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ITALIANI.ITALIANI ALL'ESTERO- USA / EUROPA- ON.FASSINO: "UN SECOLO VINCOLO TRANSATLANTICO FONDAMENTALE...OGGI CON TRUMP BILATERALIZZAZIONE RELAZIONI INTERNAZIONALI. EUROPA COESA INDISPENSABILE PER INTERESSI EUROPEI"
(2025-02-14)
"Il rapporto tra Stati Uniti e Europa è stato per quasi un secolo il perno fondamentale della coesione occidentale e del ruolo che l'occidente ha giocato negli equilibri mondiali. Un'alleanza fondata prima di tutto sui comuni valori liberali della democrazia, dello stato di diritto, del pluralismo politico, economico e sociale. Un'alleanza che via via ha investito ogni campo di attività creando vincoli di interdipendenza sempre più stretti e organici tra le due sponde dell'Atlantico.
Fin dai primi suoi atti il Presidente Trump ha confermato quel che in campagna elettorale aveva preannunciato: destabilizzare gli equilibri internazionali subordinandoli alle convenienze degli Stati Uniti; liquidare ogni forma di multilateralismo delegittimando le organizzazioni internazionali; ricorrere a ogni strumento per affermare la centralità degli Stati Uniti e subordinare il mondo a una leadership americana. Una strategia che mette a dura prova quel vincolo transatlantico Stati Uniti-Europa che da quasi un secolo è il perno di un destino comune." così l'on. Piero Fassino nella sua newsletter quindicinnale offre una lettura degli avvenimenti, con l'avvento alla Casa Bianca di Trump, per cui: "L'Europa è dunque di fronte a una sfida a cui non può sottrarsi."
"Per decenni lo sviluppo europeo ha potuto crescere protetto da tre "ombrelli": gli Stati Uniti, con la NATO, garantivano difesa e sicurezza; la Russia assicurava i flussi energetici; gli altri continenti offrivano i mercati. Condizioni di miglior favore che oggi tutte stanno alle nostre spalle: l'energia di cui l'Europa ha bisogno non può più venire dalla Russia; i paesi emergenti sono ogni giorno di più produttori ed esportatori competitivi; l'America non è più disposta - per esplicite parole di Trump - a farsi carico da sola della sicurezza europea.
Peraltro accanto a sicurezza e difesa - temi peraltro assolutamente cruciali per un'Europa che vive drammatiche guerre ai suoi confini - la sfida di Trump investe altri settori strategici che tutti impattano direttamente sull'Unione europea e sulle sue politiche. Esplicito è l'obiettivo di ridurre il deficit commerciale statunitense nei confronti dell'Europa, ricorrendo all'imposizione di pesanti dazi sulle esportazioni europee. Pieno avallo è dato da Trump a Musk e alla sua brutale volontà di subordinare alla potenza tecnologica americana le mille applicazioni delle tecnologie digitali e dell'intelligenza artificiale. Su cambiamento climatico e riconversione energetica il Presidente americano ha intrapreso un rovesciamento di 180 gradi, annunciando il ritiro dagli Accordi di Parigi e dando via libera a nuove intense trivellazioni petrolifere, in totale contraddizione con le scelte europee in materia di riduzione delle emissioni e di riconversione energetica. Non meno inquietanti i gravi arretramenti americani in materia di migrazioni, diritti civili e umani.
Peraltro che Trump non consideri l'Unione europea un interlocutore lo si vede da come sta gestendo in assoluta solitudine il dossier ucraino e il conflitto in Medio Oriente, non considerando in alcun modo l'Europa un attore essenziale dei processi di pace. Un atteggiamento corrispondente ad un bilateralizzazione delle relazioni internazionali che esclude di avere rapporti con istituzioni sovranazionali. Se mai Trump decidesse di parlare all'Europa c'è da credere che ricercherebbe un rapporto diretto con Londra, Berlino, Parigi, Roma (forse), Varsavia, Budapest, ignorando totalmente Bruxelles. E ne è brutale conferma il discorso fatto dal vicepresidente americano Vance a Berlino alla Conferenza sulla Sicurezza europea. Per non subire il vassallaggio a cui Trump vorrebbe ridurla, l'Unione europea è perciò chiamata a un salto di qualità che la faccia uscire dalla fragilità e irresolutezza che ne caratterizzano troppe politiche. Se non vuole soccombere è ormai ineludibile per l'Unione europea mettere in campo politiche comuni in tutti i settori strategici come indicato dal Rapporto Draghi: dalla politica estera (drammaticamente afasica) alla politica di difesa, dalle strategie migratorie alle regole per gli scambi internazionali, dalle politiche energetiche e climatiche alle modalità con cui gestire le frontiere delle tecnologie digitali e dell'intelligenza artificiale. Certo, non può sfuggire a nessuno che la presenza di governi sovranisti in non pochi Paesi del continente costituisce una rilevante difficoltà a perseguire con determinazione quelle politiche. Tuttavia proprio le politiche di Trump dovrebbero rendere a chiaro a tutti - anche ai sovranisti - che un'Europa coesa e integrata è la condizione indispensabile per tutelare gli interessi europei.
E l'Unione europea un segnale di questa sua volontà lo può dare subito sul dossier ucraino. Di fronte alla scelta di Trump di risolvere il conflitto in un rapporto diretto con Putin escludendo l'Europa - e prefigurando una pace fortemente penalizzante per gli ucraini - la UE può compiere, in assoluta autonomia e senza dover avere il placet americano, una scelta netta integrando rapidamente l'Ucraina nell'Unione europea, offrendo cosi a Kiev quelle garanzie di sicurezza che gli ucraini invocano per non essere alla mercé di nuove aggressioni. Un atto che dimostrerebbe la volontà europea di non accettare emarginazioni e di affermare un ruolo attivo per un continente sicuro."conclude l'on. Fassino (14/02/2025-ITL/ITNET)
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