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IMMIGRAZIONE - 33° DOSSIER IDOS - IL QUADRO INTERNAZIONALE: 55,4 MILIONI IN EUROPA (8,4%). 70% IN 4 PAESI). AVER RISTRETTO VIE LEGALI DI ACCESSO A MIGANTI NON UE PRODUCE EFFETTI NEGATIVI SU ECONOMIE UE

(2023-10-26)

  Un Dossier poderoso, quello presentato oggi da IDOS che registra i diversi aspetti di un fenomeno da un decennio  strutturale, pur nelle more di eventi bellici, geopolitici ed ambientali. Lo conferma il 33° Rapporto IDOS presentato oggi a Roma ed in tutte le Regioni italiane.

  Il quadro internazionale:
Nonostante una consistente contrazione della mobilità umana rispetto al periodo pre-pandemia, nel corso del 2020 i  flussi migratori hanno portato la popolazione straniera residente nell’Ue a 37,4 milioni, di cui 13,7 milioni comunitari, per
un’incidenza dell’8,4% sulla popolazione totale.
Nel mondo sono 281 milioni (1 ogni 30 dei 7,9 miliardi di abitati della terra), di cui 169 milioni sono lavoratori,I migranti forzati ( sfollati interni, rifugiati...)  a maggio 2022 erano oltre 100 milioni, compresi gli ucraini fuggiti dalla guerra.

Il 70% degli stranieri residenti in Ue a fine 2020 vive nei 4 principali Paesi comunitari di immigrazione: Germania
(10.585.053), Spagna (5.368.271), Francia (5.215.225) e Italia (5.171.894). Considerando i nati all’estero, che inclu-dono i sempre più numerosi naturalizzati, il numero lievita a 55,4 milioni.
La politica migratoria europea, che da molti anni ha drasticamente ristretto i canali regolari di ingresso per i migranti economici non Ue e adotta politiche di respingimento – anche esternalizzate – verso i profughi, ha finito per indurre entrambi all’attraversamento irregolare delle frontiere, via terra (61.618) o via mare (67.724).

Non sorprende, quindi, che nel 2021 l’immigrazione irregolare verso l’Ue sia risalita ai livelli pre-pandemici, con quasi 200.000 ingressi (+57% rispetto al 2020 e +38% rispetto al 2019). La rotta principale è tornata ad essere quella del
Mediterraneo centrale (67.724 attraversamenti), la più battuta e disseminato di morti: solo negli ultimi otto anni, dal 2014 al 2022, se ne sono accertati quasi 25.000, tra i quali non sono ricompresi i “naufraghi invisibili”, insieme a quella dei Balcani occidentali (61.618).

Tuttavia, fa presente IDOS, proprio la chiusura delle vie legali di ingresso per i migranti non comunitari, messa in atto dai Paesi Ue da molto prima della pandemia, insieme alla sistematica attuazione di espulsioni e respingimenti sia ai con-fini (interni ed esterni all’Ue) sia lungo le rotte (terrestri e marittime), che nel 2022 ha addirittura visto progettare il tra-sferimento forzato di richiedenti asilo, già giunti in Europa, verso Paesi africani (da Regno Unito e Danimarca ( al Rwanda), produce gravi effetti negativi sulle economie dei Paesi Ue. Secondo la Banca centrale europea, la flessione economica registratasi durante e a seguito della pandemia è anche dovuta a una riduzione dell’immigrazione netta nel-l’Unione.
Alla luce delle correnti previsioni demografiche, se la politica dei muri anti-migranti (sono arrivati a ben 16 solo in Ue)
venisse applicata rigorosamente e con totale successo nei prossimi 30 anni, per mantenere l’attuale tasso di occupa-zione occorrerebbe, a parità di condizioni, rinunciare a 240 milioni di posti di lavoro nei Paesi più ricchi e crearne 930 milioni in quelli più poveri.

DOMANDE DI ASILO: Nel corso del 2021 nell’Ue – dove i 3,5 milioni di rifugiati e richiedenti asilo incidono per appena lo 0,8% sulla popolazione totale – sono state presentate complessivamente 632.655 domande di asilo (di cui 537.630 per la prima volta), con un aumento del 33,8% rispetto al 2020, ma nello stesso tempo con un calo del 9,5% rispetto al 2019, cioè prima che la mobilità umana venisse stravolta dalla pandemia.
  La vulnerabilità estrema che caratterizza questi flussi è testimoniata anche dall’ampio numero di domande che hanno riguardato minorenni: 183.720, quasi 1 ogni 3 (il 29,0% del totale). Di queste, 23.335 concernono minori stranieri non accompagnati.
Solo il 38,5% delle 524.470 domande d’asilo esaminate, nello stesso anno, dagli Stati dell’Unione ha ricevuto, in primo grado, una risposta positiva, ma il tasso cambia a seconda dei vari Paesi membri (dall’8,6% della Slovenia all’84,6% dell’Irlanda) e delle nazionalità dei richiedenti.
Alle decisioni di primo grado si aggiungono le 207.820 definitive, ottenute a seguito di ricorso, di cui quelle positive sono
state a loro volta il 34,8%. Ne risulta che complessivamente nel 2021 i Paesi Ue hanno concesso protezione a circa 274.145 richiedenti.
Colpisce sia l’elevato numero di richieste di trasferimento della domanda allo Stato di primo ingresso, in base al Regola-mento di Dublino (126mila, secondo i dati provvisori di Eurostat, pari a 1 ogni 5 richieste), sia, in ottica di lungo perio-do, l’elevata quota di richiedenti che avevano già fatto istanza di protezione in passato: il 61,7% dei 510.696 set biome-trici archiviati presso la banca dati Eurodac riguarda richiedenti asilo che negli ultimi 10 anni avevano già presentato una domanda.
A sua volta il 2022, oltre ai quasi 4 milioni di ucraini beneficiari di protezione temporanea registrati tra marzo e agosto, ha conosciuto, nei primi 5 mesi, una consistente ripresa dei flussi, con 300mila richieste di asilo presentate (l’85% in più rispetto allo stesso periodo del 2021). 

Ma sulla posizione degli Ucraini che ha goduto di una particolare esclusività riservata alla loro  protezione, seppure eccezionale e temporanea,  l’esperienza maturata in questi mesi mostra le ampie capacità di accoglienza dei Paesi Ue e i praticabili margini di semplificazione delle procedure (in primis con il superamento del Regolamento di Dublino,anche per gli altri profughi, i quali dovrebbero ugualmente beneficiare di un’accoglienza dignitosa e di percorsi di integrazione sociale adeguati, tanto più che nel loro caso – come più volte evidenziato anche da vari policymaker europei – non si tratterebbe di afflussi di massa, ma di una gestione ordinaria"  fa presente il Rapporto IDOS. (26/10/2023-ITL/ITNET)

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