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LAVORO - INFORTUNI - INAIL: NEL 2023 IN CALO DENUNCE INFORTUNI (-16,1%). INCIDENTI MORTALI (-9,5%). 19,5% FUORI AZIENDA. 1/3 DONNE. COSTRUZIONI IN PRIMO PIANO. + DENUNCE MALATTIE PROFESSIONALI: PATOLOGIE MUSCOLO - SCHELETRICO
(2024-10-14)
La fotografia scattata al 30 aprile 2024 indica per l’anno 2023 oltre 590mila denunce di infortunio, in calo del 16,1% rispetto alle circa 704mila del 2022 (113mila casi in meno) e dell’8,4% rispetto alle quasi 645mila del 2019.
Gli infortuni con esito mortale denunciati sono 1.147, 121 in meno (-9,5%) rispetto ai 1.268 del 2022 e 95 in meno (-7,6%) rispetto ai 1.242 di cinque anni prima. A influenzare il calo degli infortuni in complesso nel 2023 è stata la pandemia, ancora molto presente nel 2022 in termini di contagi professionali denunciati. La riduzione reale, al netto dell’effetto Covid, si attesta infatti al -0,6%. Rispetto al 2019, anno che ha preceduto la pandemia, la riduzione, sempre al netto dei contagi, è di circa il 9%. Per i casi mortali, a differenza del biennio 2020-2021, l’emergenza sanitaria non ha avuto invece l’impatto rilevante osservato per le denunce in complesso.
Le modalità di accadimento. L’analisi per modalità di accadimento degli infortuni in complesso indica un aumento, rispetto al 2022, solo dei casi in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro, che sono passati da 95.078 a 98.716 (+3,8%). Sostenuta invece, a causa della pandemia, la riduzione degli infortuni avvenuti in occasione di lavoro, scesi da 608.505 a 491.499 (-19,2%). Il 19,5% degli infortuni denunciati nel 2023 si sono verificati “fuori dall’azienda” (cioè “in occasione di lavoro con mezzo di trasporto” o “in itinere”), percentuale in linea col 2019 e superiore al valore medio del biennio 2020-2021 (circa il 16%) quando, nelle fasi più critiche dell’emergenza, i blocchi alla circolazione stradale e il massiccio ricorso al lavoro agile li hanno fatti contrarre sensibilmente. Per i casi mortali si registra, rispetto al 2022, un calo sia delle denunce in itinere, passate da 341 a 265 (-76 casi), sia di quelle in occasione di lavoro, da 927 a 882 casi (-45). Il 40,5% dei decessi denunciati nel 2023 si sono verificati “fuori dall’azienda”.
Le denunce per gestione assicurativa. Il 79,2% degli infortuni in complesso del 2023 si concentra nella gestione assicurativa Industria e servizi, il 4,5% in Agricoltura e il 16,3% nel conto Stato (per quest’ultima circa sette infortuni su 10 riguardano gli studenti delle scuole pubbliche statali). Mentre nell’Industria e servizi si assiste, tra il 2022 e il 2023, a una riduzione degli infortuni (-19,8%), si osservano lievi aumenti in Agricoltura (+0,1%) e nel conto Stato (+1,8%, sintesi di una diminuzione per i dipendenti statali e di un aumento per gli studenti delle scuole/università statali, anche a causa dell’effetto dell’estensione assicurativa Inail disposta dall’art. 18 del decreto legge n. 48/2023).
Anche per i casi mortali il maggior numero di denunce si concentra nell’Industria e servizi (85,3%), seguita dall’Agricoltura (11,6%) e dal conto Stato (3,1%).
I settori più colpiti. L’analisi per settore di attività economica della gestione Industria e servizi evidenzia, al netto dei casi non codificati, che un quarto degli infortuni in occasione di lavoro del 2023 è concentrato nel comparto manifatturiero, seguito da Sanità e assistenza sociale (14%), Costruzioni (13%), Trasporto e magazzinaggio (12%) e Commercio (11%).
Quasi tutti i settori sono in calo rispetto al 2022, in particolare la Sanità e assistenza sociale, che scende dai circa 135mila casi del 2022 ai quasi 44mila del 2023 (-67,5%), dopo aver registrato il picco di 157mila infortuni nel 2020 a causa degli infortuni sul lavoro da Covid-19. Il più elevato numero di decessi in occasione di lavoro si registra nelle Costruzioni (176 casi, in linea con i 175 del 2022), nel Trasporto e magazzinaggio (125, -17 decessi) e nel comparto Manifatturiero (111, -11). La Sanità e assistenza sociale, con 14 decessi, è in calo rispetto ai 29 del 2022 e, soprattutto, rispetto ai 200 denunciati nel 2020, nella fase più acuta della pandemia.
