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PATRONATI ITALIANI NEL MONDO - MOBILITA' - MALPASSI (COORD.MOBILITA' INTERN.INCA CGIL): "IMPEGNO PATRONATI ALL'ESTERO PIU' AMPIO DI QUANTO SI IMMAGINA IN ITALIA. INCREMENTO MOBILITA': RIPORTARE ATTENZIONE ALLA RADICE PROBLEMA PENA MANCANZA DI FUTURO"

  Sono sempre stati in prima linea accanto alle comunita' italiane all'estero, in passato ma soprattutto in questo lungo anno di pandemia, nonostante la complessità dell'azione di sussidiarietà e tutela dei diritti dei nostri connazionali in condizioni spesso estremamente difficili ( lockdown, insicurezze politico-amministrativi). E lo sono ancora con l'impegno di sempre. Stiamo parlando dei Patronati italiani all'estero, che anche nel prossimo futuro post covid potrebbero essere chiamati ad un impegno di ancor più ampia portata "al quale di certo non ci sottrarremo" ma "della cui complessità in Italia c'è scarsa consapevolezza", afferma ad Italiannetwork Andrea Malpassi, Coordinatore Area Mobilità Internazionale e Politiche Migratorie del Patronato INCA CGIL. 

Come Patronati abbiamo vissuto modalità di lavoro più difficili del solito in quanto  il nostro è un lavoro di sportello, di prossimità. Elemento che, però vorrei sottolineare, rivendichiamo come punto qualificante e fondamentale del nostro impegno, dove l'operatrice e l'operatore di patronato rappresentano per i connazionali all'estero il volto dell'Italia, l'interfaccia del nostro Paese. E, tuttavia, proprio per garantire le norme di sicurezza dovute sul distanziamento imposte dai diversi Stati abbiamo dovuto 'ricaratterizzare' il nostro lavoro attraverso l'on line, tramite internet, nel migliore dei casi riuscendo a programmare incontri solo su appuntamento.  Però, il nostro impegno, vale per il patronato Inca ma sicuramente anche per tutti gli altri patronati, è stato ed è tuttora, di non lasciare i connazionali da soli di fronte ad alcun tipo di emergenza anche durante questo periodo. E, credo che, leggendo i numeri delle persone assistite cresciuti  considerevolmente rispetto agli anni scorsi, ci siamo riusciti.

Sicuramente è cambiata moltissimo la tipologia dell'intervento. L'attività, quella tradizionale, standard, di assistenza e
di tutela del  patronato,  - il cosiddetto "paniere" -  che in Italia si immagina continui ad impegnare il patronato all'estero,  è stata soverchiata dalle richieste di aiuto, di intervento, di informazione e di consulenza sul piano sanitario e sociale. Per lo piu' un ventaglio ampio di richieste che non vengono "riconosciute" dal contributo ministeriale per i servizi  resi  dai Patronati, che mette in forte difficoltà gli istituti, ma non c'è stato, non c'è e non ci sarà un giorno in cui i patronati all'estero non daranno assistenza ai connazionali", assicura il Coordinatore Area Mobilità Internazionale e Politiche Migratorie del Patronato INCA CGIL.

"l'Italia, in questo momento, ha bisogno di validi strumenti per attrezzarsi, perchè oggi non lo è ancora. Necessita di politiche attive  che facilitino l'accesso al lavoro da parte di ragazze e  ragazzi per evitare che debbano andarsene all'estero, ma dovremmo essere anche un paese in grado di accogliere giovani provenienti da altri Paesi

Negli ultimi anni, sul tema della nuova emigrazione si è sviluppato un "pensiero collettivo" prezioso, soprattutto  nelle nostre comunità all'estero e grazie alle diverse esperienze, a partire da quelle del mondo dei patronati e dell'associazionismo. Esperienze come quelle nate nel seno del Cgie: vedi il seminario di Palermo; o le  pregevoli iniziative locali realizzate da moltissimi Comites, che  hanno permesso di costruire una visione ed un pensiero che io non so definire altrimenti  che 'collettivo". Una presa di coscienza del fatto che questa uscita massiva di italiani dal paese, motivata fondamentalmente dal bisogno lavorativo e di opportunità che l'Italia non garantisce più, è un tema che interroga l'Italia sulle radici del problema. Mentre oggi lo si affronta- perchè è nostro dovere e nostro compito - solo nel momento finale dell'avvenuto trasferimento all'estero, cercando di garantire più diritti, lavoro, integrazione, nelle nuove comunità.

Purtroppo, fino ad oggi l'Italia si è interrogata ben  poco circa le conseguenze dell'emigrazione sullo sviluppo del paese, laddove intere aree finiscono per essere completamente spopolate. Ed ancora, quale sarà il destino della nostra penisola non avendo più a disposizione non soltanto i cosiddetti cervelli ma un'intera generazione....

Sarebbe molto importante  spostare, dunque, il dibattito sull'Italia e cominciare a porre le domande 'giuste' al nostro paese sul come utilizzare nuovi strumenti, ad esempio il recovery plan. Soltanto così, noi che ci occupiamo a vario titolo ed esperienze del mondo dell'emigrazione italiana, possiamo aiutare ad affrontare un tema divenuto centrale. Il futuro che avremo d'avanti a noi dopo la pandemia non sarà diverso dagli anni appena trascorsi. Anzi, possiamo dare per scontato che i grandi flussi migratori ripartiranno, ma in maniera meno protetta di prima, perchè il bisogno sarà più forte e, quindi, si andrà via dall'Italia alla ricerca di un lavoro qualsiasi, a qualsiasi condizione.

Nei prossimi mesi sarà opportuno che le varie energie, forze ed intelligenze diffuse che lavorano in quest'ambito ragionino insieme su come attrarre l'attenzione, a partire dalla classe politica italiana, sullo sviluppo  di un paese che deve costruisca le condizioni localmente, nelle realtà del Sud o del Nord, ed addirittura della Capitale. Si, perchè  è la prima volta nella storia dell'emigrazione italiana che emigrano i romani. E dire che nella capitale si pensa sia piu' facile trovar lavoro."... (vedi integrale: http://www.italiannetwork.it/news.aspx?ln=it&id=65454) (M.F.-09/04/2021-ITL/ITNET)

(Data di inserimento online 2021-04-09 00:04)

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