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ITALIANI.ITALIANI ALL'ESTERO - ITALIA/USA - ISPI H24: MELONI/TRUMP INCONTRO AL VERTICE PER I DAZI MA SOPRATTUTTO PER RILANCIARE RAPPORTI STATI UNITI/UNIONE EUROPEA

(2025-04-17)

"La missione di Giorgia Meloni, arrivata a Washington per incontrare Donald Trump, ha un mandato chiaro : preparare il terreno per un incontro tra il presidente degli Stati Uniti e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che la consacrerebbe come tramite tra l'Europa e Washington." E' quanto  afferma Daily Focus dell'ISPI pubblicato poco prima dell'incontro della Premier italiana con il Presidente degli Stati Uniti, il cui esito riverbera l'analisi dell'Istituto di Politica Internazionale 

"A quasi tre mesi dal suo insediamento, infatti, il magnate americano non ha ancora avuto, né ha in agenda, alcun colloquio diretto con i vertici europei e ha seccamente respinto la proposta europea di azzerare i dazi tra le due sponde dell'Atlantico . È una chiara manifestazione da parte sua, di voler snobbare le istituzioni comunitarie dialogando di volta in volta con i singoli stati .
Per questo il viaggio di Meloni è così delicato: sarà il primo capo di governo europeo ad incontrare Trump dal 'Liberation Day' del 2 aprile scorso e punterà a convincere il tycoon a sedersi al tavolo con Ursula von der Leyen per scongiurare una frattura insanabile dell'alleanza .

Il primo ministro italiano è a Washington anche in virtù del suo rapporto personale con Trump, che l'ha definita “una donna meravigliosa” e una “leader forte”. La scorsa settimana, il primo round di colloqui tra funzionari Usa e Ue sui dazi - ora fissati al 25% su acciaio, alluminio e automobili, e al 10% su tutte le altre esportazioni per i prossimi 90 giorni – non ha portato alcuna svolta. Se i negoziati fallissero, Washington ha dichiarato che ripristinerebbe l'aliquota del 20% sulle esportazioni Ue.

Che Giorgia Meloni sia andata nella capitale Usa a parlare a nome dei 27 non è un'anomalia . “Come abbiamo già detto più volte, qualsiasi contatto con l'amministrazione statunitense è ben accetto” ha spiegato la portavoce della Commissione, Arianna Podestà, sottolineando che “certo, la competenza negoziale sulle questioni commerciali spetta alla Commissione”, ma i contatti di Roma con l'amministra-zione Trump “sono estremamente positivi”. Dunque, perché non approfittarne? D'atra parte la presidente e la premier si sono coordinati dettagliatamente prima dell'inizio della missione, come confermano i contatti regolari in questi giorni tra Roma e Bruxelles.

Così, sebbene la posizione morbida dell'Italia su Trump e sui dazi abbia sollevato il sopracciglio di alcuni partner europei, tutti sono convenuti che il suo rapporto con il magnate possa rivelarsi prezioso. "Avere l'attenzione di Trump è una risorsa per l'intera Unione Europea", ha affermato un funzionario italiano , sottolineando le "affinità ideologiche di Meloni con il mondo della politica conservatrice di destra americana". A differenza di altri leader europei, inoltre, Meloni ritiene che le minacce commerciali del leader usa siano solo una spregiudicata arma negoziale e che ci sia ancora margine di collaborazione tra Europa e Usa.

Cosa rischia l'Italia?
In gioco, per la leader di Fratelli d'Italia non c'è solo la credibilità a livello europeo e internazionale. Con quasi 40 miliardi di euro, il surplus commerciale dell'Italia con gli Stati Uniti – dove le nostre aziende esportano macchinari, prodotti farmaceutici, veicoli, moda, alimenti e bevande – è il terzo più grande nell'Ue dopo quelli di Germania e Irlanda. Gli Stati Uniti assorbono il 10% delle esportazioni italiane e dal 2023 sono diventati il secondo mercato di destinazione dei nostri beni inviati all'estero.

“Non sento alcuna pressione, come potete immaginare, per i prossimi due giorni” ha ironizzato la premier, parlando ai leader aziendali italiani poco prima della partenza. In realtà, Meloni sa bene cosa c'è in ballo per l'Italia. Secondo Confindustria , se i negoziati tra Stati Uniti ed Europa fallissero il nostro paese vedrebbe il suo Pil contrarsi di 0,4-0,6 punti percentuali nei prossimi due anni, rischiando la perdita di oltre cinquantamila posti di lavoro.

    Roma poi avrebbe poco da guadagnare anche dal cercare di negoziare un accordo 'separato' con Washington. Molte produzioni italiane, infatti, sono destinate alla componentistica per auto delle fabbriche tedesche, il che significa che il settore industriale sarebbe comunque duramente colpito se non si raggiun-gesse un accordo con gli Stati Uniti a livello europeo.

Il fronte cinese?

Meloni alla Casa Bianca dovrà parlare il giusto e saper ascoltare : Trump infatti potrebbe avanzare le sue richieste all'Europa, chiedendo di aumentare le importazioni di gas naturale liquefatto statunitense e di aumentare la spesa per la difesa, che ora anche l'Italia è pronta a portare oltre il 2% del PIL imposto dalla Nato.
Il presidente Usa, nonostante l'agenzia Fitch abbia stimato ieri un aumento del Pil globale in caduta sotto il 2%, ha già fatto capire a cosa punta: “ O con noi o con la Cina ” ha detto ieri, nonostante il fronte del dissenso interno si sia arricchito della decisione del governatore della California Gavin Newsom di agire legalmente contro il presidente e le sue politiche tariffarie, che danneggiano il Golden State.

Sul fronte Cina, la premier italiana può vantare di aver interrotto l'accordo sulla Via della Seta , ma aprire un fronte commerciale con Pechino non va nella direzione auspicata da Bruxelles, i cui vertici hanno appena annunciato che si recheranno nella capitale cinese nel mese di luglio per incontrare Xi Jinping.

Pechino ha intensificato i suoi sforzi di lobbying nei confronti del blocco esortandolo a “resistere congiuntamente alle intimidazioni unilaterali” degli Stati Uniti. Il rischio, tanto per l'Europa che per Meloni cercando di rilanciare il legame transatlantico, è di essere travolte dalle turbolenze che attraversano il Pacifico."

  Secondo Stefano Stefanini , Senior Advisor dell'ISPI,  "I 90 giorni di pausa decisi dalla Casa Bianca sono preziosi ma illusori. Innanzitutto, passano presto. La lista d'attesa è lunga: "90 accordi commerciali in 90 giorni" ha detto Peter Navarro, il guru dei dazi trumpiani. Chiunque abbia fatto negoziati commerciali scuote penosamente la testa. Non però se c'è uno sblocco politico e questo può venire solo da Donald Trump. Ottenerlo, sia pure con i prevedibili condizionamenti, è la chiave dell'incontro con Giorgia Meloni". (17/04/2025-ITL/ITNET)

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