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MIGRAZIONI - CENTRO ORIENTAMENTO IMMIGRATI FRANCO VERGA- PRES. REP. MATTARELLA "MILAN LA GA EL COR AN MAN"...UNA STORIA FATTA DI EMIGRAZIONE E DI IMMIGRAZIONE" SOLIDARIETA' E INTEGRAZIONE

(2024-10-14)

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è intervenuto all'incontro dedicato al centro orientamento immigrati Franco Verga, che si è tenuto alla Fondazione Culturale Ambrosianeum

L’Associazione Franco Verga – C.O.I. sviluppa progetti nel territorio di Milano, allo scopo promuovere i diritti e migliorare la qualità della vita degli stranieri, facilitare l’integrazione ed il dialogo interculturale e contribuire alla lotta alla povertà e all’esclusione sociale.

Nel corso dell'evento sono intervenuti Fabio Pizzul, Presidente della Fondazione Culturale Ambrosianeum; Lino Duilio, Presidente dell’Associazione pro migranti “Franco Verga”, Giovanni Azzone, Presidente della Fondazione Cariplo e Don Massimo Mapelli.

Zahra Masoumi Posthmasari ha portato la sua testimonianza e Adina Rizwan ha recitato la poesia “Ricordanza”. L'artista ucraina Kateryna Dorosh ha eseguito un brano musicale.

L'evento si è concluso con l'intervento del Presidente Mattarella.

"Quanto abbiamo ascoltato fa ricordare una storia straordinaria di crescita e di integrazione, sviluppatasi a cavallo degli anni ‘60 del secolo scorso.

Una vicenda che si lega strettamente a quelle di oggi, con quanto ci rammentava il Presidente di Cariplo.

Il proposito di rendere più coesa la nostra società “sostenendo la creazione di valore condiviso, intervenendo sulle disuguaglianze”.

Dovremmo, forse, dire una vicenda che riflette l’anima milanese, quella profonda, della generosità, dei diritti, della solidarietà.

Perché, Sindaco, so che questa è Milano.

La città della Società Umanitaria, della Tazzinetta Benefica, del Pane Quotidiano, dell’Opera cardinal Ferrari. Iniziative radicate in questa città; molte sorte, addirittura, alla fine dell’Ottocento. Altre, come i City Angels, frutto della contemporaneità.

Si usa dire che “Milan la ga el cor an man”.

Per chi – come me – non è milanese: che Milano ha il cuore in mano. Per voler esprimere, illustrare la capacità di integrazione progressiva su cui Milano ha basato anche il suo sviluppo: la laboriosità dell’immigrazione veneta, l’esodo giuliano-dalmata, l’ondata migratoria dal Meridione. Tutti hanno contribuito alla crescita e al progresso di Milano.

In quello che era il triangolo industriale tutte le città recano i segni della industrializzazione e della immigrazione.

Ma non sono i manufatti, gli edifici a comporre una città.

Sono le persone.

La storia italiana è fatta di emigrazione e di immigrazione.

Trenta milioni gli italiani partiti per l’estero tra l’unità d’Italia e il secolo scorso. Sei milioni, adesso, quelli che vivono stabilmente all’estero. Oltre un milione e trecentomila gli italiani che si trasferirono dal Meridione al Nord negli anni ‘60.

In dieci anni – dal ‘51 al ‘61 - trecentomila soltanto a Milano.

Non senza tensioni, in quella che apparve una sorta di contrapposizione - che oggi sembra incomprensibile e ormai consegnata alla cronaca di quegli anni - tra nuovi arrivati e antichi residenti e, invece, anche un dialogo fecondo nelle periferie urbane tra vecchi e nuovi milanesi, tra immigrati e ambiti sociali popolari, spesso - questi - espulsi dai centri storici che avevano abitato.

Gli immigrati, in questa grande città, hanno contribuito a farne la storia.

E, in essa, una parte è toccata al Centro Orientamento Immigrati, al COI, oggi Associazione Franco Verga, frutto di intuizione, di analisi e di riflessione mature e lungimiranti.

Il boom economico svuotava le campagne - toccò a Cremona e Mantova, ad esempio, in Lombardia - per poi sollecitare aree ben più lontane del nostro Paese.

Fu il momento delle “Coree” alle periferie della città, nella cintura di centri urbani sin lì assopiti.

Il momento di imponenti iniziative di edilizia popolare che avrebbero cambiato la fisionomia di Milano.

E Milano, a lungo, ha avuto un apposito Assessorato all’edilizia popolare, per affrontare la crisi delle abitazioni.

Nuovi arrivi, com’è naturale, significano nuova dinamica sociale.

Le città, in realtà, hanno sempre richiamato energie nuove, dinamismo, innovazione.

Già il primo censimento del neonato Regno d’Italia, nel 1861, registrava che la metà dei residenti a Milano non era nata in città.

Una dinamica nuova sollecitava partecipazione negli anni ‘60 del secolo scorso. E sorgono così, nel capoluogo lombardo come in altre città, i comitati spontanei di quartiere, per affrontare i problemi quotidiani, per sollecitare le autorità alla soluzione di questi problemi.

