.000, -6,7%).  A fine 2021, a seguito della ripresa dei flussi migratori e degli effetti delle nuove misure di governance (come quelle del Decreto im-migrazione” del dicembre 2020), tale numero è risalito a 3.561.540 (+187.664, +5,6%), attestando una sorta di “riasse-stamento fisiologico” dopo i consistenti cali del biennio precedente.

Sono 241.595, più del doppio rispetto al 2020, i nuovi permessi di soggiorno rilasciati nell’anno e, per la prima volta dal 2015, quelli per lavoro superano il tetto del 10% del totale (50.927: 21,1%), mentre si attestano al 47,0% i motivi di famiglia (113.455) e al 13,5% i motivi di protezione (32.667, di cui 27.401 per richiesta d’asilo).
Ma se l’aumento dei nuovi permessi per famiglia (+82,1%) e richiesta di asilo (+112,3%) è direttamente connesso alla
riduzione dei blocchi alla mobilità, quello dei nuovi permessi per ottenuta protezione (poche migliaia, ma cresciuti di quasi 8 volte) e per lavoro (quasi quintuplicati) rimanda innanzitutto agli interventi normativi attuati: da un lato, a  di-cembre 2020, le nuove disposizioni sulle cosiddetta “protezione speciale” che, dopo l’abolizione della protezione umani-taria del 2018, hanno contribuito a  elevare il tasso di riconoscimento delle richieste d’asilo (42% in prima istanza, con-tro il 24% del 2020); e, dall’altro, la regolarizzazione, indetta nel 2020 col “Decreto rilancio”, in favore dei lavoratori del comparto domestico e agricolo.
Oltre i tre quarti dei nuovi permessi per lavoro rilasciati nel 2021 (38.715, il 76,0%) si riferiscono, infatti, non a nuovi
ingressi, ma all’emersione di lavoratori già presenti sul territorio nazionale con procedure lentissime.

A marzo 2022, invece, delle 207.452 domande presentate dai datori di lavoro (ai sensi del comma 1, di competenza del-le Prefetture), quelle esaminate erano ancora il 61,9%, quelle arrivate a esito positivo appena la metà (104.948) e quel-le concluse con il rilascio di un permesso per lavoro solo poco più di un quarto (55.202). Delle altre circa 13.000 presen-tate direttamente da immigrati (ai sensi del comma 2, di competenza delle Questure), il 79% è giunto al definitivo rila-scio di un permesso di soggiorno.
Un lungo rallentamento che tradisce le ragioni di urgenza (legate ai maggiori rischi sanitari e di sfruttamento del lavoro nero indotti dalla crisi pandemica) che avevano originato la regolarizzazione e che incide negativamente sia sulla vita degli immigrati coinvolti (molti hanno perso il lavoro prima di ottenere lo status legale), sia sui comparti lavorativi inte-ressati
Al di là delle circostanze eccezionali che l’hanno indotto, il ricorso alla regolarizzazione (la nona in Italia, varata a 8 e 11
anni dalle due precedenti, a loro volta indette – caso pressoché unico in Europa – nel mezzo degli anni di crisi econo-mica globale) è effetto diretto della carenza di programmazione dei flussi: nell’ultimo decennio i Decreti flussi hanno de facto azzerato le quote di ingresso per lavoro non stagionale, già precedentemente sottodimensionate rispetto al fab-bisogno effettivo di manodopera dall’estero, costringendo a gestire a posteriori quanto non si è adeguatamente gover-nato a priori per rispondere alle esigenze del sistema Paese.

Col Decreto flussi 2021 si è avviato un primo timido cambio di marcia, con la previsione di 20.000 inserimenti per lavoro
non stagionale nell’ambito di una quota complessiva di “ingressi” elevata a 69.700 posti. Ma le domande per rientrare in questa quota, in larga parte relative a lavoratori stranieri già presenti in Italia, sono state oltre 3 volte più numerose (215.000), e per i soli inserimenti non stagionali addirittura 5 volte più elevate (111.000), facendo accumulare un forte ritardo.
Per ovviare a quest’ultimo, il “Decreto semplificazioni” – con un inconsueto atto di realismo – ha stabilito, in riferimento
ai Decreti flussi 2021 e 2022, il rilascio del nulla osta entro 30 giorni e, per il solo 2021, la possibilità di assumere  immediatamente i lavoratori rientranti nella quota e già presenti in Italia, seppur irregolarmente, alla data del 1° maggio 2022, senza costringerli – come in passato – a rientrare nel proprio Paese e di lì rifare ingresso in Italia per firmare il contratto e ottenere il permesso di lavoro. Un provvedimento, questo, che apre alla possibilità di introdurre meccanismi di regolarizzazione permanente su base individuale, tenendo conto che, finché non si adotta una programmazione rea-listica dei flussi d’ingresso, i provvedimenti di emersione restano il principale strumento in grado di ridurre efficace-mente le sacche di irregolarità, anche rispetto ai rimpatri.

Stando a stime recenti, la regolarizzazione del 2020 avrebbe abbattuto di quasi un decimo la presenza straniera irre-golare, riportandola, nel 2021, a poco sotto le 520mila unità, mentre i 3.838 rimpatri eseguiti nell’anno (il 15,1% delle espulsioni intimate) corrispondono ad appena lo 0,7% degli stranieri stimati in condizione di irregolarità.

Gli effetti della regolarizzazione si riflettono anche sulla ripartizione dei non comunitari in base al motivo del soggiorno. Tra i titolari di un permesso a termine  1.219.683, il 34,2% del totale) è tornata a salire la percentuale di quelli presenti per lavoro (il 34,4%) e si riduce, di conseguenza, quella dei soggiornanti per motivi di famiglia (42,4%). Inoltre, pur restando meno consistente,  Cresce di poco anche la quota dei titolari di protezione (14,8%, inclusi i richiedenti asilo).
Resta in ogni caso netta e in crescita la predominanza dei soggiornanti di lungo periodo (quasi 2.342.000, il 65,8%),
titolari di un permesso di durata illimitata, a dimostrazione di una permanenza sempre più stabile e radicata degli stranieri in Italia, che implica un loro contributo sempre più strutturale all’andamento generale del Paese.

  Tra le 198 collettività presenti, le prime cinque coprono da sole il 48,4% di tutti i residenti stranieri: i più numerosi si
confermano i romeni (1,1 milioni: 20,8%), seguiti da albanesi (433mila: 8,4%), marocchini (429mila: 8,3%), cinesi
(330mila: 6,4%) e ucraini (236mila: 4,6%).

"Età media degli stranieri è di 34,8 anni, quasi 12 in meno rispetto agli italiani (46,5 anni). (26/10/2023-ITL/ITNET)

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