Gli infortunati per genere, età e Paese di origine. In ottica di genere, per l’insieme delle gestioni assicurative e inclusi gli infortuni in itinere oltre un terzo degli infortuni in complesso e un decesso su 12 riguardano le donne. Si osserva, in particolare, un significativo decremento delle denunce di infortunio delle lavoratrici (-27,6%, pari a 80mila casi in meno) rispetto ai lavoratori (-8,1%, circa 34 mila casi in meno) e anche per i casi mortali il calo rispetto al 2022 è più marcato per la componente femminile (-31,9%, da 135 a 92 casi) rispetto a quella maschile (-6,9%, da 1.133 a 1.055).
Quasi tutte le fasce di età presentano riduzioni tra il 2022 e il 2023 con l’unica eccezione, per le denunce in complesso, di quella degli under 20, soprattutto studenti (+11,6%), e per i casi mortali della classe 20- 24 anni (+12 decessi) e degli over 65enni (+15). Metà delle denunce di infortunio si concentra nella fascia 40-64 anni, mentre per i decessi la fascia più colpita è quella tra i 50 e i 64 anni. Quasi otto infortuni su 10 riguardano i lavoratori italiani (in calo del 18,9% sull’anno precedente), il 17% gli extracomunitari (-0,2%) e il 4% i comunitari (-13,7%).
Sempre circa otto su 10 sono i decessi denunciati per lavoratori italiani (-9,1% sul 2022), il 15% per quelli extracomunitari (-8,2%) e il 4% per i comunitari (-20,3%).
La distribuzione territoriale. Dal punto di vista della distribuzione territoriale, il 61% degli infortuni si concentra al Nord, il 20% al Centro e il 19% nel Meridione. Il calo registrato rispetto al 2022 ha interessato tutte le aree del Paese, a partire dal Sud (-20,5%), seguito da Nord-Ovest (-19,6%), Isole (-18,7%), Centro (-15,9%) e Nord-Est (-9,9%).
Tutte le Regioni hanno visto contrarsi il fenomeno infortunistico, con i decrementi più significativi in Campania (-35,3%), Liguria (-31,4%) e Molise (-26,5%). Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Toscana raccolgono oltre la metà delle denunce.
Nei casi mortali, l’incidenza del Nord scende al 48%, mentre aumenta, rispetto ai casi in complesso, il peso del Mezzogiorno (33%), con il Centro che conferma la stessa quota (un caso su cinque) sia per il totale degli infortuni che per quelli mortali. La diminuzione del 9,5% delle morti sul lavoro rispetto al 2022 è la sintesi dei cali registrati al Centro (-18,7%), Nord-Ovest (-13,6%), Nord-Est (-11,3%) e Isole (-9,3%) e dell’aumento rilevato al Sud (+6,3%).
Gli infortuni accertati sul lavoro. Gli infortuni riconosciuti sul lavoro nel 2023 sono provvisoriamente 375.578, pari al 64% delle denunce, di cui il 18,1% avvenuti “fuori dall’azienda”, cioè “in occasione di lavoro con mezzo di trasporto” o “in itinere”. Restano da definire ancora 29mila casi in istruttoria. Gli infortuni mortali accertati sul lavoro sono, al momento, 550 (il 48% delle denunce), di cui oltre la metà (52,2%) “fuori dall’azienda”. I casi in istruttoria sono 51.
Gli indici di frequenza infortunistica. Per quanto riguarda gli indici di frequenza infortunistica, calcolati prendendo in considerazione gli infortuni avvenuti in occasione di lavoro indennizzati e il numero di addetti Inail, l’analisi dell’ultimo triennio consolidato (2019-2021) presenta per il complesso delle attività dell’Industria e servizi un indice pari a 15,26 infortuni indennizzati per mille addetti, in calo dell’1,5% rispetto all’indice di frequenza del triennio 2018-2020. Il settore più a rischio è la Sanità e assistenza sociale con 42,95 infortuni indennizzati ogni mille addetti, conseguenza dell’elevata incidenza dei contagi da Covid-19.
Tra gli altri settori più a rischio, anche nel periodo che ha preceduto la pandemia, quello della gestione dei Rifiuti/reti fognarie/fornitura d’acqua (32,15), del Tra- sporto e magazzinaggio (23,39), dei Servizi di supporto alle imprese (20,29), delle Costruzioni (18,01) e dell’Alloggio e ristorazione (16,90).