Il fervore di partecipazione negli anni ‘60 è contagioso, sorgono centri sociali, circoli culturali. Si susseguono indagini sociologiche.

Le realtà periferiche, densamente popolate, reclamano, in quell’epoca - e sovente ancora oggi, in alcune città - di divenire protagoniste.

E tocca a un gruppo di giovani, raccolti intorno alla figura di un deputato, Franco Verga - giovane anch’egli - rendere concreta la percezione di uno dei fondatori del COI, Giancarlo Moretti - figura di quegli anni non sempre adeguatamente ricordata - anche lui espressione di una periferia, quella del Corvetto – o, come si chiamava in origine, della Gamboloita - che si era reso conto che non occorreva una nuova iniziativa caritatevole che si aggiungesse a quelle già esistenti, ma piuttosto uno strumento di integrazione.

Questo lo scopo del Centro orientamento immigrati.

Offrire strumenti per alfabetizzare gli immigrati, per sostenerli nella ricerca di una casa e di un lavoro.

Sono presenti in questa sala – per quanto mi è stato detto - alcuni dei fondatori, nel 1963, di quello che, all’origine, era un centro studi sui problemi degli immigrati, per divenire poi un esempio straordinario di spinta all’integrazione.

Vanno ricordati Giampiero Lecchi, Sandro Bertoja e quanti altri hanno accompagnato, negli anni, l’esperienza.

Poc’anzi don Mapelli ci ricordava, evocando don Milani, che trasmettere e “insegnare la lingua e la cultura italiana, accompagnare i giovani e gli adulti che arrivano sul nostro territorio a divenire cittadini significa costruire insieme la città”, riporta a quei tempi.

Ai corsi di alfabetizzazione organizzati nel 1964 dal COI.

Perché, all’epoca - può sorprendere - era questa la condizione in cui si trovavano troppo spesso i migranti, pur essi italiani.

E fanno bene - Presidente Azzone - la Fondazione Cariplo e l’ACRI ad agire oggi nella direzione di costruire, così, cittadinanza.

Franco Verga è - egli stesso - emblematico del dopoguerra a Milano.

La biografia che gli ha dedicato Vincenzo La Russa offre spunti interessanti.

Dove nasce Verga? Nasce in una povera famiglia inurbata.

Cresce nel fecondo ambiente cattolico ambrosiano.

Persegue una vocazione religiosa.

Troverà realizzazione nell’impegno politico che generosamente svilupperà. Dal seminario ai corsi di formazione del partito cui aderirà, la Democrazia Cristiana, cui dedicherà la sua vita.

C’è chi testimonia che fu decisivo uno di questi appuntamenti, ad Alagna Valsesia.

Una personalità impetuosa, come tutti riconosceranno, – e ricordano -  che sarà decisiva nel cambiare l’approccio alla questione immigrazione nell’intera area metropolitana milanese.

Un’attività che merita che venga ricordato tra i milanesi illustri.

Bene ha fatto la Civica amministrazione a intitolare alla sua memoria il Parco di Quarto Oggiaro. Un altro quartiere - Quarto Oggiaro - in cui venne messa alla prova l’opera preziosa di integrazione avviata lì da una pattuglia di benemeriti guidati da Antonio Iosa, immigrato dalla Puglia, fondatore del Circolo Carlo Perini.

Iosa sarebbe stato “gambizzato” – orribile parola - dai brigatisti, per la sua attività – così benemerita, così preziosa, - insieme a Nadir Tedeschi - immigrato polesano - Emilio Del Buono, Eros Robbiani.

Ma Milano seppe superare anche il terrorismo.

Si deve quindi essere lieti di constatare che “la fabbrica dei milanesi” non è ferma. Lo hanno dimostrato i due video che abbiamo appena visto, che vorrei definire i momenti più interessanti e centrali di questo nostro incontro.

L’impegno per la coesione sociale, per l’accoglienza, per il progresso, per l’integrazione, per il divenire della cittadinanza, è attività permanente.

La circostanza che, a oltre 60 anni dalla fondazione, quel seme gettato continui a dare frutti, ci parla di una buona causa: una causa che vede al centro le persone.

Oggi gli immigrati sono altri. Lo abbiamo visto, lo sappiamo. Ce lo ha ricordato il Presidente Duilio.

“Nuovi sguardi, altre voci”, li definite. Non vengono più dal Mezzogiorno d’Italia, dall’Italia del Meridione, ma da più lontano.  Da Paesi europei come l’Ucraina, aggredita da un’invasione insensata. Vengono dai Balcani. Vengono da altri continenti, gravati anch’essi da insostenibili condizioni.

Altri sono anche gli attori di un servizio prezioso, di un grande lavoro, di un grande impegno che tende a inverare gli obiettivi di solidarietà che la nostra Costituzione ha posto alle basi della nostra convivenza. E che va costantemente rammentato.  Un lavoro, il vostro, quindi, per la Repubblica." ha concluso il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. (14/10/2024-ITL/ITNET)

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