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ITALIANI.ITALIANI ALL'ESTERO - DON STURZO - MIN.TAJANI (SERGR.POL.FORZA ITALIA): "RICORDARE OGGI STURZO...SIGNIFICA RICORDARE MODELLO IMPEGNO PUBBLICO PROFONDAMENTE CRISTIANO MA ANCHE...."
(2025-01-20)
"Ricordare don Sturzo, come facciamo oggi nella sua Caltagirone, significa ricordare al tempo stesso il leader politico, il pensatore, il sacerdote. Queste tre dimensioni in lui non possono essere distinte, non sono ambiti diversi nella sua vita. Anzi, il suo essere sacerdote possiamo dire che comprendeva e riassumeva tutto il resto.
Tutta l’elaborazione teorica, e tutta la pratica politica, del fondatore del Partito popolare si basavano su un’antropologia profondamente cristiana, sulla sacralità della persona, creata da Dio a Sua immagine e somiglianza. Sacralità che la rende portatrice di diritti inalienabili, primi fra tutti quello alla vita, alla libertà, alla solidarietà. La sacralizzazione dello Stato, all’origine dei totalitarismi del 20° secolo, nazismo, fascismo o comunismo, gli ripugnava profondamente e gli ispirava grande timore. Lo Stato, nel quale pure credeva fermamente, aveva per lui una funzione regolatrice, di indirizzo, di garanzia.!" ad affermarlo in una dichiarazione del V.premier, Ministro degli Esteri e Segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, sul quotidiano Avvenire.
«Per noi lo Stato – disse in un celebre discorso, subito dopo l’avvento del regime fascista - non è il primo etico, non crea l’etica: la traduce in legge e le dà forza sociale. Per noi lo Stato non è la libertà, non è al di sopra della libertà; la riconosce e ne coordina e limita l’uso, perché non degeneri in licenza».
E fu proprio la sua intransigenza a difesa della libertà che suggerì a Papa Pio XI di proteggerlo, chiedendogli prima di lasciare la segreteria del Partito popolare, e poi di rifugiarsi all’estero. Sturzo anche in quest’occasione fu sacerdote fino in fondo: obbedì al Santo Padre senza esitare, eppure è facile immaginare che in cuor suo non gradisse queste indicazioni vaticane, pur necessarie in quella temperie.
Obbedì, certo, ma non rinunciò alle sue convinzioni: del resto il Papa non gli aveva chiesto questo. Anzi da quel momento, per un ventennio in esilio, a Londra e poi negli Stati Uniti, diede vita ad un’attività editoriale ancora più vasta, a favore del nostro Paese ma con un respiro europeo e internazionale, credendo nel multilateralismo come metodo di superamento dei conflitti, credendo nell’Europa come ambito del confronto delle idee e delle posizioni politiche.
Per questo ricordare oggi Sturzo, nell’interezza della sua opera e del suo percorso di vita, significa ricordare un modello di impegno pubblico profondamente cristiano, ma ben lontano da quel clericalismo che lo stesso papa Francesco ha ben stigmatizzato in tante occasioni.
Sturzo fu ben attento a definire quello che nacque nel 1919, esattamente 106 anni fa, dal suo celebre appello “ai liberi e forti” non come “partito dei cristiani”, ma come “partito di cristiani”. Straordinariamente moderno nel cogliere quello che anche oggi potrebbe essere l’impegno politico dei cattolici, ma non solo dei cattolici. I valori, le idee, i programmi che Sturzo propugnava in quell’appello, sono perfettamente coerenti con l’ispirazione cristiana e il suo ruolo di sacerdote, ma possono essere altrettanto condivisibili per chi non ha il dono della fede. Per chi ha una visione dell’uomo, dello Stato, della società, basata sulla libertà e la solidarietà, che è la parte migliore della nostra cultura europea e occidentale, nata proprio dall’incontro fra la tradizione greco-romana e gli impulsi innovatori di origine giudaico-cristiana, e molto più tardi dall’accoglimento del metodo della democrazia liberale.
Del resto, come spiegava Tommaso Campanella, la ragione è naturaliter christiana, e i principi propugnati dal sacerdote di Caltagirone sono appunto per questo universali, possono appartenere a tutti gli uomini di buona volontà.
Ed è di questo, senza pensare ad impossibili ricostruzioni dell’unità politica dei cattolici, che l’Italia ha bisogno. Di “liberi e forti”, di donne e uomini di buona volontà che si mettano in gioco nell’impegno pubblico, per costruire un futuro che senza di questo è denso di pericoli.
Questo è da sempre il senso del mio impegno nelle istituzioni, questo è il contributo che vorrei dare alla vita pubblica del mio Paese e dell’Europa." conclude Tajani. (20/01/2025-ITL/ITNET)
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