Concentrando l’attenzione sulle conseguenze più gravi dell’infortunio indennizzato (menomazioni permanenti ed esiti mortali), il primato negativo spetta alle Costruzioni con un indice di 2,87, più del doppio della media dell’Industria e servizi (1,16). Per la gestione Agricoltura l’indice di frequenza è risultato negli anni sempre decrescente, passando da 20,72 infortuni indennizzati ogni mille addetti nel triennio 2016-2018 a 17,47 nel triennio 2019-2021.
MALATTIE PROFESSIONALI
Alla data del 30 aprile 2024 le patologie di origine professionale denunciate all’Inail nel 2023 erano oltre 72mila, in aumento del 19,8% rispetto alle circa 61mila del 2022 e del 18,7% rispetto al 2019. Si tratta di un incremento atteso dopo la forte flessione che, a causa della pandemia da Covid-19, ha caratterizzato il 2020 (circa 45mila denunce pervenute) e in minor misura il 2021 (poco più di 55mila casi denunciati). Le denunce riguardano le malattie e non i soggetti ammalati, che sono circa 49mila. Per un singolo lavoratore afflitto da diverse patologie, infatti, possono risultare protocollate più denunce.
Le patologie per gestione assicurativa e settore di attività. L’83,3% delle malattie professionali denunciate nel 2023 si concentra nella gestione assicurativa dell’Industria e servizi (60.467, +20,8% rispetto al 2022), il 15,8% nella gestione Agricoltura (11.487, +14,7%) e lo 0,9% nel conto Stato (656, +20,4%).
Nell’ambito dell’Industria e servizi, circa la metà delle denunce codificate per attività economica riguarda il comparto manifatturiero e le Costruzioni, con 13mila casi ciascuno. Seguono, a distanza, il Commercio (meno di cinquemila), la Sanità e assistenza sociale e il Trasporto-magazzinaggio (3-4mila ciascuno). La distribuzione territoriale. Con 26.733 casi nel 2023, il Centro Italia registra il maggior numero di denunce di malattie professionali (36,8%), seguito dal Sud (18.462), dal Nord-Est (13.713), dalle Isole (6.909) e dal Nord-Ovest (6.793). La Toscana, con più di 11 mila casi denunciati (15,6%), è la regione col maggior numero di malattie, seguita da Marche e Puglia, con 6.767 e 6.754 denunce rispettivamente.
L’analisi per tipologia di malattia. Le patologie muscolo-scheletriche sono ormai da anni le più frequenti e nel 2023 rappresentano quasi il 71% del totale: più di 51mila denunce ripartite tra disturbi dei tessuti molli (47,6%, principalmente epicondiliti, sindrome della cuffia dei rotatori e lesioni della spalla) e dorsopatie (42%, soprattutto disturbi, degenerazioni ed ernie dei dischi intervertebrali). Seguono distanziate le malattie del sistema nervoso (sindromi del tunnel carpale in particolare), con oltre 8.500 denunce, e quelle dell’orecchio (ipoacusie e sordità) con quasi 4.800 casi. I tumori sono quasi 2.200 (il 39,8% sono mesoteliomi della pleura per asbesto e il 27,4% tumori maligni agli organi intratoracici quali bronchi e polmoni). Superano i 2.100 casi anche le malattie respiratorie (soprattutto quelle polmonari da agenti esterni con il 39,8%).
Le differenze di genere. In ottica di genere il 73,7% delle malattie professionali denunciate nel 2023 riguarda il genere maschile e il 26,3% quello femminile, percentuali rimaste pressoché costanti nel quinquennio. Per entrambi i generi, in particolare, si confermano tra le più denunciate le malattie muscolo-scheletriche, con il 72% dei casi codificati per i lavoratori e il 77% per le lavoratrici.
Al secondo posto figurano le malattie del sistema nervoso, ma con una diversa rilevanza: la loro incidenza, infatti, è pari al 10% per gli uomini mentre sale al 18% delle tecnopatie denunciate per le donne. Tra i lavoratori prevale l’incidenza delle patologie dell’orecchio con il 9%, contro l’1% delle lavoratrici. Anche i tumori rappresentano una casistica più rilevante per la componente maschile (4%) rispetto a quella femminile (1%).
I lavoratori stranieri. Per quanto riguarda le malattie professionali denunciate da lavoratori stranieri, in linea con quanto osservato negli ultimi anni e con l’andamento del fenomeno in generale, si è passati dalle oltre 4.600 denunce del 2022 alle circa seimila del 2023, con un incremento del 29,4%. (14/10/2024-ITL/ITNET)
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